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'''9. Estrazione del pistone.''' Per estrarre il pistone dal serbatoio (o corpo) occorre esercitare una forza sull'alberino della madrevite. Questo è il motivo per il quale,alla fine del punto 2, vi avevo consigliato di far salire il pistone. In pratica, in questa penna, il fine corsa inferiore è dato dalla sezione portapennino montata. Se tale sezione non c'è, ruotando la manopola, il pistone si disimpegna dalla madrevite e, salvo casi fortuiti, non riuscirete più ad agganciarlo.  
 
'''9. Estrazione del pistone.''' Per estrarre il pistone dal serbatoio (o corpo) occorre esercitare una forza sull'alberino della madrevite. Questo è il motivo per il quale,alla fine del punto 2, vi avevo consigliato di far salire il pistone. In pratica, in questa penna, il fine corsa inferiore è dato dalla sezione portapennino montata. Se tale sezione non c'è, ruotando la manopola, il pistone si disimpegna dalla madrevite e, salvo casi fortuiti, non riuscirete più ad agganciarlo.  
Se voi fate una pressione con un alberino sullo stesso alberino della madrevite, e questa è tutta dentro al pistone, la forza che eserciterete si scaricherà assialmente lungo tutti i punti di contatto del filetto ed il pistone e la madrevite non ne patiranno. Per contro, se l'alberino è fuoriuscito, quando lo spingerete, scaricherà la forza che gli applicate come potrà al pistone (spiegazione semplicistica senza scomodare la scomposizione dei vettori!).
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Se voi fate una pressione con un perno sullo stesso alberino della madrevite, e questa è tutta dentro al pistone, la forza che eserciterete si scaricherà assialmente lungo tutti i punti di contatto del filetto tra il pistone e la madrevite con uno stress minimo. Per contro, se l'alberino è fuoriuscito, quando lo spingerete, scaricherà la forza che gli applicate come potrà al pistone (spiegazione semplicistica senza scomodare la scomposizione dei vettori!).
 
Quindi non vi resta che prendere un tondino, appoggiarlo alla madrevite e spingere (vedi fig.19)
 
Quindi non vi resta che prendere un tondino, appoggiarlo alla madrevite e spingere (vedi fig.19)
  
[[File:19.jpg|400px | thumb|center|fig.19 - estrazione del pisrone e della madrevite]]
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Troverete una certa resistenza quando le guarnizioni giungeranno a contatto della filettatura del serbatoio, ma è normale.
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Le guarnizioni, per garantire la tenuta hanno un labbro che è in interferenza con il corpo (vedi fig.20).
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Quando questi labbri giungono sulle creste dei filetti tendono a piantare. Volendoli aiutare, si può passare,preventivamente, un poco di vaselina sulla filettaura.
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Nella fig. 21 si può vedere il pistone con la madrevite estratti (o meglio spinti fuori) dal serbatoio.

Versione delle 19:00, 31 lug 2012

Procedura di smontaggio e rimontaggio per penna Aurora 88

Smontare una stilografica è sempre una soluzione estrema. Normalmente, come per la medicina, prima di intervenire sul paziente si provano delle terapie alternative ( prima regola:non fare male!). Se qualcosa è incurabile, o nel nostro caso rotto, allora si opera… ma con giudizio!

Questa piccola guida, redatta sull’esperienza di appassionati, vi illustrerà una sequenza per smontare e rimontare l’Aurora 88 (nelle varie versioni).

L’ Aurora 88 è una penna molto ricca di particolari: solo il corpo penna conta circa 20 pezzi. Vediamo come disassembrarli:


1. Estrazione del pennino. La prima cosa da fare è preservare il pennino da possibili colpi e/o cadute durante le fasi di smontaggio. L’estrazione del pennino può essere effettuata prendendolo per la punta con un oggetto morbido (panno o carta da cucina) e, tirandolo verso l’esterno stretto tra le dita. Nel caso questo non vi riesca facilmente, non tentate di aiutarvi con attrezzi quali pinze e simili, esiste un piano B: passate al punto 2!


2. Svitare la sezione porta pennino dal corpo. Normalmente, tutte le penne che devono garantire una tenuta tra queste due parti hanno uno strato di collante che seccandosi rende difficoltosa l’operazione di svitamento. Per ovviare a ciò, potete riscaldare la zona di giunzione con l’aria calda di un phon. (vedi zona indicata nella fig. 1). Naturalmente l'azione deve essere eseguita su tutta la circonferenza interessata. Un altro metodo per riscaldare la zona è quello di passare la penna (solo per la parte interessata) sopra ad un fornelletto a spirito. E’ una tecnica da riparatori provetti che richiede una discreta maestria. Se vi distraete un attimo la resina della vostra penna potrebbe deteriorarsi, quindi se volete provare… fatevi le ossa su una penna da rottamare
Un consiglio: prima di proseguire:se funziona,portate il pistone nella parte alta (ovvero come se caricaste l'inchiostro) e lasciatecelo

File:1.jpg
fig.1 - zona da riscaldare

3. Separazione della sezione porta pennino dal corpo. Dopo aver scaldato la zona indicata nel punto 2, prendete con le mani le 2 parti ed agite con una torsione in senso antiorario, ovvero svitate. Se forzando non vi riesce, scaldate ancora un poco e riprovate. (NON usate le pinze). Il risultato lo potete vedere nella figura 2. L’anellino è evidenziato con una freccia perché è asimmetrico,ha un verso. Se lo smontate, avrete il 50% di possibilità che rimontandolo non entri nella sede. Non forzatelo ma provate a girarlo.

File:2.jpg
fig.2 - separazione della sezione porta pennino dal corpo

4. Estrazione dell’alimentatore e del pennino. Ora che avete il pezzo in mano, potete procedere all’estrazione dell’alimentatore. Per fare ciò, occorre un tubetto che abbia un Øest. max. di 5,5 mm ed un Øint. min. di 2,8mm. (vedi esempio nella figura 3)

File:3.jpg
fig.3 - tubetto per estrazione alimentatore

Inseritelo nella sezione porta pennino e spingete. (vedi figura 4). Non ci sono ritenute meccaniche, per cui lo sforzo è dovuto solo all’attrito tra le parti.

File:4.jpg
fig.4 - inserzione del tubetto

Pennino ed alimentatore devono uscire verso la parte esterna (vedi figura 5)

File:5.jpg
fig.5 - estrazione alimentatore e pennino

Ora, se osservate l’alimentatore, capirete perché era indispensabile usare un tubicino per la sua estrazione. (vedi figura 6) Se noi avessimo spinto sulla parte centrale (indicata con la freccia gialla) che porta il canale dell’inchiostro, avremmo rischiato di danneggiarla. Agendo sul colletto (colorato di verde nella fotografia) abbiamo potuto scaricare la forza in modo più omogeneo, su una superficie più estesa e su una zona più robusta.

File:6.jpg
fig.6 - zona di applicazione del carico

5. Rimozione del pennino. Il pennino è inserito nell’alimentatore a pressione. E’ tenuto dalle due alette laterali e dalla conformazione dell’alimentatore che essendo a contatto nella parte centrale del pennino crea un effetto molla che aumenta l’attrito tenendolo fermo. Le sedi per le due alette laterali del pennino terminano con un risalto che dà la battuta posteriore di fine corsa all'inserzione. (vedi figura 7)

File:7.jpg
fig.7 - alimentatore e pennino

Lo smontaggio della sezione porta pennino è terminata. (vedi figura 8)

File:8.jpg
fig.8 - sezione alimentatore e pennino

Per rimontare lo stesso gruppo,procedete in modo inverso all'estrazione come da fig. 5 tenendo conto di: spingere il gruppo verso la sezione portapennino e di allinearlo alla punta di quest'ultimo. Per aiutarvi nella parte finale dell'inserzione, potete usare un pezzo di plastica o di legno opportunamente sagomati con i quali premere sul risalto dell'alimentatore (evitate di usare la punta del cacciavite a taglio; è comoda, ma essendo di metallo potrebbe improntare la plastica!). La zona sulla quale spingere è evidenziata nella foto 9 dal colore rosso.

File:9.jpg
fig.9 - zona di applicazione del carico sull'alimentatore

A livello personale (poichè queste sono scelte soggettive), prima di inserire l'alimentatore nella sezione portapennino, tendo a "sporcare" la circonferenza dell'anello sul quale abbiamo agito per l'estrazione (quello colorato di verde nella fig.6) con un poco di vaselina, togliendone gli eccessi.

6. Smontaggio della manopola del pistone. La manopola del pistone, ovvero quella parte posta all’estremità posteriore della penna che ruotandola consente di caricare/scaricare la stilografica, è tenuta in sede da una vite nascosta sotto ad un tappino nero. (Vedi figura 10). Un consiglio: prima di proseguire,se funziona,portate il pistone nella parte alta (ovvero come se caricaste l'inchiostro)

File:10.jpg
fig.10 - posizione tappino - vite

Per accedere a questa vite occorre scalzare il dischetto dalla sua sede. Si può fare in un paio di modi. Uno consiste nello scalzarlo con l’ausilio della lama di un cutter a punta (coltellino taglia balsa). Con questo metodo, se fatto bene, si recupera il dischetto; per contro, se tutto non và come dovuto si rischia di rovinare la resina attorno alla sede come mostrato nella figura 11. (Quello illustrato è un caso limite)

File:11.jpg
fig.11 - deterioramento zona tappino posteriore

Il secondo metodo prevede un “danno controllato” . Potete prendere una punta da trapano di diametro 1 – 1,5 mm e con molta pazienza, agendo a mano, fate un forellino nel centro del dischetto. Poi prendete una vite autofilettante a punta da 1,9 o 2,2 mm e la usate a mo’ di cavatappi. (ovvero la avvitate tanto quanto basta a fare presa nel materiale e tirate) Il risultato lo vedete nella figura 12. Potete lasciarlo così, oppure cercare un pezzo di plastica (ABS,PP,PA6 etc.) nero e fustellarvi un nuovo dischetto. Se fatto di misura abbastanza giusta e con una plastica "morbida" starò piantato nella sede. Molte Aurora 88,soprattutto se sono già state sostituite le guarnizioni interne potrebbero presentarsi SENZA questo tappino.

File:12.jpg
fig.12 - forellino sul tappino posteriore

7. Rimozione della vite, molla e manopola. Usando un piccolo cacciavite con lama a taglio, svitate la vite che vedete nella figura 11 indicata con la freccia. Quando estraete la vite, fate attenzione che assialmente ad essa è presente una molla a spirale. In alcuni casi la vite o la molla possono non fuoriuscire completamente. L’importante è aver liberato la manopola che può essere estratta tirandola. (vedi figura 13)

File:13.jpg
fig.13 - vite e manopola

8. Rimozione del fermo della madrevite. Per poter eseguire il caricamento della penna è presente una madrevite in metallo, con filettatura particolare (filettatura differenziale), che essendo bloccata non può traslare assialmente, ma può solo ruotare. Quindi,avvitandosi o svitandosi nel corpo del pistone lo porta in sù od in giù creando, quando sale la depressione (carica) e quando scende la pressione(scarica) necessaria a caricare /scaricare l'inchiostro nel serbatoio. Per bloccare questa sua traslazione assiale, è presente un fermo che,secondo l'età della penna, può essere un dado esagonale od una piccola ghiera circolare (solitamente in alluminio) bloccati da una spina che li attraversa. Il nostro scopo è di estrrre questa spina passando dalla condizione 1 alla condizione 2 della fig.14

File:14.jpg
fig.14 - rimozione della spina e tipi di ghiera

Essendo la spina piantata, per scalzarla occorre una azione meccanica che la faccia fuoriuscire dalla sede. A tale scopo potete costruirvi un piccolo punzone che entri nel foro, e con un martelletto picchiettarla piano piano (vedi fig.15). Bisogna tener presente che solitamente la spina esce solo in una posizione: quella inversa a come è stata piantata; per cui se non si muove,provate nell'altro verso. Questo perchè il materiale, quando viene piantato subisce una deformazione plastica, quindi tende ad allargarsi formando una testolina come un chiodo.

File:15.jpg
fig.15 - rimozione meccanica della spina

E' consigliato offrire un buon contrasto durante lo spiantaggio, in modo tale che l'azione sia più efficace, ma soprattutto per evitare di scaricare forze perpendicolari all' asse della madrevite (con il rischio di piegarla un poco). Per fare ciò, si può appoggiare la ghiera su un blocchetto di legno, in modo che la forza dei colpetti si scarichi sulla spina ed in parte sulla ghiera.

Quando la spina fuoriesce un poco, potete aiutarvi con un paio di pinzette per estrarla. Se questo non dovesse venire perchè troppo dura, potete usare un piccola tronchesina da elettronica (vedi fig.16)

File:16.jpg
fig.16 - estrazione della spina

Se durante l'estrazione con la tronchesina la spina vi si è deteriorata come nella fig.17, non preoccupatevi. Procuratevi del filo di ottone,di bronzo o di rame dal diametro di 1 mm e tagliatene uno spezzoncino della lunghezza che vi serve.

File:17.jpg
fig.17 - spina deteriorata

Giunti a questo punto, tolta la spina, potete far uscire la ghiera di fermo della madrevite. (vedi fig.18)

File:18.jpg
fig.18 - estrazione della ghiera di fermo

9. Estrazione del pistone. Per estrarre il pistone dal serbatoio (o corpo) occorre esercitare una forza sull'alberino della madrevite. Questo è il motivo per il quale,alla fine del punto 2, vi avevo consigliato di far salire il pistone. In pratica, in questa penna, il fine corsa inferiore è dato dalla sezione portapennino montata. Se tale sezione non c'è, ruotando la manopola, il pistone si disimpegna dalla madrevite e, salvo casi fortuiti, non riuscirete più ad agganciarlo. Se voi fate una pressione con un perno sullo stesso alberino della madrevite, e questa è tutta dentro al pistone, la forza che eserciterete si scaricherà assialmente lungo tutti i punti di contatto del filetto tra il pistone e la madrevite con uno stress minimo. Per contro, se l'alberino è fuoriuscito, quando lo spingerete, scaricherà la forza che gli applicate come potrà al pistone (spiegazione semplicistica senza scomodare la scomposizione dei vettori!). Quindi non vi resta che prendere un tondino, appoggiarlo alla madrevite e spingere (vedi fig.19)

File:19.jpg
fig.19 - estrazione del pistone e della madrevite

Troverete una certa resistenza quando le guarnizioni giungeranno a contatto della filettatura del serbatoio, ma è normale. Le guarnizioni, per garantire la tenuta hanno un labbro che è in interferenza con il corpo (vedi fig.20).

File:20.jpg
fig.20 - labbro delle guarnizioni

Quando questi labbri giungono sulle creste dei filetti tendono a piantare. Volendoli aiutare, si può passare,preventivamente, un poco di vaselina sulla filettaura. Nella fig. 21 si può vedere il pistone con la madrevite estratti (o meglio spinti fuori) dal serbatoio.