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− | Ma nonostante la verniciatura alleviasse il problema, esso si ripresentava regolarmente solo su tempi un po' più lunghi. La [[Pilot]] però continuò ad effettuare ricerche e nel 1925 venne finalmente trovata la soluzione, che portò al brevetto di un nuovo materiale, denominato ''Laccanite'' (o ''Laconite''). Il procedimento produttivo prevedeva di far ruotare al tornio ad alta velocità i fusti di ebanite, applicandovi delle strisce di feltro imbevute di lacca, così che per il calore della frizione questa penetrasse in profondità. | + | Ma nonostante la verniciatura alleviasse il problema, esso si ripresentava regolarmente solo su tempi un po' più lunghi. La [[Pilot]] però continuò ad effettuare ricerche e nel 1925 venne finalmente trovata la soluzione, che portò al brevetto di un nuovo materiale, denominato ''Laccanite'' (o ''Laconite''). Il procedimento produttivo prevedeva di far ruotare al tornio ad alta velocità i fusti di ebanite, applicandovi delle strisce di feltro imbevute di lacca, così che per il calore della frizione questa penetrasse in profondità. |
Il nuovo materiale restava stabile e brillante anche dopo molti mesi di esposizione al sole, ed essendo molto duro risultava estremamente resistente rispetto ai graffi ed all'usura. Nel giro di un anno la [[Pilot]] riuscì a vendere più penne in ''[[Laccanite]]'' di quante ne avesse vendute in totale fino ad allora. Questo pose le basi per il successo dell'azienda, che si portò in vetta al mercato giapponese, fino ad allora dominato dalla [[Sailor]], dalla [[Swan]] e dalla [[San-essu]]. | Il nuovo materiale restava stabile e brillante anche dopo molti mesi di esposizione al sole, ed essendo molto duro risultava estremamente resistente rispetto ai graffi ed all'usura. Nel giro di un anno la [[Pilot]] riuscì a vendere più penne in ''[[Laccanite]]'' di quante ne avesse vendute in totale fino ad allora. Questo pose le basi per il successo dell'azienda, che si portò in vetta al mercato giapponese, fino ad allora dominato dalla [[Sailor]], dalla [[Swan]] e dalla [[San-essu]]. | ||
− | La [[Pilot]] cercò anche, grazie al nuovo materiale che era nettamente superiore all'ebanite, di espandersi sul mercato internazionale ottenendo brevetti sia negli Stati Uniti che in Inghilterra, ma si dovette scontrare con l'avvento della celluloide che nello stesso periodo venne adottata dai principali produttori americani, per cui il nuovo materiale non ebbe il successo che avrebbe potuto ottenere solo pochi anni prima.<ref>ancorché non nel mondo delle penne, [http://www.pentrace.net/penbase/Data_Returns/full_article.asp?id=294&tname=Ron+Dutcher+on+Pens viene riportato] che il materiale riscosse l'interesse, per le sue migliori caratteristiche di isolante elettrico, della General Electric</ref> | + | La [[Pilot]] cercò anche, grazie al nuovo materiale che era nettamente superiore all'ebanite, di espandersi sul mercato internazionale ottenendo brevetti sia negli Stati Uniti che in Inghilterra,<ref>la data del brevetto è il 21 Settembre 1926, con numero 1600293 che viene riportato sul corpo della penna, cosa che può aiutare a mettere un punto fermo nella datazione (se ritrovato indica che la penna è posteriore alla data indicata)</ref> ma si dovette scontrare con l'avvento della celluloide che nello stesso periodo venne adottata dai principali produttori americani, per cui il nuovo materiale non ebbe il successo che avrebbe potuto ottenere solo pochi anni prima.<ref>ancorché non nel mondo delle penne, [http://www.pentrace.net/penbase/Data_Returns/full_article.asp?id=294&tname=Ron+Dutcher+on+Pens viene riportato] che il materiale riscosse l'interesse, per le sue migliori caratteristiche di isolante elettrico, della General Electric</ref> |
La strada per il successo internazionale venne comunque ottenuta, e fu di nuovo basata sul riferimento alla tradizione giapponese, portando avanti di un passo l'utilizzo della lacca, ed utilizzando quest'ultima non solo per la realizzazione delle penne ma anche per la decorazione delle stesse. Si pensò così di utilizzare la tradizionale lavorazione del ''[[Maki-e]]'' per decorare le penne, e dal 1926, in occasione dell'apertura di una serie di uffici esteri a Singapore, New York e Londra. | La strada per il successo internazionale venne comunque ottenuta, e fu di nuovo basata sul riferimento alla tradizione giapponese, portando avanti di un passo l'utilizzo della lacca, ed utilizzando quest'ultima non solo per la realizzazione delle penne ma anche per la decorazione delle stesse. Si pensò così di utilizzare la tradizionale lavorazione del ''[[Maki-e]]'' per decorare le penne, e dal 1926, in occasione dell'apertura di una serie di uffici esteri a Singapore, New York e Londra. | ||
− | Uno dei fattori del successo delle penne ''[[Maki-e]]'' fu quello di aver riscosso un grande interesse da parte di Alfred H. Dunhill, che pare venne ottenuto dal direttore della filiale inglese che gliene mostrò un esemplare. La ''Dunhill'' era già allora un marchio di successo nel campo dei beni di lusso, ed immediatamente Alfred Dunhill si accorse del valore dell'oggetto e cercò di commercializzare le penne della [[Pilot]] a suo nome. Questo però non avvenne, per la ferma opposizione di ''Matsuo Wada'' che impose il mantenimento del nome ''Namiki''. La ''Dunhill'' ottenne comunque nel 1930 l'esclusiva per la commercializzazione fuori dal Giappone delle penne ''[[Maki-e]]'' prodotte dalla [[Pilot]] con il nome ''Dunhill-Namiki made in Japan''; questo contribuì a rendere nota la lavorazione [[Maki-e]] al di fuori del Giappone, e le penne prodotte in quel periodo, per la loro straordinaria qualità ed il valore artistico delle decorazioni, sono probabilmente fra i più desiderati (e costosi) modelli ricercati dai collezionisti. | + | Uno dei fattori del successo delle penne ''[[Maki-e]]'' fu quello di aver riscosso un grande interesse da parte di Alfred H. Dunhill, che pare venne ottenuto dal direttore della filiale inglese che gliene mostrò un esemplare. La ''[http://en.wikipedia.org/wiki/Alfred_Dunhill Dunhill]'' era già allora un marchio di successo nel campo dei beni di lusso, ed immediatamente Alfred Dunhill si accorse del valore dell'oggetto e cercò di commercializzare le penne della [[Pilot]] a suo nome. Questo però non avvenne, per la ferma opposizione di ''Matsuo Wada'' che impose il mantenimento del nome ''Namiki''. La ''[http://en.wikipedia.org/wiki/Alfred_Dunhill Dunhill]'' ottenne comunque nel 1930 l'esclusiva per la commercializzazione fuori dal Giappone delle penne ''[[Maki-e]]'' prodotte dalla [[Pilot]] con il nome ''Dunhill-Namiki made in Japan''; questo contribuì a rendere nota la lavorazione [[Maki-e]] al di fuori del Giappone, e le penne prodotte in quel periodo, per la loro straordinaria qualità ed il valore artistico delle decorazioni, sono probabilmente fra i più desiderati (e costosi) modelli ricercati dai collezionisti. |
Nel 1937 ''Ryosuke Namiki'' si ritirò dagli affari e la [[Pilot]] divenne una società per azioni, a partire dal 1938 il cambiamento venne riflesso sulle penne prodotte dall'azienda che fino ad allora portavano un logo contenente la lettera "N", dal nome del fondatore, in quell'anno essa venne sostituita dalla lettera "P", e questo è una delle caratteristiche che consente di riconoscere meglio il periodo di produzione di queste penne. | Nel 1937 ''Ryosuke Namiki'' si ritirò dagli affari e la [[Pilot]] divenne una società per azioni, a partire dal 1938 il cambiamento venne riflesso sulle penne prodotte dall'azienda che fino ad allora portavano un logo contenente la lettera "N", dal nome del fondatore, in quell'anno essa venne sostituita dalla lettera "P", e questo è una delle caratteristiche che consente di riconoscere meglio il periodo di produzione di queste penne. | ||
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− | Nel 1939 venne introdotto il modello ''[[Pilot R|R]]'', una penna in celluloide con [[caricamento a levetta]] caratterizzata da una clip a forma di spada e da inserti a forma conica sulle due estremità (analoghi ai ''[[jewel]]'' della [[Vacumatic]]). Benché talvolta si presuma che il nome del modello derivi da quello del fondatore dell'azienda, fonti di prima mano<ref>secondo quanto riporta Don Ratcher, che riferisce quanto dettogli da un impiegato in pensione della ditta | + | Nel 1939 venne introdotto il modello ''[[Pilot R|R]]'', una penna in celluloide con [[caricamento a levetta]] caratterizzata da una clip a forma di spada e da inserti a forma conica sulle due estremità (analoghi ai ''[[jewel]]'' della [[Vacumatic]]). Benché talvolta si presuma che il nome del modello derivi da quello del fondatore dell'azienda, fonti di prima mano<ref>secondo quanto riporta Don Ratcher, che riferisce quanto dettogli da un impiegato in pensione della ditta</ref> la lettera sta per ''Roof'' in quanto la forma conica degli inserti ricorda quella dei tetti delle pagode. |
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Versione delle 16:22, 24 ago 2008
La Pilot-Namiki, nata nel 1918, non è il più antico, ma è probabilmente il più famoso produttore giapponese di penne stilografiche. L'azienda è rimasta ininterrottamente sul mercato fino ad oggi, diventando un conglomerato di aziende multinazionali che occupa una posizione di primo piano nel marcato della cancelleria e degli oggetti da scrittura. Ma se oggi la Pilot è nota al grande pubblico per la grande varietà delle penne di uso comune (sfere, roller e la particolarissima Hi-Tecpoint) che vedono una enorme diffusione, essa si è resa protagonista della storia della stilografica soprattutto per avervi introdotto la decorazione tradizionale della lacca giapponese denominata Maki-e.
Benché alle sue origini le penne della Pilot fossero semplicemente delle buone imitazioni dei modelli americani, l'azienda si è sempre contraddistinta per una eccezionale qualità nella lavorazione e nei materiali e per una grandissima capacità innovativa, manifestatasi sorattutto negli anni '60 e '70, con la realizzazione di modelli rivoluzionari come la Capless, la Elite o la Murex. A tutt'oggi produce stilografiche di qualità a partire dalle economicissime usa e getta fino alle più esclusive lavorazioni Maki-e, che sono ancor oggi la punta di diamante della produzione dell'azienda.
Storia
La Pilot venne fondata nel 1918 a Tokyo da Ryosuke Namiki e Matsuo Wada con il nome di Namiki Manufacturing Company. Ryosuke Namiki insegnava al Tokyo Mercantile Marine College ma già dal 1915 aveva iniziato una produzione di pennini per sfruttare una miniera di iridio da lui stesso trovate nell'Hokkaido; in cerca di espansione riuscì a convincere l'amico Matsuo Wada, presidente di una ditta produttrice di ghiaccio ad unirsi a lui e finanziare la produzione di penne stilografiche.
I due soci, che pare condividessero la passione per il mare, scelsero per le proprie penne il marchio Pilot, con un chiaro riferimento ai capitani delle navi, ed adottarono come logo una ciambella di salvataggio. C'é da considerare però che all'epoca il principale produttore di stilografiche era la Sailor, e non è del tutto da escludere che il nome sia stato scelto anche come risposta ed affermazione di superiorità rispetto al marchio concorrente.
Le prime penne prodotte erano modelli in ebanite, chiara imitazione dei modelli importati sia dall'Inghilterra che dagli Stati Uniti. Queste venivano classificate con una lettera diversa a seconda del sistema di caricamento: la "O", con caricamento a contagocce, la "L" con caricamento safety, la "N" con caricamento a contagocce di sicurezza, la "P" a con caricamento a siringa rovesciata, e la "T" con caricamento a levetta.
Uno dei problemi comuni di queste prime penne, aggravato dal clima caldo ed umido del Giappone, era il rapido deterioramento dell'ebanite, che tende naturalmente ad ossidarsi assumendo una colorazione marrone. La cosa era particolarmente problematica per i modelli esposti in vetrina dai negozi, che non resistevano che qualche settimana. Per cercare di risolvere questo problema, che vedeva una grande quantità di resi all'azienda, si pensò di fare ricorso alla tecnica tradizionale di copertura in lacca, verniciando con questo materiale le penne, ed a partire dal 1923 vennero commercializzati i primi esemplari di penne così trattate.
Ma nonostante la verniciatura alleviasse il problema, esso si ripresentava regolarmente solo su tempi un po' più lunghi. La Pilot però continuò ad effettuare ricerche e nel 1925 venne finalmente trovata la soluzione, che portò al brevetto di un nuovo materiale, denominato Laccanite (o Laconite). Il procedimento produttivo prevedeva di far ruotare al tornio ad alta velocità i fusti di ebanite, applicandovi delle strisce di feltro imbevute di lacca, così che per il calore della frizione questa penetrasse in profondità.
Il nuovo materiale restava stabile e brillante anche dopo molti mesi di esposizione al sole, ed essendo molto duro risultava estremamente resistente rispetto ai graffi ed all'usura. Nel giro di un anno la Pilot riuscì a vendere più penne in Laccanite di quante ne avesse vendute in totale fino ad allora. Questo pose le basi per il successo dell'azienda, che si portò in vetta al mercato giapponese, fino ad allora dominato dalla Sailor, dalla Swan e dalla San-essu.
La Pilot cercò anche, grazie al nuovo materiale che era nettamente superiore all'ebanite, di espandersi sul mercato internazionale ottenendo brevetti sia negli Stati Uniti che in Inghilterra,[1] ma si dovette scontrare con l'avvento della celluloide che nello stesso periodo venne adottata dai principali produttori americani, per cui il nuovo materiale non ebbe il successo che avrebbe potuto ottenere solo pochi anni prima.[2]
La strada per il successo internazionale venne comunque ottenuta, e fu di nuovo basata sul riferimento alla tradizione giapponese, portando avanti di un passo l'utilizzo della lacca, ed utilizzando quest'ultima non solo per la realizzazione delle penne ma anche per la decorazione delle stesse. Si pensò così di utilizzare la tradizionale lavorazione del Maki-e per decorare le penne, e dal 1926, in occasione dell'apertura di una serie di uffici esteri a Singapore, New York e Londra.
Uno dei fattori del successo delle penne Maki-e fu quello di aver riscosso un grande interesse da parte di Alfred H. Dunhill, che pare venne ottenuto dal direttore della filiale inglese che gliene mostrò un esemplare. La Dunhill era già allora un marchio di successo nel campo dei beni di lusso, ed immediatamente Alfred Dunhill si accorse del valore dell'oggetto e cercò di commercializzare le penne della Pilot a suo nome. Questo però non avvenne, per la ferma opposizione di Matsuo Wada che impose il mantenimento del nome Namiki. La Dunhill ottenne comunque nel 1930 l'esclusiva per la commercializzazione fuori dal Giappone delle penne Maki-e prodotte dalla Pilot con il nome Dunhill-Namiki made in Japan; questo contribuì a rendere nota la lavorazione Maki-e al di fuori del Giappone, e le penne prodotte in quel periodo, per la loro straordinaria qualità ed il valore artistico delle decorazioni, sono probabilmente fra i più desiderati (e costosi) modelli ricercati dai collezionisti.
Nel 1937 Ryosuke Namiki si ritirò dagli affari e la Pilot divenne una società per azioni, a partire dal 1938 il cambiamento venne riflesso sulle penne prodotte dall'azienda che fino ad allora portavano un logo contenente la lettera "N", dal nome del fondatore, in quell'anno essa venne sostituita dalla lettera "P", e questo è una delle caratteristiche che consente di riconoscere meglio il periodo di produzione di queste penne.
Sempre nel 1938, a partire dal primo di settembre, l'uso dell'oro in prodotti commerciali venne bandito a sostegno degli sforzi bellici, pertanto venne vietata la produzione di pennini d'oro. Benché si dica che la Pilot mantenesse una riserva per le penne destinate all'esportazione, l'azienda sperimentava già da vari anni dei pennini in acciaio, che da quel momento divennero lo standard, e già dopo due mesi venne prodotta la sua prima penna dotata di Shiro Nib.
Nel 1939 venne introdotto il modello R, una penna in celluloide con caricamento a levetta caratterizzata da una clip a forma di spada e da inserti a forma conica sulle due estremità (analoghi ai jewel della Vacumatic). Benché talvolta si presuma che il nome del modello derivi da quello del fondatore dell'azienda, fonti di prima mano[3] la lettera sta per Roof in quanto la forma conica degli inserti ricorda quella dei tetti delle pagode.
Nel primo dopoguerra vennero prodotti modelli in celluloide e
Template:CronoMarche
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| 1918 || Nascita della Pilot-Namiki con il nome di Namiki Manufacturing Company
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| 1923 || Primo tentativo di realizzazione di una penna in ebanite verniciata in lacca
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| 1925 || Determinata la procedura di realizzazione per una copertura in lacca stabile
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| 1926 || Introdotta le prime Maki-e, ed apertura di uffici a Singapore, New York e Londra
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| 1927 || Inizia la produzione di matite meccanica
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| 1930 || La Dunhill diventa il distributore unico delle penne Maki-e fuori dal Giappone
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| 1938 || La Pilot-Namiki cambia nome in Pilot Pen Co., Ltd.
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| 1938 || Il logo assume la lettera "P" al posto della "N".
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| 1939 || Introdotto il modello R
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| 1948 || Vengono create la fabbrica di inchiostro di Nagoya e quella di penne di Hiratsuka.
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| 1948 || Inizia la vendita di cancelleria.
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| 1950 || La fabbrica di Nagoya diventa la Pilot Ink Company, Ltd
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| 1954 || Il marchio JIS (Japan Industrial Standards) viene stampigliato sui pennini
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| 1955 || Circa, introdotta la serie Super
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| 19XX ||
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| 1961 || Inizia la produzione di penne a sfera
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| 1964 || Introdotti i modelli Elite e Capless
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| 2003 || Le varie sottocompagnie in cui si è suddivisa l'azienda vengono riunite sotto il nome collettivo di Pilot Corporation
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Template:LegendaModelli |- | Maki-e || || ??? |- |}
Riferimenti esterni
- Sito ufficiale della Pilot
- Un articolo sul un modello N degli anni 20
- La pagina sulla Pilot di Wikipedia
- Sito ufficiale della Namiki
- Breve storia delle origini della Pilot
- Storia della Pilot
- La storia della copertura in lacca e del Maki-e
- Storia iniziale della Capless
- Articolo sulle penne Maki-e
Note
- ↑ la data del brevetto è il 21 Settembre 1926, con numero 1600293 che viene riportato sul corpo della penna, cosa che può aiutare a mettere un punto fermo nella datazione (se ritrovato indica che la penna è posteriore alla data indicata)
- ↑ ancorché non nel mondo delle penne, viene riportato che il materiale riscosse l'interesse, per le sue migliori caratteristiche di isolante elettrico, della General Electric
- ↑ secondo quanto riporta Don Ratcher, che riferisce quanto dettogli da un impiegato in pensione della ditta