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| Quando con l'evoluzione della tecnologia diventò possibile creare pennini di acciaio resistenti alla corrosione, il maggiore ostacolo alla loro diffusione divenne quello del marketing, e tutt'oggi infatti si tende a pensare ad una penna con pennino in oro come di valore superiore, nonostante che sul piano tecnico questo sia probabilmente inferiore. L'oro, sia pure irrobustito dai metalli aggiunti nelle leghe utilizzate per produrre pennini, è un metallo molto malleabile, e per questo un pennino d'oro è soggetto a piegarsi in modo permanente molto più facilmente di qualunque pennino in acciaio ed in generale finisce per l'essere nettamente meno robusto. | | Quando con l'evoluzione della tecnologia diventò possibile creare pennini di acciaio resistenti alla corrosione, il maggiore ostacolo alla loro diffusione divenne quello del marketing, e tutt'oggi infatti si tende a pensare ad una penna con pennino in oro come di valore superiore, nonostante che sul piano tecnico questo sia probabilmente inferiore. L'oro, sia pure irrobustito dai metalli aggiunti nelle leghe utilizzate per produrre pennini, è un metallo molto malleabile, e per questo un pennino d'oro è soggetto a piegarsi in modo permanente molto più facilmente di qualunque pennino in acciaio ed in generale finisce per l'essere nettamente meno robusto. |
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− | Un pennino "d'oro" comunque non può essere interamente composto d'oro (cioè a 24 carati); come accennato questo materiale è estremamente malleabile,<ref name=malleabilita_oro>con malleabile (vedi [http://it.wikipedia.org/wiki/Malleabilit%C3%A0]) si intente un materiale molto morbido e facile da deformare senza perdere le sua proprietà meccaniche, in sostanza il contrario esatto di resistenza e flessibilità; l'oro è uno dei materiali più malleabili che esistano.</ref> per cui in genere viene irrobustito mescolandolo come con altri metalli per ottenere leghe a 14 carati, che sono le più comuni, o a 18 carati, usate per dare maggiore preziosità alla penna, ma in genere meno robuste. Le penne antiche sono comunque per la maggior parte dotate di pennini in oro a 14 carati, i 18 carati sono stati introdotti solo dove, come in Francia, per motivi legali non si poteva qualificare come d'oro un oggetto con caratura inferiore a questa. | + | Un pennino "d'oro" comunque non può essere interamente composto d'oro (cioè a 24 carati); come accennato questo materiale è estremamente malleabile,<ref name=malleabilita_oro>con malleabile (vedi [http://it.wikipedia.org/wiki/Malleabilit%C3%A0]) si intente un materiale molto morbido e facile da deformare senza perdere le sua proprietà meccaniche, in sostanza il contrario esatto di resistenza e flessibilità; l'oro è uno dei materiali più malleabili che esistano.</ref> per cui in genere viene irrobustito mescolandolo come con altri metalli per ottenere leghe a 14 carati, che sono le più comuni, o a 18 carati, usate per dare maggiore preziosità alla penna, ma in genere meno robuste. Leghe a maggior contenuto sono presenti in alcune penne moderne (21 carati) e negli anni '70 in Giappone si è arrivati fino ai 23 carati.<ref>ma non esiste, a parte le esigenze di marketing, nessuna ragione tecnica per spingersi a questi livelli, che comportano comunque leghe meno resistenti.</ref> Le penne antiche sono comunque per la maggior parte dotate di pennini in oro a 14 carati, i 18 carati sono stati introdotti solo dove, come in Francia, per motivi legali non si poteva qualificare come d'oro un oggetto con caratura inferiore a questa. |
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− | Nel periodo della seconda guerra mondiale però, con le ristrettezze causate dalle esigenze belliche, l'uso dell'oro per i pennini venne notevolmente ridotto ed in certi paesi, come la Germania ed il Giappone, anche esplicitamente vietato. In quel periodo si ebbe un fiorire di leghe di acciaio di vario tipo, spesso ribattezzate, specie in Italia, con nomi fantasiosi ed altisonanti, e la sperimentazione di materiali alternativi, come il palladio, che oggi sembrano tornati di moda. Ma l'uso dell'acciaio per i pennini non si può certo far originare dalle ristrettezze della guerra. Infatti esso venne adottato da alcuni produttori, in particolare quelli orientati alla fascia bassa del mercato, ben prima della guerra e per semplici motivi economici. Anche in quel caso però spesso si cercava di "impreziosire" il metallo con una doratura. | + | Nel periodo della seconda guerra mondiale però, con le ristrettezze causate dalle esigenze belliche, l'uso dell'oro per i pennini venne notevolmente ridotto ed in certi paesi, come la Germania ed il Giappone, anche esplicitamente vietato. In quel periodo si ebbe un fiorire di leghe di acciaio di vario tipo, spesso ribattezzate, specie in Italia, con nomi fantasiosi ed altisonanti, e la sperimentazione di materiali alternativi, come il palladio, che oggi sembrano tornati di moda. Ma l'uso dell'acciaio per i pennini non si può certo far originare dalle ristrettezze della guerra. Infatti esso venne adottato da alcuni produttori, in particolare quelli orientati alla fascia bassa del mercato, ben prima della guerra e per semplici motivi economici. Anche in quel caso però spesso si cercava di "impreziosire" il metallo con una doratura. |
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| Indipendentemente dalla robustezza della lega utilizzata per produrlo, un pennino deve comunque avere una punta opportunamente rinforzata, in quanto l'usura sarebbe eccessiva anche per l'acciaio. La punta deve sfregare per chilometri e chilometri sulla carta, e per avere un pennino durevole questa viene prodotta utilizzando un materiale molto più duro. In questo caso la scelta più comune è quella di una lega di iridio, e questo è il motivo per cui spesso, per indicare lo stato di usura della punta di un pennino, si fa riferimento appunto alla quantità di iridio presente sullo stesso, anche se in realtà detta punta può essere stata realizzata anche con altri metalli (un'altra scelta è ad esempio quella dell'osmio). | | Indipendentemente dalla robustezza della lega utilizzata per produrlo, un pennino deve comunque avere una punta opportunamente rinforzata, in quanto l'usura sarebbe eccessiva anche per l'acciaio. La punta deve sfregare per chilometri e chilometri sulla carta, e per avere un pennino durevole questa viene prodotta utilizzando un materiale molto più duro. In questo caso la scelta più comune è quella di una lega di iridio, e questo è il motivo per cui spesso, per indicare lo stato di usura della punta di un pennino, si fa riferimento appunto alla quantità di iridio presente sullo stesso, anche se in realtà detta punta può essere stata realizzata anche con altri metalli (un'altra scelta è ad esempio quella dell'osmio). |
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− | In genere la punta del pennino viene realizzata fondendo direttamente sul posto una pallina di iridio (o materiale equivalente), questa poi viene tagliata in due dividendo la punta nelle due [[ali]] (''[[tines]]''), per la realizzazione del [[taglio]] (''[[slit]]'') attraverso cui deve passare l'inchiostro proveniente dall'alimentatore, necessario al [[funzionamento]] della stilografica. In genere poi, sia per permettere la fuoriuscita dell'aria dal conduttore, che per rinforzare la parte terminale del taglio delle ali, il pennino viene dotato del cosiddetto ''foro di areazione'', anche se in molti casi il solo scopo è quello di una maggiore robustezza meccanica e flessibilità. Alcuni pennini inoltre, come il [[Triumph Nib]] della [[Sheaffer]], o il pennino centrale della [[Omas 361]], sono appositamente progettati per poter scrivere da entrambi i lati, compreso quindi anche il cosiddetto [[lato secco]]. | + | In genere la punta del pennino viene realizzata fondendo direttamente sul posto una pallina di iridio (o materiale equivalente), questa poi viene tagliata in due dividendo la punta nelle due [[ali]] (''[[tines]]''), per la realizzazione del [[taglio]] (''[[slit]]'') attraverso cui deve passare l'inchiostro proveniente dall'alimentatore, necessario al [[funzionamento]] della stilografica, e levigata opportunamente per offrire una migliore scorevolezza. In genere poi, sia per permettere la fuoriuscita dell'aria dal conduttore, che per rinforzare la parte terminale del taglio delle ali, il pennino viene dotato del cosiddetto ''foro di areazione'', anche se in molti casi il solo scopo è quello di una maggiore robustezza meccanica e flessibilità. Alcuni pennini inoltre, come il [[Triumph Nib]] della [[Sheaffer]], o il pennino centrale della [[Omas 361]], sono appositamente progettati e lavorati per poter scrivere da entrambi i lati, compreso quindi anche il cosiddetto [[lato secco]]. |
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| I pennini vengono classificati classicamente<ref>per classicamente si intende facendo riferimento al periodo iniziale della diffusione della penna stilografica, questo tipo di classificazione oggi è praticamente scomparso.</ref> in base ad una serie di numeri che ne esprimono le dimensioni, benché più o meno tutti i produttori abbiano adottato cifre simili (con valori che vanno dallo 00 al 12) i numeri non hanno un riferimento ad una precisa misura, ma sono semplicemente una indicazione relativa (un pennino #4 è in genere più grande di un #2 dello stesso produttore), e diversa fra un produttore e l'altro. Molto spesso (vedi ad esempio i [[Waterman_Standard_Numbering_System|numeri di Waterman]] e [[Numerazione Montblanc|quelli di Montblanc]]) questi numeri venivano utilizzati anche per identificare i diversi modelli di una linea di produzione. | | I pennini vengono classificati classicamente<ref>per classicamente si intende facendo riferimento al periodo iniziale della diffusione della penna stilografica, questo tipo di classificazione oggi è praticamente scomparso.</ref> in base ad una serie di numeri che ne esprimono le dimensioni, benché più o meno tutti i produttori abbiano adottato cifre simili (con valori che vanno dallo 00 al 12) i numeri non hanno un riferimento ad una precisa misura, ma sono semplicemente una indicazione relativa (un pennino #4 è in genere più grande di un #2 dello stesso produttore), e diversa fra un produttore e l'altro. Molto spesso (vedi ad esempio i [[Waterman_Standard_Numbering_System|numeri di Waterman]] e [[Numerazione Montblanc|quelli di Montblanc]]) questi numeri venivano utilizzati anche per identificare i diversi modelli di una linea di produzione. |
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− | Un'altra possibile classificazione è invece quella effettuata sulla base della dimensione ed eventualmente la forma della punta del pennino stesso (fine, media, larga, ecc.). Anche in questo caso non esiste una standardizzazione universale adottata da tutto, anche se molti produttori hanno finito per utilizzare delle sigle abbastanza uniformi fra loro, come quelle riportate nella tabella a fianco, buona parte delle quali sono in uso ancora oggi. | + | Un'altra possibile classificazione è invece quella effettuata sulla base della dimensione ed eventualmente la forma della punta del pennino stesso (fine, media, larga, ecc.). Anche in questo caso non esiste una standardizzazione universale adottata da tutti, anche se molti produttori hanno finito per utilizzare delle sigle abbastanza uniformi fra loro, come quelle riportate nella tabella a fianco, buona parte delle quali sono in uso ancora oggi. |
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| [[Image:Aurora-88-Warranty-Back.jpg|thumb|left|Una tabella di sigle di pennini.]] | | [[Image:Aurora-88-Warranty-Back.jpg|thumb|left|Una tabella di sigle di pennini.]] |