Differenze tra le versioni di "Pneumatic filler"
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Il fusto esterno della penna aveva, come per il ''[[blow filler]]'' un foro di areazione sul fondo. Il riempimento si otteneva facendo scorrere indietro il corpo della per poi riportarlo in posizione tenendo chiuso con un dito il foro sul fondo. In questo modo la pressione generata sul sacchetto ne provoca la compressione, ma una volta lasciato libero il foro di areazione la successiva espansione del sacchetto causa la suzione dell'inchiostro. | Il fusto esterno della penna aveva, come per il ''[[blow filler]]'' un foro di areazione sul fondo. Il riempimento si otteneva facendo scorrere indietro il corpo della per poi riportarlo in posizione tenendo chiuso con un dito il foro sul fondo. In questo modo la pressione generata sul sacchetto ne provoca la compressione, ma una volta lasciato libero il foro di areazione la successiva espansione del sacchetto causa la suzione dell'inchiostro. | ||
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Il sistema era semplice, funzionale e robusto, tutto lo spazio compreso nel fusto interno era utilizzabile per il sacchetto (senza necessità di una barra di pressione come per il caricamento a levetta) che permetteva alla [[Chilton]] di avere una autonomia nettamente superiore alle concorrenti. Inoltre questo semplice meccanismo era molto semplice da riparare, bastava svitare il fusto interno per sostituire il sacchetto. Infine la presenza del foro di areazione permetteva di mantenere bilanciata la pressione interna della penna, così che essa non presentava problemi di perdite o di assenza di inchiostro in caso di variazioni di pressione o temperatura. | Il sistema era semplice, funzionale e robusto, tutto lo spazio compreso nel fusto interno era utilizzabile per il sacchetto (senza necessità di una barra di pressione come per il caricamento a levetta) che permetteva alla [[Chilton]] di avere una autonomia nettamente superiore alle concorrenti. Inoltre questo semplice meccanismo era molto semplice da riparare, bastava svitare il fusto interno per sostituire il sacchetto. Infine la presenza del foro di areazione permetteva di mantenere bilanciata la pressione interna della penna, così che essa non presentava problemi di perdite o di assenza di inchiostro in caso di variazioni di pressione o temperatura. | ||
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− | Per questo motivo nel 1927 venne creata una seconda versione del sistema di caricamento, in cui il fusto esterno era ancorato in maniera convenzionale al gruppo pennino, ed al suo posto veniva utilizzato per generare la depressione un secondo tubo metallico posto fra questo ed il fusto interno. Il sistema di depressione era ancorato al fondello della penna che costituiva un cappuccio cieco, in questo modo era sufficiente svitare il fondello della penna per effettuare il caricamento, che a questo punto poteva essere eseguito anche con una sola mano. | + | <!--T:5--> |
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Versione attuale delle 11:22, 31 ott 2020
Sistemi di caricamento |
Nel 1924 Seth Chilton Crocker riprese l'idea del blow filler ideato dal padre Seth Sears Crocker perfezionandolo ulteriormente utilizzando un nuovo brevetto (nº US-1528379, di David J. La France). Il nuovo sistema si basava sul fatto di rendere il corpo della penna scorrevole intorno ad un tubo metallico avvitato sul gruppo pennino cui era montato il classico sacchetto di gomma da comprimere. Per eseguire questa azione il fusto esterno della penna poteva scorrere sul fusto interno e la tenuta stagna fra i due era realizzata da un filo incerato posto in coda al cilindro metallico interno.
Il fusto esterno della penna aveva, come per il blow filler un foro di areazione sul fondo. Il riempimento si otteneva facendo scorrere indietro il corpo della per poi riportarlo in posizione tenendo chiuso con un dito il foro sul fondo. In questo modo la pressione generata sul sacchetto ne provoca la compressione, ma una volta lasciato libero il foro di areazione la successiva espansione del sacchetto causa la suzione dell'inchiostro.
Il sistema era semplice, funzionale e robusto, tutto lo spazio compreso nel fusto interno era utilizzabile per il sacchetto (senza necessità di una barra di pressione come per il caricamento a levetta) che permetteva alla Chilton di avere una autonomia nettamente superiore alle concorrenti. Inoltre questo semplice meccanismo era molto semplice da riparare, bastava svitare il fusto interno per sostituire il sacchetto. Infine la presenza del foro di areazione permetteva di mantenere bilanciata la pressione interna della penna, così che essa non presentava problemi di perdite o di assenza di inchiostro in caso di variazioni di pressione o temperatura.
La semplicità era un punto di forza della Chilton, il fusto esterno non era neanche ancorato al gruppo pennino, dato che questo non era necessario poiché per la precisione meccanica della lavorazione non scorreva durante l'uso. L'unico svantaggio era che per funzionare la penna richiedeva una maggiore lunghezza del gruppo pennino per poter maneggiare la penna una volta ritratto il corpo per il caricamento, che doveva essere effettuato con due mani. Dato che la filettatura per il cappuccio era posta sul fusto esterno della penna, (in modo che questo fosse bloccato quando la penna veniva chiusa), la cosa comportava anche una maggiore lunghezza del cappuccio, e quindi un aspetto poco proporzionato.
Per questo motivo nel 1927 venne creata una seconda versione del sistema di caricamento, in cui il fusto esterno era ancorato in maniera convenzionale al gruppo pennino, ed al suo posto veniva utilizzato per generare la depressione un secondo tubo metallico posto fra questo ed il fusto interno. Il sistema di depressione era ancorato al fondello della penna che costituiva un cappuccio cieco, in questo modo era sufficiente svitare il fondello della penna per effettuare il caricamento, che a questo punto poteva essere eseguito anche con una sola mano.
La Chilton però non sembra essere l'unico produttore ad aver utilizzato questo sistema, infatti un sistema sostanzialmente identico denominato Compressor era stato inventato dalla Montblanc nel 1923 (brevetto nº DE-400356) ed utilizzato dal 1924 al 1929 per alcuni modelli, che però vennero commercializzati su scala ridotta (principalmente in Francia) e non riscossero un successo significativo.
Brevetti correlati
- Brevetto n° US-825442, del 1906-07-10, richiesto il 1906-02-26, di Frederick William Bender, Unbranded. Sistema di caricamento.
- Brevetto n° US-1134936, del 1915-04-06, richiesto il 1914-03-28, di Julius Abegg, Chilton. Precursore del caricamento pneumatico.
- Brevetto n° DE-294495, del 1916-10-10, richiesto il 1915-11-24, Kaweco. Caricamento pneumatico.
- Brevetto n° DE-400356, del 1924-08-19, richiesto il 1923-03-28, Montblanc. Caricamento pneumatico.
- Brevetto n° US-1528379, del 1925-03-03, richiesto il 1924-02-29, di David J. La France, Chilton. Caricamento pneumatico.
- Brevetto n° US-1580093, del 1926-04-06, richiesto il 1925-06-11, di Henry J. Upton, Chilton. Caricamento pneumatico.
- Brevetto n° US-1755586, del 1930-04-22, richiesto il 1928-10-03, di Edward C. Berry, Chilton. Caricamento pneumatico.
- Brevetto n° DE-504867, del 1930-08-08, richiesto il 1925-06-11, Chilton. Caricamento pneumatico.
- Brevetto n° US-1801635, del 1931-04-21, richiesto il 1929-03-15, di William E. Moore, The Parker Pen Company. Caricamento pneumatico.
- Brevetto n° US-1840110, del 1932-01-05, richiesto il 1930-07-18, di Henry Krause, Chilton. Meccanismo di bloccaggio.
- Brevetto n° US-1883160, del 1932-10-18, richiesto il 1929-09-06, di Henry J. Upton, Chilton. Caricamento pneumatico.
- Brevetto n° US-1902633, del 1933-03-21, richiesto il 1931-10-24, di William J. Foley, Chilton. Caricamento pneumatico.
- Brevetto n° US-2017109, del 1935-10-15, richiesto il 1932-12-05, di Milford G. Sypher, Chilton. Caricamento pneumatico.
- Brevetto n° US-2017110, del 1935-10-15, richiesto il 1932-12-17, di Henry J. Upton, Chilton. Caricamento pneumatico.
- Brevetto n° US-2139045, del 1938-12-06, richiesto il 1937-12-22, di Milford G. Sypher, Chilton. Caricamento pneumatico.