Differenze tra le versioni di "Un metodo per riparare una crepa"
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[[File:Parker51_rip_fusto_5.jpg|400px|center|thumb|Fig. 2 - Marcatura della zona da riparare]] | [[File:Parker51_rip_fusto_5.jpg|400px|center|thumb|Fig. 2 - Marcatura della zona da riparare]] | ||
− | Se è possibile, converebbe sempre prolungare di un paio di millimetri la zona da trattare in quanto il materiale potrebbe già essere tensionato. Se il pezzo non fosse stato completamente distaccato, si sarebbe potuto ridurre questo rischio facendo un piccolo foro al vertice della frattura come nell'esempio | + | Se è possibile, converebbe sempre prolungare di un paio di millimetri la zona da trattare in quanto il materiale potrebbe già essere tensionato. Se il pezzo non fosse stato completamente distaccato, si sarebbe potuto ridurre questo rischio facendo un piccolo foro al vertice della frattura come nell'esempio in Fig.3 |
<center><gallery perrow=2 widths=400px heights=300px caption="Fig.3 - fermare una crepa con un foro"> | <center><gallery perrow=2 widths=400px heights=300px caption="Fig.3 - fermare una crepa con un foro"> | ||
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+ | Come si può vedere nella figura a sinistra, è stata individuata e marcata la frattura, e nella figura a destra si può vedere che è stato eseguito un foro sull'estremità della stessa frattura. | ||
+ | Il forellino ha lo scopo di trasformare l'estremità della frattura (o crepa) in una parte circolare. Questo perché la forma tondeggiante permette di distribuire le sollecitazioni lungo tutta la circonferenza in maniera uniforme. Il principio vale per qualunque frattura/crepa su plastica, ed è lo stesso principio per il quale gli oblò degli aerei non presentano spigoli. (punti di innesco per rotture dovute a sollecitazioni meccaniche quali vibrazioni,pressione etc.) | ||
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Versione delle 10:12, 24 giu 2018
Spesso capita di trovare in vendita penne interessanti che purtroppo presentano una crepa; oppure può succedere che una nostra penna subisca un urto e si danneggi. In questi casi converrebbe cambiare la parte danneggiata con una nuova. Ma se, come spesso accade tra collezionisti, la penna è datata e non più in produzione reperire il pezzo non è così facile. Quindi, se ci si avvede del problema si può eventualmente rinunciare all'acquisto, ma se la penna è già nostra qualcosa dovremo fare. In questa pagina cercheremo di suggerire un metodo per cercare di riparare questo tipo di danni che può dare dei discreti risultati, che richiede dei materiali facilmente reperibili e che può essere eseguito anche da chi non ha molta manualità.
Bisogna mettere in chiaro che le crepe nelle parti plastiche con forme tubolari (come appunto sono la maggioranza delle penne) non sono facilmente "saldabili" in quanto lo spessore di un fusto, di una sezione o di un cappuccio solitamente è nell'ordine di un millimetro o poco più. Questo implica che la superficie che l'adesivo potrà bagnare sarà limitata. Se noi potessimo mettere un rinforzo, per esempio un sottile anello incollato sopra la frattura od internamente, strutturalmente la soluzione sarebbe più sicura. Il problema è che talvolta internamente non possiamo mettere nulla per problemi di accessibilità e/o spazi, mentre esternamente genererebbe sicuramente problemi di carattere estetico. Potremmo usare dei collanti adatti al tipo di materiale utilizzato, ad esempio potremmo unire l'ABS o la Cellulosa con l'utilizzo dell'acetone (che tende a far rammollire queste resine) e così via. Ma, dal momento che non è facile conoscere (ed eventualmente reperire) il solvente adatto per ogni materia plastica, dovremmo ripiegare su un collante "universale" che possa funzionare allo scopo.
In questo caso useremo del comune cianoacrilato (che non lavora su resine tipo PA; materiali morbidi in genere, polietilene, polipropilene e PTFE).
Quindi, dal momento che non possiamo contare su solventi specialisti e/o rinforzi esterni, bisogna trovare un sistema per aumentare l'area di contatto tra le due parti da unire e l'adesivo. Il sistema è molto semplice: occorre scavare tra i due lembi della frattura creando un profilo a "V" dove depositare il cianoacrilato. Ovviamente questo sistema non potrà essere usato su crepe che interessino porzioni di filettature esterne perché con l'asportazione di materiale ed il successivo apporto di adesivo perderebbero la continuità del filetto.
Nell'esempio visibile in Fig.1, possiamo vedere il fondello del fusto di una Parker 51 completamente crepato.
Nelle immagini si vede che la parte terminale è attaccata al corpo; in realtà la parte era completamente staccata ed è stata riattaccata solo in un punto per consentire di tenere i lembi accostati durante la fresatura dei pezzi.
Come procedere
Per prima cosa dobbiamo individuare bene la zona della rottura, aiutandoci magari con una lente. In questo caso (Vedi Fig.2), con un pennarello bianco sono stati tracciati dei punti lungo la linea della frattura e serviranno come indicazione visiva per la successiva asportazione di materiale .
Se è possibile, converebbe sempre prolungare di un paio di millimetri la zona da trattare in quanto il materiale potrebbe già essere tensionato. Se il pezzo non fosse stato completamente distaccato, si sarebbe potuto ridurre questo rischio facendo un piccolo foro al vertice della frattura come nell'esempio in Fig.3
Come si può vedere nella figura a sinistra, è stata individuata e marcata la frattura, e nella figura a destra si può vedere che è stato eseguito un foro sull'estremità della stessa frattura. Il forellino ha lo scopo di trasformare l'estremità della frattura (o crepa) in una parte circolare. Questo perché la forma tondeggiante permette di distribuire le sollecitazioni lungo tutta la circonferenza in maniera uniforme. Il principio vale per qualunque frattura/crepa su plastica, ed è lo stesso principio per il quale gli oblò degli aerei non presentano spigoli. (punti di innesco per rotture dovute a sollecitazioni meccaniche quali vibrazioni,pressione etc.)