Sostituzione di un sacchetto in gomma
Molti sistemi di caricamento, fra cui quelli probabilmente più diffusi nelle stilografiche antiche, come il caricamento a levetta o quello a pulsante di fondo, sono basati sulla compressione ed il successivo rilascio di un sacchetto di gomma elastica, la cui espansione viene utilizzata per aspirare l'inchiostro al suo interno. Il sacchetto costituisce pertanto sia il serbatoio che parte del meccanismo di caricamento, e spesso la riparazione di quest'ultimo consiste semplicemente nella sostituzione di un sacchetto rovinato.
Nelle versioni originali delle penne antiche il sacchetto era realizzato in lattice, e con l'uso continuo esso tende a rompersi per l'usura; inoltre, anche se lasciato inutilizzato, con il tempo ed il contatto con gli inchiostri esso tende anche ad indurirsi e "pietrificare", diventando inutilizzabile. In questo caso occorre aprire la penna separando la sezione dal fusto (si faccia riferimento alla pagina "smontare e rimontare levetta e pulsante di fondo" per i due casi più comuni) e provvedere alla sua sostituzione.
La scelta della misura del sacchetto
La scelta del sacchetto da sostituire deve tener conto di due parametri, le dimensioni ed il materiale. L'unica dimensione che conta davvero è però il diametro, per la lunghezza infatti basta che questa sia sufficiente ad arrivare al meccanismo di compressione. Per i sacchetti in commercio essa supera nella maggior parte dei casi le dimensioni utili (in profondità) del corpo della penna e come vedremo essi devono essere opportunamente accorciati.
Le dimensioni di un sacchetto sono di solito espresse in 64-simi di pollice e corrispondono al diametro esterno dello stesso: le misure vanno in genere da 12 a 22. Se si dispone già dei sacchetti in diverse misure il modo più semplice per scegliere quello del diametro giusto è di inserirli nel corpo della penna e vedere qual'è quello più grande che entra senza toccare il bordo e senza fare resistenza: il sacchetto deve entrare nel corpo della penna con facilità e deve poter essere posizionato al centro dello stesso senza strusciare contro le pareti e, per i sistemi di caricamento in cui è presente, senza entrare in contrasto con la barra di pressione.
Non fate l'errore di montare il sacchetto più grande possibile che entra nel fusto, nell'illusione di aumentare la capacità del serbatoio: i fattori che determinano la durata del serbatoio sono altri, con un sacchetto troppo grande si rischia solo una usura precoce, con conseguenti macchie di inchiostro nella camicia o nella borsa alla sua rottura. Un sacchetto più piccolo è preferibile anche per una migliore efficienza di riempimento del meccanismo di caricamento, che riesce a stringerlo meglio, e per il miglior isolamento termico che si riesce a ottenere per lo strato d'aria fra il sacchetto ed il corpo della penna che evita il gocciolamento a penna quasi vuota per le variazioni di pressione dell'aria nel serbatoio dovute all'innalzamento di temperatura col calore della mano.
Se non si dispone preventivamente dei sacchetti nelle varie dimensioni per poterli provare direttamente nella modalità appena illustrata, occorrerà determinare quella più adeguata alla propria penna misurando il diametro interno del fusto, dove il sacchetto dovrà essere inserito. Da questa misura si potrà determinare la dimensione corretta del sacchetto facendo un semplice calcolo, e procurarsi solo quella. La misura del diametro interno della fusto si effettua all'imboccatura della sezione come illustrato nelle figura a fianco, ma non si può usare direttamente questo valore perché la dimensione del sacchetto risulterebbe sovrastimata, dato che così non si tiene contro dell'ingombro interno del sistema di caricamento.
La barra di pressione di un caricamento a levetta o a pulsante di fondo infatti può essere spessa fino a 0.9 mm, e dato che il sacchetto deve poter entrare in maniera diritta restando al centro del corpo della penna questa dimensione va sottratta non dal diametro interno, ma dal raggio; quindi da quanto misurato all'imboccatura del fusto va tolto il doppio di 0.9 mm. Si tenga presente che questa sottrazione non deve essere fatta per alcuni sistemi di caricamento a sacchetto, come quello pneumatico della Chilton, che non hanno l'ingombro del meccanismo e consentono l'uso si sacchetti più grandi, ma si tratta comunque di caricamenti particolari; per questo eseguiremo il calcolo di esempio facendo riferimento al caso più comune, quello della levetta e del pulsante di fondo.
64/imi pollice |
mm |
11 | 4,4 |
12 | 4,8 |
13 | 5,2 |
14 | 5,6 |
15 | 6,0 |
16 | 6,4 |
17 | 6,7 |
18 | 7,1 |
19 | 7,5 |
20 | 7,9 |
21 | 8,3 |
22 | 8,7 |
Un pollice equivale a 25.4 mm, un sacchetto di misura "14" corrisponde a 14/64 di pollice, vale a dire a 14/64*25.4 = 5.55 mm di diametro esterno. Per evitare di eseguire il calcolo tutte le volte si è riportato nella tabella a lato un elenco di conversioni delle misure più comuni dei sacchetti in commercio, dai sessantaquattresimi di pollice ai millimetri.
Se allora si misura all'imboccatura del fusto un diametro interno della penna pari 8.4 mm, si dovrà stimare un diametro utile interno di 8.4-0.9*2 = 6.6 mm, ed il sacchetto da scegliere dovrà avere un diametro inferiore a questo valore. Se convertiamo il precedente risultato da millimitri a sessantaquattresimi di pollice per avere una indicazione di quale sia la "misura" adeguata per il sacchetto otterremo 6.6*64/25.4 = 16.6. Si dovrà quindi scegliere un sacchetto da 16 dato che questo deve essere più piccolo della dimensione massima possibile.
I numeri usati in questo calcolo di esempio sono quelli trovati nel restauro di una 852V ed in effetti il sacchetto da 16 è anche quello che era stato selezionato col metodo empirico illustrato in precedenza in cui si era provato ad inserire nel fusto le varie dimensioni dei sacchetti. Pertanto se è il diametro interno misurato in millimetri all'imboccatura del fusto della penna, la formula per determinare la corrispondente misura del sacchetto è:
La scelta del materiale del sacchetto
I sacchetti attualmente in commercio sono principalmente di due tipi, quelli tradizionali in gomma/lattice, in genere di colore nero, e quelli nuovi in silicone, chiari e parzialmente trasparenti, illustrati nell'immagine precedente. Le differenze sono significative (per i dettagli si rimanda alla relativa pagina).
Per le loro migliori caratteristiche sono senz'altro da preferire i sacchetti in silicone, anche se in genere sono più costosi. Il materiale è molto più stabile e resistente alle componenti degli inchiostri e dimostra una tenuta meccanica ed un mantenimento dell'elasticità molto più prolungato. Inoltre non è noto il rilascio di nessun componente chimico durante l'invecchiamento, e non sono quindi fonte di possibili alterazioni di materiali delicati come la celluloide. Un altro vantaggio del silicone è che è più liscio in superficie ed è pertanto più facile da inserire nel fusto, talvolta con i sacchetti in lattice occorre aiutarsi con del talco.
Si tratta pertanto, nonostante il costo superiore all'acquisto, di una scelta comunque conveniente nel lungo periodo. L'esperienza personale dell'autore di queste note è di essersi trovato varie volte nella situazione in cui un sacchetto in lattice sostituito si sia di nuovo pietrificato dopo qualche anno, costringendo ad un'altra sostituzione, evenienza mai verificatasi coi sacchetti in silicone.
Taglio in lunghezza
Una volta scelto il sacchetto il primo passo è quello di tagliarlo nella giusta lunghezza, esso infatti dovrà essere incollato sul cosiddetto "collare" della sezione (per una descrizione dei vari tipi di sezione, e di come eventualmente effettuarne una riparazione, si consulti questa pagina), la cui profondità ovviamente non corrisponde al bordo dell'imboccatura. Prendere le misure comunque è piuttosto semplice, si inserisce il sacchetto in posizione e si accosta di fianco al corpo la sezione smontata in modo che corrisponda al punto dove andrà a battere una volta rimontata, vi si stringe sopra con due dita la parte sporgente del sacchetto, e lo si estrae solidalmente, individuando poi immediatamente dove porre il taglio.
Alternativamente si può semplicemente marcare il sacchetto a pari sul bordo del fusto con un pennarellino, e tagliare misurando la profondità di cui rientra la sezione nel corpo. Anche in questo caso lasciare un millimetro di aria sul fondo è opportuno, per evitare frizioni inutili, considerando che normalmente la barra di pressione ha una escursione più limitata della lunghezza del fusto (questo è ancora più evidente nel caso di caricamento a pulsante di fondo) per cui è inutile che il sacchetto sia inserito in profondità anche dove comunque non verrebbe premuto.
Preparazione ed incollaggio
Una volta tagliato a misura il sacchetto, si dovrà predisporne l'incollaggio sul collare della sezione. In genere nel restauro di penne antiche, questa conterrà i residui del sacchetto rimosso e del collante utilizzato per l'incollaggio, che dovranno essere rimossi grattandoli via con un trincetto o un coltellino. Nell'eseguire l'operazione si stia attenti a non esagerare e tranciare parte del collare e rimuovere anche parte dell'ebanite dello stesso, in alcuni casi il collare è molto sottile ed è opportuno essere delicati per evitare rischi di rottura; è importante che la superficie ripulita dia un buon appoggio, non che sia perfettamente liscia, in alcuni casi anzi sono pure presenti scanalature per facilitare la presa del collante.
Una volta ripulito il collare della sezione, occorre incollarvi il sacchetto, anche se c'è chi si affida alla elasticità dello stesso (una volta inserito nella penna non vi sono sforzi significativi che ne favoriscano l'estrazione) o lo fissa legandolo con del filo da cucito. Qualora lo si incolli il collante consigliato è lo shellac (che in italiano altro non è che la gommalacca). Esso infatti è facilmente reversibile, quando è secco lo si può ammorbidire con il calore (anche se questo diventa sostanzialmente inefficace con incollaggi molto vecchi in cui lo shellac è cristallizzato) e se ne usa troppo o ci si sporca le dita o lo si sbrodola su altre parti della penna lo si può rimuovere facilmente con un po' di alcol su un panno pulito (da sacrificare, non usate la vostra camicia/maglietta preferita ...) che lo scioglie anche quando cristallizzato.
Si distribuisca lo shellac sul collare della sezione prendendolo dalla sua boccetta (o da dove lo tenete) con uno stecchino da denti: è bene che sia piuttosto liquido (nelle foto si ne è usato uno molto denso e se ne è messo molto per renderlo più visibile, si è dovuto poi "diluirlo" con un po' di alcol). L'unica precauzione da prendere è quella di stare attenti a non ostruire il canale dell'alimentatore, altrimenti si potrebbe anche essere costretti a smontare la sezione per poterlo ripulire (se si è davvero esagerato, se la cosa è superficiale basta il solito panno con l'alcol).
Una volta distribuito lo shellac sul collare occorre applicarvi il sacchetto; questa le prime volte è la parte più complicata della procedura, specie se il sacchetto è molto piccolo rispetto al diametro del collare (cosa assolutamente normale), occorre infatti allargarlo e farvelo aderire. Un tempo venivano utilizzati anche appositi divaricatori, da usare come illustrato in figura 13a, con cui allargare il sacchetto per poi inserirlo sul collare. Si può ottenere lo stesso effetto con delle pinzette a punte ricurve da componenti di elettronica come in figura 13b, ma il mio suggerimento è di utilizzarle eventualmente solo per sforzare un po' il bordo del sacchetto qualora l'elasticità non fosse sufficiente o rendesse eccessivamente complicato eseguire la manovra manuale seguente.
Per quanto l'uso di uno strumento apposito possa sembrare facilitante, l'esperienza di un riparatore professionale come Frank Dubiel suggerisce che alla fine è molto più semplice fare le cose usando semplicemente le mani. Il suo suggerimento è quello di prendere il sacchetto fra le due dita della destra, ed abboccarlo sul collare tenendo la sezione con l'altra mano come illustrato in figura 14, per poi spingerlo in posizione sopra il collare usandone la flessibilità. Una volta abboccato si spinga il sacchetto fino al fondo del collare aiutandosi anche con le unghie (attenzione a non esagerare e a non strapparlo). La foto è stata fatta, per semplicità, prima di mettere lo shellac, con lo shellac applicato ci si sporcheranno le dita, ma fa parte del gioco. Le prime volte si farà più fatica, ma una volta presa la mano la manovra finisce per risultare molto più veloce e sicura delle acrobazie con gli attrezzi.
Ovviamente quando lo shellac è in posizione lo strusciamento del bordo del sacchetto per inserirlo sul collare ne rimuoverà una parte, si tenga presente che non serve un incollaggio robusto, il sacchetto deve solo aderire al collare (cosa che comunque farà per elasticità, essendo in genere più stretto dello stesso) e non subirà trazioni longitudinali. Comunque è sempre possibile, una volta inserito ad almeno metà collare rimettere un po' di shellac (molto liquido) fra sacchetto e collare utilizzando lo stuzzicadenti per rialzare il bordo del sacchetto. Se si è particolarmente pignoli può rafforzare l'incollaggio distribuendone un altro poco fra il bordo del sacchetto e lo scalino di giunzione del collare con la sezione. In tutta la manovra è importante che alla fine il sacchetto sia montato perfettamente diritto in linea con l'asse della penna, come in figura 15a e 15b.
Una volta arrivati a questo punto non ci sarà che da aspettare un'oretta per far asciugare completamente lo shellac e poi si potrà procedere al rimontaggio della sezione nel fusto. In questo caso si eviti assolutamente di usare lo shellac per incollare la sezione al fusto, e se ne rimuovano eventuali resti sulla giunzione di contatto col fusto. Col tempo infatti la cristallizzazione dello shellac renderebbe molto difficile la rimozione dello stesso e lo smontaggio della sezione, a scapito della reversibilità della riparazione e della possibilità di nuovi interventi. Qualora sia necessario un miglior fissaggio della sezione nel fusto si può sempre usare un collante che non presenti i problemi di cristallizzazione, come questo sigillante.