Wet noodle
L'espressione gergale wet noodle (dall'insignificante traduzione italiana di spaghetto bagnato) viene utilizzata dai collezionisti anglosassoni per indicare i pennini cosiddetti super-flessibili, cioè quei pennini capaci di dare enormi variazioni di tratto, ed adatti per questo all'uso calligrafico, con una separazione fra le punte che può tranquillamente superare i 2 millimetri.
Questi pennini sono piuttosto rari e non vengono più prodotti dai primi decenni del 1900. La loro estrema flessibilità infatti li rende abbastanza delicati, perché se premuti troppo possono piegarsi definitivamente. Inoltre chi ha la mano pesante li troverà inevitabilmente scomodi, proprio perché tendono ad aprirsi troppo e scrivendo velocemente si può facilmente perdere la continuità del tratto. Sono però una vera delizia per chi ha la mano leggera e scrive con calma, dato che il loro uso assomiglia quasi a quello di un pennello.
Solo poche aziende si sono cimentate nella produzione di questi pennini; le più rinomate sono la Waterman, la Eversharp e la Swan, le uniche che han continuato una produzione significativa nel 1900. Sono comunque noti wet noodle prodotti anche da altre aziende come la Conklin e la Parker, ma in questo caso sono molto più rari e praticamente inesistenti dopo gli anni '20. Fra le italiane, arrivate sul mercato, solo in un periodo successivo, questi pennini sono molto più rari, ma se ne può trovare qualche esempio nella produzione della Omas.