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, 11 anni fa
Nicola D’Urso, professore di bello scrivere
(Corigliano D'Otranto, 1894 - Roma, 1937)
Nicola D’Urso nacque a Corigliano d’Otranto, in provincia di Lecce, il 2 giugno 1877.
Il 10 maggio del 1894, non ancora diciassettenne, il giovane Nicola inviò al Consiglio Comunale di Corigliano d’Otranto un’istanza per ottenere un sussidio per l’acquisto di due cornici per due distinti lavori a penna da presentare in omaggio alle LL.MM. il Re e la Regina d’Italia in occasione della inaugurazione in Lecce del monumento dedicatorio.
È probabile che uno di quei lavori fosse proprio una cartolina contenente 10.000 parole, che si dice essere stata scritta all’età di 16 anni, perché in essa si riportava la storia di casa Savoia da Umberto Biancamano ad Umberto I.
Il riferimento a questa cartolina fa comprendere che si sta parlando di un personaggio dalle caratteristiche eccezionali, di un valente micrografo capace di scrivere minutissimamente ad occhio nudo, con l’ausilio di appositi pennini.
Manifesterà ancora questa sua abilità scrivendo «le parole del IV atto dell’Otello di Verdi sulla parte posteriore di un francobollo, il III canto del Purgatorio di Dante su di un francobollo, e la «O Lola» della Cavalleria Rusticana di Mascagni, con parole e musica, pure sulla parte posteriore di un francobollo…», come scriveva il The World Magazine di New York il 12 settembre 1909 per presentare sia l’autore sia un’altra cartolina, contenente questa 11.000 parole, dedicata alla regina Elena in occasione del matrimonio con Vittorio Emanuele III, celebrato il 24 ottobre 1896.
Sei mesi dopo sarà la Domenica del Corriere di Milano del 13-20 marzo 1910 a dedicare un articolo al Nostro, sottolineando che «abbiamo altre volte citato degli esempi di scrittura minutissima, nessuno però si avvicina neppure lontanamente a quello offerto dal Prof. Nicola D’Urso che riuscì a riempire una comune cartolina postale con 11.000 parole, mentre il massimo sin qui raggiunto rimaneva inferiore alle 3.000. La cartolina, dedicata alla Regina Elena, fu scritta in occasione del matrimonio dei nostri Reali e contiene oltre alla Storia del Montenegro, parecchi aneddoti e leggende montenegrine e le notizie sulle nozze e sui relativi festeggiamenti. Il D’Urso, che aveva allora 16 anni [ma l’età potrebbe non essere esatta, n.d.a.], è uno specialista del genere, perché trascrisse su un’altra cartolina la Storia di Casa Savoia da Umberto Biancamano ad Umberto I, 10.000 parole, e sul rovescio di un francobollo il III canto del Purgatorio di Dante».
Quale destino abbiano avuto queste particolari e affascinanti opere o se si trovino in mano di qualcuno, non è dato sapere. Si auspica che, anche grazie ad Internet, si possano acquisire utili segnalazioni.
Della esistenza di almeno quattro riproduzioni, ingrandite di cinque millimetri (!) dell’originale della cartolina con 11.000 parole, si ha certezza, due delle quali da me possedute, insieme con altre poche cose di Nicola D’Urso: due foto, la partecipazione del matrimonio della figlia Maria Luisa, la 65ª edizione di Calligrafia Moderna edita da G. B. Paravia & C., l’esemplare n. 241 delle venti tavole (più una ripetuta come quarta di copertina) su pergamena Laudi del Signore per le sue creature. Cantico di Frate Sole, prodotte in occasione del VII Centenario Francescano, nel 1926.
Intorno alla figura di Nicola D’Urso circolano alcuni aneddoti che enfatizzano le sue particolari doti manifestate sin dall’adolescenza: la capacità di disegnare tenendo le mani dietro la schiena. L’aneddotica non appare iperbolica se si tien conto, esaminando le sue opere, della fermezza e della sicurezza della sua mano.
La sua personalità invece fu molto più complessa e i suoi interessi non si limitarono allo sfoggio o alla semplice pratica delle particolari doti che Madre Natura gli aveva elargito.
Dal documento del Consiglio Comunale del 16 maggio 1894 si apprende che il giovane Nicola D’Urso frequentava la 3ª Scuola Tecnica di Lecce, segno quindi che ebbe una adeguata istruzione e formazione.
Terminati gli studi si trasferì a Roma e nel 1915 fondò la rivista calligrafica Scrittura che dovette poi chiudere dopo poco tempo. A 22 anni, nel 1899, insegnava Arte del disegno, della calligrafia, dell’incisione e della miniatura nella R. Scuola Tecnica “A. Manuzio” a Roma; successivamente nei RR Istituti Tecnici, presso la scuola annessa al Quirinale, poi a Terni sempre presso scuole tecniche. Come perito calligrafo fu a disposizione del Tribunale e dell’Alta Corte d’Appello di Roma.
Teneva studio in Roma alla Via Della Croce al civico 15.
Il 23 dicembre 1912, a 35 anni, nella parrocchia di San Giovanni in Roma, sposò Amelia Ricci dalla quale ebbe tre figli: Lucio che sposatosi si trasferì a Terni; Paolo, ultimo dei tre, che si trasferì a Livorno; Maria Luisa che il 3 giugno 1934 sposò in Assisi il dottor Vincenzo Giannelli, eleggendo domicilio a Roma. In occasione del matrimonio della figlia, Nicola D’Urso preparò la partecipazione di nozze su carta pergamena, bianche la prima e la quarta, sulla seconda in un cartiglio si leggo i versi tratti da L’Acerba di Cecco D’Ascoli: Tant’ha di ben ciascun / quant’ha d’amore / Tant’ha di ben ciascun / quant’ha di speme / Quant’intelletto ha l’uom / tant’ha di bene, sotto il quale, a mo’ di pendaglio, un medaglione intarsiato; sulla terza, tra un’altra cornice intarsiata, la partecipazione di nozze, mentre centrate, in alto e in basso, le iniziali degli sposi.
Il suo interesse fu quindi rivolto alla scrittura, alla “bella scrittura” praticata, insegnata e da trasmettere agli altri. Per questa ultima finalità, molto intensa fu la sua produzione di testi didattici.
Risalgono al 1903 le Brevi note per l’apprendimento della calligrafia moderna ad uso delle scuole medie, seguite poi da Calligrafia moderna ad uso delle scuole medie e dei cultori dell’arte calligrafica, edita nel 1905 a Terni da Cooperativa, di cui esistono una 1ª e una 2ª parte e varie edizioni.
Nel 1912, dalla Tip. Ed. Romana di Roma usciva il Trattato di calligrafia: cenni storici sulle scritture antiche e moderne. Preparazione dell’insegnate. L’insegnante nella scuola, anche questa con varie successive edizioni.
Sempre presso la Tip. Ed. Romana per conto della Paravia, nel 1914 veniva diffusa Calligrafia moderna ad uso delle scuole medie e cultori di arti grafiche: vero metodo teorico e pratico per apprendere le varie scritture (parte 2).
Sono del 1915 le pubblicazioni edite da G. B. Paravia e C. presso la Tip. Ed. Romana P. Casetti e C. di Roma di
La composizione delle pergamene: disegni e motivi ornamentali di varii stili per le pergamene;
Le iniziali delle pergamene per calligrafi e miniaturisti;
Alfabeti moderni e di stile per calligrafi, disegnatori, decoratori, ecc.;
Epigrafi artistiche di vari stili per calligrafi, miniaturisti, disegnatori, litografi, ecc.;
L’alfabeto romano monumentale.
Professore della R. Scuola Tecnica e del R. Istituto Tecnico di Terni, pubblicò la monografia Scrittura inglese posata e corsiva verticale ed obliqua.
Ad una prima edizione intitolata Scrittura decorativa Redis: adattata allo stile italiano da Nicola D’Urso seguì nel 1928 Scrittura Redis: metodo di scrittura decorativa per i principianti e per l’insegnamento nelle scuole elementari e professionali (compilato e scritto dal Prof. Nicola D’Urso), pubblicati da Heintze & Blanckertz a Milano.
Balza immediatamente all’occhio la dimensione didattica di Nicola D’Urso la cui attenzione fu anche rivolta a chi, a causa della guerra, aveva perso l’uso del braccio o della mano destra o a chi era, per natura, mancino. È infatti del 1917 la pubblicazione de La scrittura con la sinistra: metodo razionale e pratico, ad uso dei mutilati, dei malati di crampo, dei paralizzati, dei mancini, etc., sempre edita dalla solita Tip. Ed. Romana.
L’interesse a tutto tondo nei confronti della scrittura lo portò ad occuparsi anche di stenografia già a partire dal 1908 pubblicando Stenografia moderna: metodo alfabetico basato sui segni della scrittura ordinaria, seguito poi, nel 1909 e stampato a Terni, da Stenografia moderna: nuovo sistema celere, semplice, chiaro e completo a traccia corsiva, basato sui segni della scrittura ordinaria.
Per i tipi dello Stab. P. Casetti di Roma, sempre nel 1909, usciva una nuova edizione, mentre nel 1923 e nel 1925 Paravia pubblicava Stenografia moderna: nuovo sistema semplice e razionale fonetico-grafico a traccia mista.
Edito presso l’Autore, professore a Terni e senza data, è un quaderno di insegnamento di stenografia dal titolo Lo studente artista e stenografo, menzionato nel Catalogo dell’Accademia G. Aliprandi di Firenze.
Si ha ancora notizia che stava per apprestarsi ad illustrare la Divina Commedia di Dante quando lo colse la morte; di un’altra pergamena, ordinata dai ferrovieri fiumani, donata a Gabriele D’Annunzio, che rappresentava una gigantesca quercia, simbolicamente significativa della forza impetuosa e della vigoria del Vate.
Accertata invece è la realizzazione di una pergamena commissionatagli nel 1912 dall’Associazione degli Antichi Studenti della R. Scuola Superiore di Commercio di Venezia che volevano omaggiare Fabio Besta per i suoi 40 anni di insegnamento.
Un’altra opera di cui non si ha, né si può avere traccia, è la Storia del fascismo, commissionatagli da Mussolini, con l’impegno di grande segretezza, racchiusa in una cassetta d’oro, nascosta in un angolo impenetrabile della base dell’obelisco del Foro Mussolini tra i macigni di travertino e calcestruzzo a somiglianza di un’urna votiva. Lo dichiaravano ad un quotidiano, probabilmente romano datato 29 settembre 1947, la figlia Maria Luisa e il genero Vincenzo Giannelli.
Morì a Roma il 27 novembre 1937 dopo una vita dedicata non solo al culto della “bella scrittura”, ma soprattutto alla sua concretizzazione, testimoniata dalla reiterazione dei titoli con varianti che confermano il suo continuo atteggiamento di ricerca, di approfondimento, di miglioramento, soprattutto di trasmissione agli altri delle modalità espressive della scrittura.
Corigliano d’Otranto, 28 gennaio 2013
Giuseppe Orlando D’Urso