Numerazione Waterman

Fin dai suoi inizi la Waterman adottò la pratica di classificare i vari modelli di penne prodotte utilizzando per identificarle un codice numerico attraverso quello che viene chiamato "Waterman Standard Numbering System". Nella produzione iniziale dell'azienda, fino all'incirca al 1900, tutte le penne erano sostanzialmente identiche dal punto di vista della forma di corpo e cappuccio (anche se di dimensioni diverse), e perciò venivano identificate esclusivamente tramite la misura del relativo pennino, espressa con un numero (nel caso specifico di una sola cifra); un metodo che verrà usato anche da altri produttori, come ad esempio Montblanc.

In seguito, incominciarono ad essere prodotte versioni differenti anche nella forma e nelle modalità di chiusura del cappuccio; dal cappuccio ad incastro con sezione cilindrica si passò a quelli con incastro a sezione conica e poi a quelli con chiusura a vite. Questo vide un proliferare di versioni che portò all'adozione di un nuovo codice numerico a due cifre, in cui le unità continuavano ad indicare la misura del pennino, mentre le decine venivano utilizzate per indicare la versione della penna. Questo compare almeno, secondo questa pubblicità, dal 1894.

Le versioni ordinarie vennero indicate con la cifra delle decine 1 seguita dal numero del pennino, le versioni con straight cap vennero indicate senza delle decine (per indicare un valore nullo) e veniva usata solo la cifra delle unità col numero del pennino, per le versioni con cappuccio conico, le cosiddette Tapered end vennero indicate con la cifra delle decine 2, mentre per indicare un rivestimento in argento venne usata la cifra 4 per le centinaia seguita dagli altri numeri per indicare il tipo di penna rivestita.

... da finire ...

La revisione della seconda metà degli anni '20 che vede l'introduzione di una banda metallica a proteggere il bordo del cappuccio venne marcata usando come prefisso (migliaia più centinaia) la cifra "08".


Riferimenti esterni

  • [1] Articolo sul sito di Richard Binder
  • [2] Articolo sul sito di David Nishimura
  • [3] Pagina sul sito dismesso Lion & Pen

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