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La nascita di questa azienda origina dalle attività dell'ing. ''Edoardo Russo Webber'', attivo sul mercato italiano della stilografica fin dal [[1916]] come concessionario italiano della [[Parker]], ed in seguito anche della [[Astoria]], della quale registrò i marchi in Italia ({{Marchio|27479}}, {{Marchio|27562}} e {{Marchio|27563}}). Nel corso degli anni '30<ref>il periodo non è del tutto sicuro, dato che almeno fino a dicembre del 1941 si trovano (su ''L'Illustrazione Italiana'') delle pubblicità [[Parker]] che riportano la dicitura ''"Ing. E. Webber & C. Viale Petrarca 24 Milano"''.</ref> la concessione esclusiva venne però ritirata per motivi non del tutto chiari (è stata avanzata l'ipotesi di una produzione non autorizzata di modelli [[Parker]] in Italia commissionati alla [[Omas]]), ed egli si associò a Virginio [[Mengoni]], proprietario di un affermato negozio di cartoleria di Milano, dando vita al marchio [[Saratoga]], come testimoniato dalla prima registrazione nota del marchio del gennaio 1941 ({{Marchio|63047}}) fatta in comune e dall'uso della particolare clip a freccia la cui forma era stata stata registrata qualche mese dopo da Mengoni ({{Marchio|63465}}).
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La nascita di questa azienda origina dalle attività dell'ing. ''Edoardo Russo Webber'', attivo sul mercato italiano della stilografica fin dal [[1916]] come concessionario italiano della [[Parker]], ed in seguito anche della [[Astoria]], della quale registrò i marchi in Italia ({{Marchio|27479}}, {{Marchio|27562}} e {{Marchio|27563}}). Nel corso degli anni '30<ref>il periodo non è del tutto sicuro, dato che almeno fino a dicembre del 1941 si trovano (su ''L'Illustrazione Italiana'') delle pubblicità [[Parker]] che riportano la dicitura ''"Ing. E. Webber & C. Viale Petrarca 24 Milano"''.</ref> la concessione esclusiva venne però ritirata per motivi non del tutto chiari (è stata avanzata l'ipotesi di una produzione non autorizzata di modelli [[Parker]] in Italia commissionati alla [[Omas]]), ed egli si associò a Virginio [[Mengoni]], proprietario di un affermato negozio di cartoleria di Milano, dando vita al marchio ''Saratoga'', come testimoniato dalla prima registrazione nota del marchio del gennaio 1941 ({{Marchio|63047}}) fatta in comune e dall'uso della particolare clip a freccia la cui forma era stata stata registrata qualche mese dopo da Mengoni ({{Marchio|63465}}).
  
La produzione iniziale della [[Saratoga]], introdotta sul mercato nel [[1936]],<ref>si fa riferimento per questa data, come per altre informazioni, a quanto riportato da Letizia Jacopini nel suo libro ''"La storia della stilografica in Italia"'', le tre varianti comunque compaiono in un catalogo del 1938.</ref> prevedeva tre modelli di qualità, chiaramente ispirati alla [[Vacumatic]] della [[Parker]], denominati ''[[Saratoga Maxima|Maxima]]'', ''[[Saratoga Medium|Medium]]'' e ''[[Saratoga Standard|Standard]]''. I modelli usavano un sistema di [[caricamento a sfiatatoio]] analogo a quello del modello imitato,<ref>inventato, secondo quanto riporta Letizia Iacopini, da Nannelli, e acquistato da Webber.</ref> ed erano realizzati in celluloide semitrasparente, che da qualcuno viene attribuita alla [[Omas]] essendo le celluloidi e la lavorazione analoghe a quelle usate per i modelli [[Minerva Classica]].<ref>al solito non esiste nessuna documentazione certa di una tale relazione, che aleggia anche su molti altri marchi.</ref>  
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La produzione iniziale della ''Saratoga'', introdotta sul mercato nel [[1936]],<ref>si fa riferimento per questa data, come per altre informazioni, a quanto riportato da Letizia Jacopini nel suo libro ''"La storia della stilografica in Italia"'', le tre varianti comunque compaiono in un catalogo del 1938.</ref> prevedeva tre modelli di qualità, chiaramente ispirati alla [[Vacumatic]] della [[Parker]], denominati ''[[Saratoga Maxima|Maxima]]'', ''[[Saratoga Medium|Medium]]'' e ''[[Saratoga Standard|Standard]]''. I modelli usavano un sistema di [[caricamento a sfiatatoio]] analogo a quello del modello imitato,<ref>inventato, secondo quanto riporta Letizia Iacopini, da Nannelli, e acquistato da Webber.</ref> ed erano realizzati in celluloide semitrasparente, che da qualcuno viene attribuita alla [[Omas]] essendo le celluloidi e la lavorazione analoghe a quelle usate per i modelli [[Minerva Classica]].<ref>al solito non esiste nessuna documentazione certa di una tale relazione, che aleggia anche su molti altri marchi.</ref>  
  
 
Si trattava di modelli di alta qualità, con pennino in oro bicolore e clip a freccia molto simile a quella della [[Parker]] (ma con la parte terminale piatta, come nel marchio citato), che ebbero un buon successo. I due modelli di fascia più alta, ''[[Saratoga Maxima|Maxima]]'' e ''[[Saratoga Medium|Medium]]'' sono sostanzialmente identici e differiscono solo per le dimensioni. Il modello ''[[Saratoga Standard|Standard]]'' è di fattura meno pregiata, e negli anni '40 venne anche commercializzato con il marchio ''[[Inco]]'' ({{Marchio|63398}}, registrato anche questo da Mengoni) usato anche per i calamai di inchiostro.
 
Si trattava di modelli di alta qualità, con pennino in oro bicolore e clip a freccia molto simile a quella della [[Parker]] (ma con la parte terminale piatta, come nel marchio citato), che ebbero un buon successo. I due modelli di fascia più alta, ''[[Saratoga Maxima|Maxima]]'' e ''[[Saratoga Medium|Medium]]'' sono sostanzialmente identici e differiscono solo per le dimensioni. Il modello ''[[Saratoga Standard|Standard]]'' è di fattura meno pregiata, e negli anni '40 venne anche commercializzato con il marchio ''[[Inco]]'' ({{Marchio|63398}}, registrato anche questo da Mengoni) usato anche per i calamai di inchiostro.
  
Agli inizi degli anni '40 la società fra Webber e Mengoni si sciolse, presumibilmente alla fine del [[1941]], quando Webber registrò a suo nome il marchio [[Saratoga]] ({{Marchio|64297}}), in precedenza registrato insieme a Mengoni, ed ebbe anche termine la produzione delle penne da parte di [[Omas]]. Edoardo Russo Webber continuò a produrre stilografiche, affidandosi a produttori di minor pregio con un corrispondente calo di qualità delle penne. Nel dopoguerra produsse altre penne, marcate ''Saratoga-Webber'', con [[caricamento a stantuffo]]. La produzione andò avanti con modelli a [[pennino coperto]], chiara imitazione delle [[Parker 51]], molto simili agli analoghi prodotti della [[Radius]]. Esistono tracce dell'uso del marchio [[Saratoga]] almeno fino al 1973 nel rinnovo della registrazione dello stesso.
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Agli inizi degli anni '40 la società fra Webber e Mengoni si sciolse, presumibilmente alla fine del [[1941]], quando Webber registrò a suo nome il marchio ''Saratoga'' ({{Marchio|64297}}), in precedenza registrato insieme a Mengoni, ed ebbe anche termine la produzione delle penne da parte di [[Omas]]. Edoardo Russo Webber continuò a produrre stilografiche, affidandosi a produttori di minor pregio con un corrispondente calo di qualità delle penne. Nel dopoguerra produsse altre penne, marcate ''Saratoga-Webber'', con [[caricamento a stantuffo]]. La produzione andò avanti con modelli a [[pennino coperto]], chiara imitazione delle [[Parker 51]], molto simili agli analoghi prodotti della [[Radius]]. Esistono tracce dell'uso del marchio ''Saratoga'' almeno fino al 1973 nel rinnovo della registrazione dello stesso.
  
 
Anche [[Mengoni]] continuò una sua produzione di penne, marchiate in questo caso ''[[Saratoga's]]'', sempre di bassa qualità e rivolte al mercato economico, prodotte presumibilmente nel distretto di [[Settimo Torinese]], con stilofori e modelli con [[caricamento a stantuffo]]. L'attività proseguì fino al [[1957]], anno di chiusura delle attività della azienda di [[Mengoni]].  
 
Anche [[Mengoni]] continuò una sua produzione di penne, marchiate in questo caso ''[[Saratoga's]]'', sempre di bassa qualità e rivolte al mercato economico, prodotte presumibilmente nel distretto di [[Settimo Torinese]], con stilofori e modelli con [[caricamento a stantuffo]]. L'attività proseguì fino al [[1957]], anno di chiusura delle attività della azienda di [[Mengoni]].  
  
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* [https://archive.org/stream/466SheafferCatalogOfDeskSets1970s39Pages_201410/618-saratogo-catalog-1938-8-pages#page/n0/mode/2up] Catalogo del 1938, disponibile presso il sito della PCA (Pen Collectors of America) e l'Internet Archive
 
* [https://archive.org/stream/466SheafferCatalogOfDeskSets1970s39Pages_201410/618-saratogo-catalog-1938-8-pages#page/n0/mode/2up] Catalogo del 1938, disponibile presso il sito della PCA (Pen Collectors of America) e l'Internet Archive
 
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Versione attuale delle 02:06, 27 nov 2020

Saratoga
Pubblicità marca
Foto marca
Una Saratoga

La nascita di questa azienda origina dalle attività dell'ing. Edoardo Russo Webber, attivo sul mercato italiano della stilografica fin dal 1916 come concessionario italiano della Parker, ed in seguito anche della Astoria, della quale registrò i marchi in Italia (Reg. Gen. N. 27479, Reg. Gen. N. 27562 e Reg. Gen. N. 27563). Nel corso degli anni '30[1] la concessione esclusiva venne però ritirata per motivi non del tutto chiari (è stata avanzata l'ipotesi di una produzione non autorizzata di modelli Parker in Italia commissionati alla Omas), ed egli si associò a Virginio Mengoni, proprietario di un affermato negozio di cartoleria di Milano, dando vita al marchio Saratoga, come testimoniato dalla prima registrazione nota del marchio del gennaio 1941 (Reg. Gen. N. 63047) fatta in comune e dall'uso della particolare clip a freccia la cui forma era stata stata registrata qualche mese dopo da Mengoni (Reg. Gen. N. 63465).

La produzione iniziale della Saratoga, introdotta sul mercato nel 1936,[2] prevedeva tre modelli di qualità, chiaramente ispirati alla Vacumatic della Parker, denominati Maxima, Medium e Standard. I modelli usavano un sistema di caricamento a sfiatatoio analogo a quello del modello imitato,[3] ed erano realizzati in celluloide semitrasparente, che da qualcuno viene attribuita alla Omas essendo le celluloidi e la lavorazione analoghe a quelle usate per i modelli Minerva Classica.[4]

Si trattava di modelli di alta qualità, con pennino in oro bicolore e clip a freccia molto simile a quella della Parker (ma con la parte terminale piatta, come nel marchio citato), che ebbero un buon successo. I due modelli di fascia più alta, Maxima e Medium sono sostanzialmente identici e differiscono solo per le dimensioni. Il modello Standard è di fattura meno pregiata, e negli anni '40 venne anche commercializzato con il marchio Inco (Reg. Gen. N. 63398, registrato anche questo da Mengoni) usato anche per i calamai di inchiostro.

Agli inizi degli anni '40 la società fra Webber e Mengoni si sciolse, presumibilmente alla fine del 1941, quando Webber registrò a suo nome il marchio Saratoga (Reg. Gen. N. 64297), in precedenza registrato insieme a Mengoni, ed ebbe anche termine la produzione delle penne da parte di Omas. Edoardo Russo Webber continuò a produrre stilografiche, affidandosi a produttori di minor pregio con un corrispondente calo di qualità delle penne. Nel dopoguerra produsse altre penne, marcate Saratoga-Webber, con caricamento a stantuffo. La produzione andò avanti con modelli a pennino coperto, chiara imitazione delle Parker 51, molto simili agli analoghi prodotti della Radius. Esistono tracce dell'uso del marchio Saratoga almeno fino al 1973 nel rinnovo della registrazione dello stesso.

Anche Mengoni continuò una sua produzione di penne, marchiate in questo caso Saratoga's, sempre di bassa qualità e rivolte al mercato economico, prodotte presumibilmente nel distretto di Settimo Torinese, con stilofori e modelli con caricamento a stantuffo. L'attività proseguì fino al 1957, anno di chiusura delle attività della azienda di Mengoni.

Riferimenti esterni

  • [1] Catalogo del 1938, disponibile presso il sito della PCA (Pen Collectors of America) e l'Internet Archive

Note

  1. il periodo non è del tutto sicuro, dato che almeno fino a dicembre del 1941 si trovano (su L'Illustrazione Italiana) delle pubblicità Parker che riportano la dicitura "Ing. E. Webber & C. Viale Petrarca 24 Milano".
  2. si fa riferimento per questa data, come per altre informazioni, a quanto riportato da Letizia Jacopini nel suo libro "La storia della stilografica in Italia", le tre varianti comunque compaiono in un catalogo del 1938.
  3. inventato, secondo quanto riporta Letizia Iacopini, da Nannelli, e acquistato da Webber.
  4. al solito non esiste nessuna documentazione certa di una tale relazione, che aleggia anche su molti altri marchi.