Un metodo per riparare una crepa

Versione del 29 giu 2018 alle 16:21 di Nello56 (discussione | contributi)
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Spesso capita di trovare in vendita penne interessanti che purtroppo presentano una crepa; oppure può succedere che una nostra penna subisca un urto e si danneggi. In questi casi converrebbe cambiare la parte danneggiata con una nuova. Ma se, come spesso accade tra collezionisti, la penna è datata e non più in produzione reperire il pezzo non è così facile. Quindi, se ci si avvede del problema si può eventualmente rinunciare all'acquisto, ma se la penna è già nostra qualcosa dovremo fare. In questa pagina cercheremo di suggerire un metodo per cercare di riparare questo tipo di danni che può dare dei discreti risultati, che richiede dei materiali facilmente reperibili e che può essere eseguito anche da chi non ha molta manualità.

Premessa

Bisogna mettere in chiaro che le crepe nelle parti plastiche con forme tubolari (come appunto sono la maggioranza delle penne) non sono facilmente "saldabili" in quanto lo spessore di un fusto, di una sezione o di un cappuccio solitamente è nell'ordine di un millimetro o poco più. Questo implica che la superficie che l'adesivo potrà bagnare, e su cui potrà far presa, sarà limitata. Se potessimo mettere un rinforzo, per esempio un sottile anello incollato sopra o sotto la frattura, la riparazione sarebbe strutturalmente più sicura e duratura.

Il problema è che talvolta internamente non possiamo mettere nulla per problemi di accessibilità e/o spazi, mentre esternamente genererebbe sicuramente problemi di carattere estetico. Potremmo usare dei collanti adatti al tipo di materiale utilizzato, ad esempio potremmo unire l'ABS o la celluloide con l'utilizzo dell'acetone (che tende a far rammollire queste resine) e così via. Ma, dal momento che non è facile conoscere (ed eventualmente reperire) il solvente adatto per ogni materia plastica, dovremmo ripiegare su un collante "universale" che possa funzionare allo scopo. In questo caso useremo del comune cianoacrilato (che non lavora su resine tipo Poliammide; materiali morbidi in genere, polietilene, polipropilene e PTFE).

Quindi, dal momento che non possiamo contare su solventi idonei e/o rinforzi esterni, bisogna trovare un sistema per aumentare l'area di contatto tra le due parti da unire e l'adesivo. Il sistema è molto semplice: occorre scavare un profilo a "V" tra i due lembi della frattura dove poi depositare il cianoacrilato. Ovviamente questo sistema non potrà essere usato su crepe che interessino porzioni di filettature esterne perché con l'asportazione di materiale ed il successivo apporto di adesivo perderebbero la continuità del filetto.

Nell'esempio visibile in fig. 1, possiamo vedere il fondello del fusto di una Parker 51 completamente fessurato.

La parte terminale si presenta attaccata al corpo; in realtà essa era completamente staccata ed è stata riattaccata solo in un punto per consentire di tenere i lembi accostati durante la fresatura dei pezzi.

Come procedere

Per prima cosa dobbiamo individuare bene la zona della rottura, aiutandoci magari con una lente. In questo caso (vedi fig. 2), con un pennarello bianco sono stati tracciati dei punti lungo la linea della frattura e serviranno come indicazione visiva per la successiva asportazione di materiale.

 
Fig. 2 - Marcatura della zona da riparare

Se è possibile, converrebbe sempre prolungare di un paio di millimetri la zona da trattare in quanto il materiale potrebbe già essere tensionato. Se il pezzo non fosse stato completamente distaccato, si sarebbe potuto ridurre questo rischio facendo un piccolo foro al vertice della frattura come nell'esempio in fig. 3.

   
Fig. 3a - fermare una crepa con un foro

Come si può vedere nella figura a sinistra, è stata individuata e marcata la frattura, e nella figura a destra si può vedere che è stato eseguito un foro sull'estremità della stessa frattura. Il forellino ha lo scopo di trasformare l'estremità della frattura (o crepa) in una forma circolare, che permette di distribuire le sollecitazioni lungo tutta la circonferenza in maniera uniforme. Il principio vale per qualunque frattura/crepa su plastica, ed è lo stesso principio per il quale gli oblò degli aerei non presentano spigoli. (punti di innesco per rotture dovute a sollecitazioni meccaniche quali vibrazioni, pressione etc.)

Quindi, una volta individuata e marcata la linea di rottura, possiamo procedere a fare un intaglio a "V" od a semicerchio mediante l'utilizzo di una fresetta montata su un elettroutensile come in fig. 4.

   
Fig. 4 - fresatura dei lembi

Ovviamente la profondità è lasciata al buonsenso. Si consiglia di fare qualche prova su un pezzo privo di valore e, come in ogni operazione dove si asporta del materiale, di andare molto cauti. Una volta che lo scavo è stato effettuato si deve provvedere ad effettuare una accurata pulizia delle parti onde garantire una buona adesione ed evitare inclusioni che potrebbero dare origine ad inestetismi.

   
Fig. 5 - pulizia delle parti

Nella fig. 5 a sinistra si può vedere una prima pulizia "meccanica" effettuata con uno spazzolino, mentre nella figura a destra si può vedere che i particolari sono stati puliti con alcool isopropilico.

In caso di incollaggi, l'alcool isopropilico è un ottimo sgrassante ed è miscibile con acqua. È in grado di sciogliere etilcellulosa, polivinilbutirrale (PVB), molti olii, alcaloidi, gomme e resine naturali, per cui, prima di utilizzarlo sulle resine delle penne, conviene sempre fare qualche prova di compatibilità su pezzi in materiale analogo o su parti non in vista della penna stessa. In alternativa si può usare una blanda soluzione di acqua ed ammoniaca che sgrassi le parti.

Terminata la fase di pulizia possiamo iniziare la fase di deposizione dell'adesivo cianoacrilico. L'adesivo cianoacrilico tende a polimerizzare abbastanza velocemente sulla pelle, soprattutto se umida, per cui prestiamo particolare attenzione od indossiamo dei guanti "usa e getta".

Per la deposizione possiamo utilizzare uno stecchino od uno spezzone di filo metallico che possiamo intingere nella boccetta del collante e depositarlo nelle sedi che abbiamo creato. Questo sistema è più preciso rispetto alla deposizione tramite beccuccio. La dimensione del mezzo che useremo per "trasportare" la colla influirà sulla dimensione della goccia che si formerà. Ovviamente, minore questa sarà, e maggiore sarà la nostra precisione. In questo caso è stato utilizzato un filo metallico con un diametro di circa 1 mm.

   
Fig. 6 - deposizione del collante

Come si può vedere nella fig. 6 bisogna riempire abbondantemente di collante le zone interessate. Considerate che asciugandosi il cianoacrilato tende a diminuire di volume, che in parte scenderà nella crepa e che alla fine dovrete avere del materiale di riporto (poiché in questo caso il collante sarà il vostro materiale di riporto) da poter asportare con la lucidatura e quindi state abbondanti. Se una volta asciugato fosse scarso, provvedete a depositarne ancora fino ad avere un poco di "rigonfiamento" come in fig. 6.

Lasciate asciugare 24 ore. Se durante la fase di asciugatura il vostro pezzo dovesse presentarsi alonato di bianco come in fig. 7, non preoccupatevi, è normale. L'effetto alone (o blooming) è un fenomeno che si manifesta quando i monomeri volatili di cianoacrilato reagiscono con l'umidità e si depositano sulla parte, lasciando un residuo polveroso bianco. Esistono diversi modi per evitare tale fenomeno, quali una maggiore ventilazione, o l'applicazione di minore quantità di adesivo. Ovviamente nel nostro caso dipende principalmente da questa seconda causa (elevata quantità di adesivo).

 
Fig. 7 - Effetto alone (o Blooming)

Una volta che il cianoacrilato si è asciugato inizia la parte di modellatura del pezzo e richiede molta pazienza e l'utilizzo di micromesh a partire dalle gradazioni più basse (1800 grit) per sagomare le parti e via via arrivando alle gradazioni più elevate (8000-12000 grit) per lucidare il particolare che alla fine si presenterà come in fig. 8.

   
Fig. 8 - fusto Parker 51 ripristinato

Come potete vedere, alla fine il risultato è accettabile, soprattutto se considerate che la penna sarà nuovamente utilizzabile. Sulla durata prevista della riparazione per ora non si può dire nulla.

Questa Parker 51 viene usata quotidianamente (trasportata) da oltre un mese dalla riparazione, ha subito qualche urto e nessuna attenzione particolare e si presenta ancora come nella figura. Il limite potrebbe essere, come sempre, la luce, ovvero gli ultravioletti.

Nell'esempio in fig. 9 possiamo vedere una sezione che presentava un danno tale da rendere inutilizzabile la penna. Si sarebbe potuto tagliare la sezione al limite della finestrella di ispezione e poi con l'utilizzo di un tornio occorreva rifare la sede all'interno della finestrella per poter inserire ed incollare un'altra sezione. Ma senza un tornio ... In questo caso, la sezione è stata riparata con il metodo descritto sopra. La penna è in funzione da un paio di mesi ed il conduttore con il pennino sono saldamente ancorati.

   
Fig. 9 - Sezione con crepa riparata

Nel tempo, se si noteranno variazioni, saranno annotate su queste pagine.

Liberamente ispirato da questo filmato trovato in rete.