Differenze tra le versioni di "Slip cap"
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Nel mondo anglosassone si parla di ''slip cap'' per indicare genericamente quello che in italiano si potrebbe tradurre in ''cappuccio a frizione''. Si tratta cioè di una modalità di realizzazione del [[cappuccio]] in cui la chiusura avviene per incastro del cappuccio sul corpo o sulla sezione, ed è il solo attrito fra le parti che garantisce la tenuta della stessa. | Nel mondo anglosassone si parla di ''slip cap'' per indicare genericamente quello che in italiano si potrebbe tradurre in ''cappuccio a frizione''. Si tratta cioè di una modalità di realizzazione del [[cappuccio]] in cui la chiusura avviene per incastro del cappuccio sul corpo o sulla sezione, ed è il solo attrito fra le parti che garantisce la tenuta della stessa. | ||
− | Si tratta della forma più immediata e primitiva di realizzazione della chiusura del cappuccio, ed è presente per questo nelle penne più antiche. In generale poi si suole suddividere i ''cappucci a frizione'', sulla base delle modalità con cui la chiusura viene realizzata, in ''[[cone cap]]'' (cappuccio conico, o meglio a sezione conica, da non confondere con il ''[[tapered cap]]'') e ''[[straight cap]]'' (cappuccio diritto, o a sezione cilindrica) dato che tutti i cappucci a frizione rientrano in sostanza in una di queste due classi. | + | Si tratta della forma più immediata e primitiva di realizzazione della chiusura del cappuccio, ed è presente per questo nelle penne più antiche. In generale poi si suole suddividere i ''cappucci a frizione'', sulla base delle modalità con cui la chiusura viene realizzata, in ''[[cone cap]]'' (cappuccio conico, o meglio ''cappuccio a sezione conica'', da non confondere con il ''[[tapered cap]]'') e ''[[straight cap]]'' (cappuccio diritto, o meglio ''cappuccio a sezione cilindrica'') dato che tutti i cappucci a frizione rientrano in sostanza in una di queste due classi. |
Questo tipo di chiusura deve il suo successo iniziale alla semplicità realizzativa, ma ha molti difetti. Infatti soffre dell'usura delle superfici (il materiale usato all'epoca era l'[[ebanite]], che è relativamente morbida e si usura facilmente per sfregamento), che tende a far diminuire la presa, per cui la tendenza delle penne chiuse a riaprirsi è notevole, con i rischi che ne conseguono. Inoltre è facile esagerare con la pressione, con il rischio significativo di crepature o rotture dei bordi del cappuccio (di nuovo l'[[ebanite]] è un materiale poco elastico e soffre questo tipo di sforzo). | Questo tipo di chiusura deve il suo successo iniziale alla semplicità realizzativa, ma ha molti difetti. Infatti soffre dell'usura delle superfici (il materiale usato all'epoca era l'[[ebanite]], che è relativamente morbida e si usura facilmente per sfregamento), che tende a far diminuire la presa, per cui la tendenza delle penne chiuse a riaprirsi è notevole, con i rischi che ne conseguono. Inoltre è facile esagerare con la pressione, con il rischio significativo di crepature o rotture dei bordi del cappuccio (di nuovo l'[[ebanite]] è un materiale poco elastico e soffre questo tipo di sforzo). |
Versione attuale delle 22:42, 16 ott 2014
Nel mondo anglosassone si parla di slip cap per indicare genericamente quello che in italiano si potrebbe tradurre in cappuccio a frizione. Si tratta cioè di una modalità di realizzazione del cappuccio in cui la chiusura avviene per incastro del cappuccio sul corpo o sulla sezione, ed è il solo attrito fra le parti che garantisce la tenuta della stessa.
Si tratta della forma più immediata e primitiva di realizzazione della chiusura del cappuccio, ed è presente per questo nelle penne più antiche. In generale poi si suole suddividere i cappucci a frizione, sulla base delle modalità con cui la chiusura viene realizzata, in cone cap (cappuccio conico, o meglio cappuccio a sezione conica, da non confondere con il tapered cap) e straight cap (cappuccio diritto, o meglio cappuccio a sezione cilindrica) dato che tutti i cappucci a frizione rientrano in sostanza in una di queste due classi.
Questo tipo di chiusura deve il suo successo iniziale alla semplicità realizzativa, ma ha molti difetti. Infatti soffre dell'usura delle superfici (il materiale usato all'epoca era l'ebanite, che è relativamente morbida e si usura facilmente per sfregamento), che tende a far diminuire la presa, per cui la tendenza delle penne chiuse a riaprirsi è notevole, con i rischi che ne conseguono. Inoltre è facile esagerare con la pressione, con il rischio significativo di crepature o rotture dei bordi del cappuccio (di nuovo l'ebanite è un materiale poco elastico e soffre questo tipo di sforzo).
I cappucci con chiusura a frizione sono stati in uso sostanzialmente fino all'inizio del 1900, quando sono stati progressivamente sostituiti dai cappucci con chiusura a vite che assicuravano maggiore affidabilità della chiusura e maggiore resistenza all'usura. Sono però tornati in auge negli anni '40, con l'introduzione della Parker 51, con l'introduzione dei cappucci metallici. In quel caso però la frizione non avveniva direttamente con il corpo (o la sezione) della penna, ma con un apposito anellino di chiusura, risolvendo in buona parte i problemi di cui soffrivano i loro antenati.