Differenze tra le versioni di "Stilografica usata: cosa fare"
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Se smontare clip dovesse presentare dei problemi non facilmente risolvibili, come per esempio la vite interna arrugginita e senza impronta, e se la clip si presenta comunque ferma sul cappuccio, possiamo evitare di smontarla e cercare di proteggerla con del nastro di carta.<br /> | Se smontare clip dovesse presentare dei problemi non facilmente risolvibili, come per esempio la vite interna arrugginita e senza impronta, e se la clip si presenta comunque ferma sul cappuccio, possiamo evitare di smontarla e cercare di proteggerla con del nastro di carta.<br /> | ||
− | In funzione dello stato della penna, bisogna decidere quanto e dove intervenire. Se sono presenti graffi più profondi si può pensare di ridurli con l'utilizzo delle | + | In funzione dello stato della penna, bisogna decidere quanto e dove intervenire. Se sono presenti graffi più profondi si può pensare di ridurli con l'utilizzo delle micromesh; mentre se presenta solo dei lievissimi graffi da uso quotidiano, possiamo lucidarla con una pasta abrasiva. In questo caso, dovendo ridurre dei graffi abbastanza marcati, utilizzerò prima le micromesh e poi le paste abrasive per rifinire, come in Fig.21 |
[[File:Controllo_stilografica_lucidatura.jpg|800px|center|thumb|Fig. 21 - "Adler" - Rimozione graffi e lucidatura]] | [[File:Controllo_stilografica_lucidatura.jpg|800px|center|thumb|Fig. 21 - "Adler" - Rimozione graffi e lucidatura]] | ||
Finendo con le micromesh da 8000 e da 12000 grit la plastica si presenterà giù lucida. A seguire una lieve passata di pasta abrasiva e panno. (la lucidatura finale con pasta iosso o analoga la faremo a penna rimontata). | Finendo con le micromesh da 8000 e da 12000 grit la plastica si presenterà giù lucida. A seguire una lieve passata di pasta abrasiva e panno. (la lucidatura finale con pasta iosso o analoga la faremo a penna rimontata). | ||
+ | Maggiori dettagli ed esempi su abrasivi e lucidatura sono visibili in [http://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?f=8&t=2274| questa pagina] | ||
Per quanto riguarda la clip, che era stata "colorata" con vernice dorata, prima ho dovuto rimuovere il colore e riportare il metallo allo stato nudo, poi ho dovuto lucidarlo, ed infine gli ho rifatto una lieve doratura galvanica protettiva con dei prodotti commerciali per l'utilizzo casalingo (reperibili in rete). Tale trattamento l'ho fatto anche agli anellini del cappuccio previa lucidatura con pasta rossa da gioielliere (in questi trattamenti galvanici casalinghi, più è lucido il metallo di base, e migliore sarà il risultato). | Per quanto riguarda la clip, che era stata "colorata" con vernice dorata, prima ho dovuto rimuovere il colore e riportare il metallo allo stato nudo, poi ho dovuto lucidarlo, ed infine gli ho rifatto una lieve doratura galvanica protettiva con dei prodotti commerciali per l'utilizzo casalingo (reperibili in rete). Tale trattamento l'ho fatto anche agli anellini del cappuccio previa lucidatura con pasta rossa da gioielliere (in questi trattamenti galvanici casalinghi, più è lucido il metallo di base, e migliore sarà il risultato). |
Versione delle 11:03, 31 dic 2014
Questa pagina nasce con l'intento di dare, a chi è nuovo in queste esperienze, delle semplici indicazioni di massima su cosa fare quando si entra in possesso di una stilografica usata. Insomma una "linea guida" che ognuno potrà plasmare in funzione della propria esperienza e necessità.
La pagina sarà così strutturata: si parte da una penna sconosciuta appena arrivata e si segue una linea logica che toccherà un po tutti gli aspetti inerenti la stilografica: dalle sue parti costituenti fino alla loro manutenzione (dove questo è possibile). Ovviamente ci saranno dei rimandi a pagine del wiki che trattano più dettagliatamente determinati problemi. Ricordate sempre che, se una cosa non si rende necessaria, non è il caso di farla perché, come disse Crozza parafrasando Einstein: "l'universo è in espansione....ma per le minchiate c'è un limite!"
Arrivo ed Osservazione
Oggi sono entrato in possesso di una stilografica marcata "Adler" Teleskop (vedi fig. 1).
La prima cosa da fare quando si entra in possesso di una penna "vissuta e sconosciuta" è quello di spendere un poco di tempo per osservarla. Prima di qualunque manovra, cercate di capirne il funzionamento (carica a levetta, pulsante, pistone? etc.), di vedere gli eventuali punti di apertura (la sezione si potrebbe svitare od è un pezzo unico? Quel tappo posteriore si toglie od è la manopola di un pistone? ecc.) valutate se presenta dei problemi visibili e valutarne la gravità (riparabile o meno?) ed infine in quale sequenza eventualmente affrontarli.
Dall'osservazione di questa penna si capisce a prima vista che è una stilografica di origine tedesca. Per sapere qualcosa in più sulla casa costruttrice e per una eventuale datazione, generalmente, ci si dovrà appoggiare al wiki, al Web od ad eventuali testi.
La presenza di una finestrella per l'inchiostro (vedi figg. 2 e 3) e l'ogiva al fondo del corpo (vedi fig. 1) suggeriscono che, quasi certamente, il sistema di ricarica è a pistone. Se ci fosse stata l'ogiva sul fondo, ma non la finestrella, si sarebbe potuto pensare anche ad un sistema di ricarica a pulsante. In funzione del sistema di ricarica si dovranno prestare delle diverse attenzioni (per avere una panoramica sui sistemi di ricarica e per meglio individuarli, vedi la pagina "caricamento").
Continuando con l'osservazione, si nota che il materiale potrebbe essere un polipropilene od una resina con caratteristiche simili al poliammide. Questo ci dice che non avrà particolari problemi a contatto con l'acqua durante il lavaggio come potrebbero averne, per esempio, la galalite o l'ebanite. Conoscere almeno superficialmente le caratteristiche dei materiali principali, può aiutare nelle scelte relative al ripristino/restauro/riparazione della penna.
Ora non mi resta che provare a ruotare delicatamente l'ogiva sulla parte terminale del corpo per capire se si tratta di una copertura o se è la manopola di azionamento del pistone. Dal momento che si è svitata agevolmente e senza opporre resistenza, ho proseguito l'operazione fino alla sua completa rimozione (vedi fig. 2) trovando così, la manopola che aziona il pistone. Se avessi riscontrato una certa resistenza, prima di continuare, avrei messo a bagno la penna.
Non sapendo da quanto tempo è stata ferma la penna ed il suo stato interno (pulita? con residui di inchiostro? etc.) non conviene azionare il pistone. Questo almeno finché la sua guarnizione non è stata almeno bagnata per qualche ora. L'azione ha un duplice scopo: permettere ad un eventuale inchiostro secco nel serbatoio di ammorbidirsi (e quindi comportandosi come un collante, di evitare degli stress meccanici al pistone durante l'azionamento con possibili e frequenti rotture dell'alberino) e di permettere al materiale della guarnizione di riprendersi. Questo vale soprattutto per guarnizioni in sughero (es. Pelikan) od in feltro (es. Aurora 88).
Continuando con l'analisi visiva, si può notare che il pennino è in acciaio con punte in iridio (vedi fig. 3), quindi, pur non essendo un pennino in oro, presenta comunque del materiale di riporto ed è "superiore" ai pennini economici che hanno le punte ricavate dalla ripiegatura del loro stesso materiale. Come si può vedere, presenta i rebbi chiaramente disallineati, ma questo nella mia valutazione, è un difetto riparabile. Ed infine da tenere presente per il ripristino estetico, a parte i graffi e l'opacità del corpo e del cappuccio, il fatto che presenti la clip e la scritta sul corpo eseguita con della vernice colore oro (da eliminare!)
Concludendo le osservazioni ora so che: la penna è costituita da un materiale plastico che non teme l'acqua; ha un caricamento a pistone (che non so se funzionerà); la manopola è protetta da una ogiva; ha un pennino (da sistemare) in acciaio; esteticamente è da riprendere. Il sistema di chiusura cappuccio corpo funziona, la clip è salda.
Lavaggio
La seconda fase sarà quella di procedere con il lavaggio della penna. Avendo precedentemente appurato che non ci sono materiali che patiscono in modo particolare il contatto con l'acqua, provvederò ad immergere completamente la penna in modo che tutte le parti ricevano un'azione detergente come in fig. 4.
Se avessi avuto la necessità di preservare i materiali dal contatto con l'acqua, avrei potuto optare per l'immersione della sola zona interessata (solitamente almeno il pennino e l'alimentatore) come in fig. 5. Occorre ricordare che il contatto prolungato con l'acqua potrebbe essere dannosa su alcune parti. Ad esempio, i particolari metallici che compongono le stilografiche. Se pensate di mettere a bagno una vecchia stilografica con un caricamento a leva od a pulsante, sarebbe meglio immergere solo la parte della sezione, in quanto, nel corpo sono presenti la J-bar o la I-Bar che, con un prolungato contatto con l’acqua, potrebbero ossidarsi. Ovviamente se dovrete successivamente smontare gli altri componenti della penna (per esempio per cambiare il sacchetto), non si presenteranno problemi anche di fronte ad un ammollo totale perché potrete asciugare e lubrificare le parti metalliche in seguito.
Normalmente si utilizza solo dell'acqua a temperatura ambiente, esistono però delle variazioni sul tema che ognuno di noi predilige e gestisce autonomamente in funzione delle proprie esperienze. Le variabili solitamente sono:
- il tempo di ammollo,
- la temperatura dell'acqua,
- eventuali detersivi da usare.
Il tempo di ammollo è solitamente lungo, infatti l'inchiostro, soprattutto quando si secca e resta in quello stato per molto tempo non è facilmente solubile (vedi anche la pagina sui consigli generali per il ripristino di stilografiche).
Ovviamente, l'acqua dovrà essere cambiata almeno un paio di volte al giorno. La temperatura dell'acqua consigliata e quella normale (ovvero come esce dal rubinetto). Personalmente ritengo che, anche tiepida (fino a 30-40 °C), non dovrebbe presentare problemi di deformazioni con i vari materiali. Per gli eventuali detersivi da utilizzare il discorso si amplia. Se avete individuato il tipo di resina plastica della penna, allora potete cercare (per esempio in rete) una tabella di compatibilità del materiale rispetto alle altre sostanze.
Per il Polipropilene (PP) troveremo: "è molto resistente dal punto di vista chimico: fino a 120°C mantiene le proprie caratteristiche di resistenza in presenza di soluzioni acquose contenenti sali, acidi e alcali forti, inoltre presenta una resistenza agli acidi e alcali." Questo vuol dire che, nel caso della Adler, potrò eventualmente mettere qualche goccia di ammoniaca nell'acqua per aiutare l'azione detergente.
Come regola generale possiamo affermare che, per tutte le resine plastiche, sicuramente non bisogna usare: alcool, idrocarburi e solventi. In caso di dubbi sul tipo di resina o sulla la compatibilità chimica con l'eventuale detergente che vorremmo usare, utilizziamo solo acqua naturale.
Dopo almeno 24 ore di ammollo, possiamo provare, senza forzare, se il movimento del pistone si è ripristinato. Se, come in questo caso si è ammorbidito, possiamo caricare dell'acqua nel serbatoio della penna, lasciarla per un certo tempo e poi cambiarla. I motivi sono principalmente due: sciogliere le tracce d'inchiostro all'interno del serbatoio, e dare tempo alle guarnizioni del pistone di (eventualmente) riprendersi.
Naturalmente, se il pistone si presentasse eccessivamente duro, non è il caso di forzarlo. La maggior parte dei pistoni presenta una vite ad elica che potrebbe essere in plastica e quindi facilmente spaccabile. Rimettete la parte a bagno e pazientate. Dopo qualche ora che abbiamo riempito d'acqua il serbatoio, volendo, possiamo fare una prima prova di valutazione circa la tenuta della guarnizione del pistone.
Posizioniamo la penna in verticale con il serbatoio pieno di acqua come in Fig. 6. Se, come nella figura, l'acqua tende ad uscire goccia dopo goccia, questo vuol dire che probabilmente la tenuta della guarnizione del pistone è compromessa. Ho scritto "probabilmente" perché l'acqua fuoriesce goccia a goccia e quindi la guarnizione potrebbe non essersi ancora completamente "ripresa". Se fosse uscita di getto avrei avuto la certezza che la guarnizione era inesistente o che qualche altro guaio poteva interessare la parte posteriore (magari qualche crepa da dove poteva entrare dell'aria).
Quando l'acqua del contenitore nel quale abbiamo messo la penna a bagno si presenta abbastanza pulita, come in fig. 7, questo vuol dire che tutto quello che si poteva sciogliere si è sciolto, ma non vuol dire necessariamente che la penna sia pulita. In ogni caso sta a Voi valutare che le funzioni principali della penna si siano ripristinate e se queste siano soddisfacenti. Se tali sono, potete asciugare bene la vostra penna e provarla. Nel caso specifico di questa "Adler", devo ancora provvedere ad azioni di ripristino della funzionalità che riguardano il pennino ed il pistone.
Smontaggio e ripristino geometria del pennino
Osservando il pennino in fig. 8, si nota chiaramente un disallineamento dei rebbi. A questo si può rimediare in modo abbastanza agevole come indicato sulla pagine relativa alla geometria dei pennini.
In linea teorica, se fossimo sicuri che il pennino e l'alimentatore non fossero mai stati smontati e rimontati, l'allineamento sarebbe più corretto farlo senza rimuoverli, in modo da non introdurre ulteriori varianti. In questo caso, non potendone avere la certezza, procederò allo smontaggio per poter lavorare con maggior agio. Prima di fare qualunque manovra occorre segnare (con un pezzo di nastro o simile) la posizione del pennino/alimentatore rispetto alla sezione (per il successivo rimontaggio). Inoltre non sarebbe male misurare quanto spazio rimane la punta del pennino e la punta dell'alimentatore, come spiegato in questa pagina. Fatto questo, si può procedere all'estrazione, come in fig. 9.
Si prende un pezzo di gomma (tipo un ritaglio di camera d'aria o simile) e lo si usa per afferrare il gruppo pennino/alimentatore; si procede ruotando (torcendo) leggermente a destra e sinistra. In tal modo, se non abbiamo potuto verificarlo visivamente o se non sappiamo per certo se il gruppo è inserito a pressione o avvitato (come nelle Pelikan) possiamo fare la prova pratica. Se sentiamo che tende a cedere ruotando, proseguiamo così in modo da non danneggiare un eventuale filetto. Se invece siamo sicuri, oppure se smuovendolo sentiamo che il gruppo è montato solo a pressione, provvediamo oltre che a ruotare alternativamente, anche a tirare verso l'esterno il gruppo. Nel caso della Adler, il gruppo è montato a pressione come si vede chiaramente in fig. 10. Nella stessa figura, indicato dalla freccia, si possono notare i residui di inchiostro ancora presenti e questo dopo un paio di giorni di ammollo. Come si può vedere, l'ammollo non è mai abbastanza soprattutto su penne ferme da molto tempo.
Riallineare i rebbi con il pennino in mano è sicuramente più agevole da farsi che quando è montato sull'alimentatore. Il rovescio della medaglia è che una volta rimontato con l'alimentatore dentro alla sezione, le geometrie dell'alimentatore e della sezione possano far variare un poco la geometria finale del pennino. Se questo accade, occorre intervenire a pennino montato per una "taratura fine". Nella pagina "geometria dei pennini" è spiegato come cercare di correggere eventuali difetti geometrici.
Avendo smontato il gruppo pennino ed alimentatore, possiamo approfittarne per dare una buona pulita all'alimentatore e per controllare il canale dell'inchiostro.
Personalmente non disdegno di utilizzare un vecchio spazzolino inumidito, in modo tale che, le setole plastiche, non danneggino l'alimentatore ma esercitino comunque una blanda azione abrasiva. Si può passare avanti ed indietro come in fig. 11 per pulire le ali dell'alimentatore e lungo il canale dell'inchiostro per rimuovere eventuali residui. L'utilizzo di una goccia di detersivo per stoviglie può aiutare nella pulizia e lasciare comunque la parte più "bagnabile" dall'inchiostro.
Smontaggio del gruppo pistone e controllo della guarnizione
Il gruppo pistone, come si può vedere in fig. 12, si presenta inserito nella parte terminale del corpo tramite filettatura. Non esiste un verso di chiusura univoco del gruppo rispetto al corpo come detto in pagina. Quindi la filettatura potrebbe avere, indifferentemente, un senso destrorso (si avvita in senso orario) o sinistrorso (si avvita in senso antiorario).
Analogamente per lo smontaggio, il verso potrebbe essere qualunque, quindi se non abbiamo notizie certe (ad esempio Pelikan si smonta ruotando in senso orario, ecc.) occorre procedere con cautela. In questo caso, ho afferrato la parte filettata (indicata con la freccia rossa - fig. 12) con un pezzo di gomma (aumenta il coefficiente di attrito, quindi migliora la presa e protegge la parte da danneggiamenti indesiderati,) ed ho provato a ruotare in senso orario (come per le Pelikan), ma il gruppo non ha dato segni di cedimento.
Quindi ho provato in senso antiorario (ovvero il normale movimento per svitare od aprire i rubinetti) ed il gruppo ha iniziato a cedere e, come si vede in fig. 13 ,svitandosi si è liberato da tenute meccaniche permettendo al pistone di uscire. Il gruppo pistone (vedi fig. 14) è sostanzialmente formato da una guarnizione in sughero montata su una vite elicoidale in ottone.
Il tutto si avvita in una madrevite plastica. Come si può vedere, il fatto che la vite sia in ottone presuppone una realizzazione "raffinata" rispetto alle attuali viti plastiche usate nei sistemi di caricamento a pistone attuali.
L'osservazione del sughero del pistone, in fig. 15, non rileva danni particolari alla faccia cilindrica che deve scorrere all'interno del corpo. Non sono presenti mancanze e/o rotture del sughero, si nota solamente la necessità di effettuare una buona pulizia dei residui d'inchiostro, soprattutto sulla parte piana (cielo del pistone).
Analogamente, l'osservazione dell'interno del corpo della penna, in fig. 16, rivela delle incrostazioni (od accumuli) di inchiostro che potrebbero non garantire più la tenuta del sughero. Quindi, prima di pensare di sostituire l'attuale guarnizione con un'altra, occorre ripristinare una corretta condizione di uso ripulendo il tutto e verificare la funzionalità.
Pulizia interna del corpo e del gruppo pistone
Per la pulizia del gruppo pistone possiamo avvalerci di un contenitore e del classico spazzolino (già utilizzato per l'alimentatore) come in Fig.17. Possiamo avvalerci dell'ausilio di una piccola parte di ammoniaca diluita in acqua per migliorare l'azione detergente. Ovviamente, lo spazzolino da usare non dovrà essere in grado di deteriorare il sughero della guarnizione.
Dopo aver ripulito bene la parte, occorre asciugarla e provvedere a lubrificare le parti che scorrono come vite e madrevite. Un normale grasso siliconico può andare bene. Se il sughero si presenta asciutto, potrete dare un velo di grasso anche sulla parte cilindrica (ovvero quella che scorrerà all'interno del corpo della penna). Rimuovete eventuali eccessi. Per la pulizia del corpo si possono utilizzare degli scovolini e/o della carta (tipo tovagliolini o carta da cucina) inserita nel corpo arrotolata e leggermente inumidita come in Fig.18. Naturalmente, come in tutte le operazioni, non conviene forzare troppo nell'inserzione della carta pena la possibilità di creare delle possibili rotture. La carta strisciando sulla parete interna deve fare un lieve attrito. Se inserendola mediante rotazione (come se avvitaste) sentite che diventa troppo dura farla avanzare, sospendete e ruotate in senso inverso per facilitarne l'estrazione.
Gli scovolini sono meno "invasivi" e si possono trovare, per esempio, nei negozi che vendono articoli per acquari. Una alternativa (economica) in caso di bisogno è quella di recuperare gli scovolini dei contenitori di rimmel delle fanciulle!( Il problema è che il lavaggio di tali scovolini è sicuramente arduo!) Se ne avete occasione, procuratevene un paio di misure diverse. Un diametro 10-12 mm dovrebbe andare bene per la maggior parte dei casi. Ovviamente le setole dovranno essere in materiale plastico. Per la pulizia di piccoli fori (esempio: dove si inserisce il tubetto di sfiato nell'alimentatore) sono
molto comodi da usare i normali scovolini utilizzati per l'igiene dentale (farmacie, supermercati etc.)
Rimozione dei graffi e ripristino delle finiture
Ora che la penna è completamente smontata, è il momento ottimale per eventuali interventi di recupero estetico sulle parti. In questo caso i danni estetici sono principalmente i graffi che accompagnano quasi inevitabilmente la vita delle penna, ed una opacità di finiture e resina. Come prima cosa,sapendo che per ridurre i graffi andrò ad eseguire una azione abrasiva sulle parti, dovrò salvaguardare eventuali anelli decorativi,clip ed incisioni come in Figg. 19 e 20
Sul cappuccio ho provveduto a rimuovere la clip (vedi Fig.19) in modo tale da poter trattare cappuccio e clip separatamente.
In questo caso, la rimozione della clip non è stata un problema, in quanto è tenuta in sede dall'ogiva filettata. In altri casi, nei quali la clip potrebbe non avere questo sistema di trattenuta, la rimozione potrebbe non essere altrettanto immediata.
I sistemi principali per tenere la clip possono essere :
- con vite interna che trapassa la clip e si avvita sulla gemma
- con controcappucci filettati e non (es. Omas) e spiegato in questa pagina
- con gemme filettate che attraversano la clip per fissarsi sul cappuccio tramite ghiere interne (es. Aurora 88,Parker Vacumatic) e spiegato in questa pagina
Se smontare clip dovesse presentare dei problemi non facilmente risolvibili, come per esempio la vite interna arrugginita e senza impronta, e se la clip si presenta comunque ferma sul cappuccio, possiamo evitare di smontarla e cercare di proteggerla con del nastro di carta.
In funzione dello stato della penna, bisogna decidere quanto e dove intervenire. Se sono presenti graffi più profondi si può pensare di ridurli con l'utilizzo delle micromesh; mentre se presenta solo dei lievissimi graffi da uso quotidiano, possiamo lucidarla con una pasta abrasiva. In questo caso, dovendo ridurre dei graffi abbastanza marcati, utilizzerò prima le micromesh e poi le paste abrasive per rifinire, come in Fig.21
Finendo con le micromesh da 8000 e da 12000 grit la plastica si presenterà giù lucida. A seguire una lieve passata di pasta abrasiva e panno. (la lucidatura finale con pasta iosso o analoga la faremo a penna rimontata). Maggiori dettagli ed esempi su abrasivi e lucidatura sono visibili in questa pagina
Per quanto riguarda la clip, che era stata "colorata" con vernice dorata, prima ho dovuto rimuovere il colore e riportare il metallo allo stato nudo, poi ho dovuto lucidarlo, ed infine gli ho rifatto una lieve doratura galvanica protettiva con dei prodotti commerciali per l'utilizzo casalingo (reperibili in rete). Tale trattamento l'ho fatto anche agli anellini del cappuccio previa lucidatura con pasta rossa da gioielliere (in questi trattamenti galvanici casalinghi, più è lucido il metallo di base, e migliore sarà il risultato). Se volete dei risultati che vadano oltre al puro fatto estetico, dovrete cercare un laboratorio (orafo) che possa rifarvi la doratura galvanica, anche se in questo caso non potrete smontare gli anellini del cappuccio. Il risultato è visibile nella Fig. 22
Prova di tenuta del pistone
Ora che corpo e gruppo pistone sono puliti, possiamo fare una nuova prova di tenuta per valutare se la guarnizione di sughero è funzionante oppure se la dobbiamo sostituire. Rimontiamo il gruppo pistone sulla penna e proviamo se il pistone scorre libero; poi, come in Fig.
Taratura finale del pennino
In fig. 25, si può vedere il pennino della "Adler" che, dopo essere stato rimontato, presenta un lieve disallineamento dovuto alle variazioni geometriche introdotte dal piantaggio del pennino/alimentatore nella sezione.