Differenze tra le versioni di "Gommalacca"
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− | La gommalacca (''shellac'' per gli anglosassoni) è una sostanza originata dalle | + | [[Image:Shellac-Vari.png|thumb|Varietà di gommalacca]] |
+ | La gommalacca (''shellac'' per gli anglosassoni) è una sostanza originata dalle secrezioni di un insetto (la [http://it.wikipedia.org/wiki/Kerria_lacca Kerria lacca], una cocciniglia) che vive principalmente nelle foreste della Tailandia e dall'Assam. Si presenta in scaglie sottili e fragili e costituisce un polimero naturale. | ||
− | + | Questa fragilità non la rende adatta a riparazioni dove ci siano sollecitazioni meccaniche; inutile ad esempio, tentare di riparare sottili spaccature della sezione: la pressione esercitata sul pennino si trasferisce alla sezione che finisce per riaprirsi. Per applicazioni dove è necessaria una certa elasticità, è meglio ricorrere a [[Sigillante_per_penne|questa alternativa]]. | |
− | Le sue caratteristiche principali sono la possibilità di ammorbidirsi con il calore a una temperatura abbastanza bassa (60°C, inferiore a quella di ammorbidimento della celluloide, 74°C), | + | Nel restauro delle penne stilografiche viene usato principalmente come collante per riattaccare sulla sezione i sacchetti di gomma. In alcuni testi di riparazione (ed in vecchi manuali di manutenzione delle case produttrici) viene indicata anche anche come sigillante (quando non è necessaria una tenuta per i liquidi) o collante per le parti interne o le filettature. Oggi questo uso viene considerato seriamente sconsigliabile, in particolare per le filettature, per una scarsa tenuta meccanica, e per la caratteristica del materiale di cristallizzare nel tempo, cosa che rende molto problematica una successiva rimozione. |
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+ | Restano comunque delle ragioni (illustrate nell'articolo riportato nei riferimenti) per giustificarne l'uso in caso di sezioni ad incastro, in quanto l'adesivo distribuisce uniformemente la pressione di scrittura su tutta l'area di contatto fra sezione e fusto. Senza gommalacca, la sollecitazione si concentra maggiormente sul bordo anteriore superiore della parte anteriore del fusto. Lo stesso effetto può comunque essere realizzato con altri collanti maggiormente reversibili. | ||
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+ | La preparazione avviene in genere sciogliendo le scaglie in [http://it.wikipedia.org/wiki/Etanolo alcool etilico] ed applicando il liquido viscoso che si ottiene sulle parti da incollare con l'ausilio di uno stuzzicadenti. L'alcool etilico è facilmente reperibile: viene usato per la composizione di liquori casalinghi (talvolta detto alcool buongusto) e quando denaturato per la pulizia e la disinfezione. | ||
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+ | Recentemente sono stati introdotti sul mercato dei prodotti per la pulizia della casa che contengono sia alcool etilico, denaturanti e saponi, il cui effetto non è noto sui materiali di cui sono costituite le penne. In tutte le riparazioni è necessario non fare danni né a breve né a lungo termine. Quindi prima di acquistare il solvente, è consigliabile leggere l'etichetta. | ||
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+ | L'uso di [http://it.wikipedia.org/wiki/Metanolo metanolo], un solvente di più difficile reperibilità, permette un'essiccazione più rapida. Le schede di sicurezza dell'etanolo riportano tossicità per ingestione, mentre quelle del metanolo riportano tossicità per ingestione, contatto e inalazione. Ovviamente le quantità inalate, nel caso di riparazioni amatoriali, saranno molto basse, ma è comunque doveroso fornire queste informazioni. | ||
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+ | Il suo scioglimento non è immediato e richiede del tempo. Per preparare il liquido denso che si usa come collante, è opportuno procedere per tentativi, mantenendo bassa la quantità di alcool. Una volta che la gommalacca si è sciolta, è più facile e immediato aggiungere qualche goccia di alcool per raggiungere la viscosità desiderata. Aggiungere nuove scaglie per aumentare la viscosità richiede molto più tempo (ore). Indicativamente si può partire da un rapporto in peso di una parte di gommalacca per tre di alcool, equivalente ad un rapporto peso/volume di 1:3,8. | ||
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+ | Conviene scioglierla e conservarla in un barattolino di vetro con tappo ermetico, la cui forma ne ostacoli il rovesciamento accidentale. I calamai degli inchiostri soffrono dello stesso problema, ma alcuni sono molto recalcitranti al rovesciamento perché sono bassi e larghi sul fondo. Evitare contenitori alti e con base ridotta. | ||
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+ | Le sue caratteristiche principali sono la possibilità di ammorbidirsi con il calore a una temperatura abbastanza bassa (60°C, inferiore a quella di ammorbidimento della celluloide, 74°C), cosa che rende possibile la reversibilità degli incollaggi. Ma una volta che con il tempo il materiale si è cristallizzato le capacità di ammorbidirsi diminuiscono e la differenza di temperatura non è facile da gestire senza una buona attrezzatura, per cui è opportuno utilizzare comunque [[Sigillante per penne|prodotti alternativi]]. | ||
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+ | Un vantaggio della gommalacca è che è abbastanza semplice rimuoverla dalle superfici quando ne resta in eccesso, essendo solubile in alcool. Questo rende più pratica l'applicazione. Per queste caratteristiche la gommalacca viene impiegata ormai quasi esclusivamente per l'incollaggio dei sacchetti, dove la cristallizzazione non è un problema e dove può essere facilmente rimossa con un po' di alcol. | ||
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+ | ==Riferimenti esterni== | ||
+ | * [https://vintagepensblog.blogspot.com/2019/04/shellac-on-sections.html] Post sul blog di Davis Nishimura | ||
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Versione attuale delle 01:10, 23 feb 2023
La gommalacca (shellac per gli anglosassoni) è una sostanza originata dalle secrezioni di un insetto (la Kerria lacca, una cocciniglia) che vive principalmente nelle foreste della Tailandia e dall'Assam. Si presenta in scaglie sottili e fragili e costituisce un polimero naturale.
Questa fragilità non la rende adatta a riparazioni dove ci siano sollecitazioni meccaniche; inutile ad esempio, tentare di riparare sottili spaccature della sezione: la pressione esercitata sul pennino si trasferisce alla sezione che finisce per riaprirsi. Per applicazioni dove è necessaria una certa elasticità, è meglio ricorrere a questa alternativa.
Nel restauro delle penne stilografiche viene usato principalmente come collante per riattaccare sulla sezione i sacchetti di gomma. In alcuni testi di riparazione (ed in vecchi manuali di manutenzione delle case produttrici) viene indicata anche anche come sigillante (quando non è necessaria una tenuta per i liquidi) o collante per le parti interne o le filettature. Oggi questo uso viene considerato seriamente sconsigliabile, in particolare per le filettature, per una scarsa tenuta meccanica, e per la caratteristica del materiale di cristallizzare nel tempo, cosa che rende molto problematica una successiva rimozione.
Restano comunque delle ragioni (illustrate nell'articolo riportato nei riferimenti) per giustificarne l'uso in caso di sezioni ad incastro, in quanto l'adesivo distribuisce uniformemente la pressione di scrittura su tutta l'area di contatto fra sezione e fusto. Senza gommalacca, la sollecitazione si concentra maggiormente sul bordo anteriore superiore della parte anteriore del fusto. Lo stesso effetto può comunque essere realizzato con altri collanti maggiormente reversibili.
La preparazione avviene in genere sciogliendo le scaglie in alcool etilico ed applicando il liquido viscoso che si ottiene sulle parti da incollare con l'ausilio di uno stuzzicadenti. L'alcool etilico è facilmente reperibile: viene usato per la composizione di liquori casalinghi (talvolta detto alcool buongusto) e quando denaturato per la pulizia e la disinfezione.
Recentemente sono stati introdotti sul mercato dei prodotti per la pulizia della casa che contengono sia alcool etilico, denaturanti e saponi, il cui effetto non è noto sui materiali di cui sono costituite le penne. In tutte le riparazioni è necessario non fare danni né a breve né a lungo termine. Quindi prima di acquistare il solvente, è consigliabile leggere l'etichetta.
L'uso di metanolo, un solvente di più difficile reperibilità, permette un'essiccazione più rapida. Le schede di sicurezza dell'etanolo riportano tossicità per ingestione, mentre quelle del metanolo riportano tossicità per ingestione, contatto e inalazione. Ovviamente le quantità inalate, nel caso di riparazioni amatoriali, saranno molto basse, ma è comunque doveroso fornire queste informazioni.
Il suo scioglimento non è immediato e richiede del tempo. Per preparare il liquido denso che si usa come collante, è opportuno procedere per tentativi, mantenendo bassa la quantità di alcool. Una volta che la gommalacca si è sciolta, è più facile e immediato aggiungere qualche goccia di alcool per raggiungere la viscosità desiderata. Aggiungere nuove scaglie per aumentare la viscosità richiede molto più tempo (ore). Indicativamente si può partire da un rapporto in peso di una parte di gommalacca per tre di alcool, equivalente ad un rapporto peso/volume di 1:3,8.
Conviene scioglierla e conservarla in un barattolino di vetro con tappo ermetico, la cui forma ne ostacoli il rovesciamento accidentale. I calamai degli inchiostri soffrono dello stesso problema, ma alcuni sono molto recalcitranti al rovesciamento perché sono bassi e larghi sul fondo. Evitare contenitori alti e con base ridotta.
Le sue caratteristiche principali sono la possibilità di ammorbidirsi con il calore a una temperatura abbastanza bassa (60°C, inferiore a quella di ammorbidimento della celluloide, 74°C), cosa che rende possibile la reversibilità degli incollaggi. Ma una volta che con il tempo il materiale si è cristallizzato le capacità di ammorbidirsi diminuiscono e la differenza di temperatura non è facile da gestire senza una buona attrezzatura, per cui è opportuno utilizzare comunque prodotti alternativi.
Un vantaggio della gommalacca è che è abbastanza semplice rimuoverla dalle superfici quando ne resta in eccesso, essendo solubile in alcool. Questo rende più pratica l'applicazione. Per queste caratteristiche la gommalacca viene impiegata ormai quasi esclusivamente per l'incollaggio dei sacchetti, dove la cristallizzazione non è un problema e dove può essere facilmente rimossa con un po' di alcol.
Riferimenti esterni
- [1] Post sul blog di Davis Nishimura