Sigillatura delle penne e materiali
Facendo manutenzione alle nostre penne (e soprattutto se datate) ci troviamo spesso di fronte alla necessità di sigillare alcuni accoppiamenti. Tipicamente questi accoppiamenti sono tra il fusto e la sezione. I materiali che normalmente possono venire usati sono molteplici. Vediamo i principali e le loro caratteristiche:
Sigillante per penne
Il sigillante per penne (testato e riproposto da Ottorino) è il sigillante per eccellenza in quanto ricavato direttamente da un documento della Sheaffer. Questo sigillante sicuramente garantisce una ottima tenuta e non crea problemi ai materiali. Può essere ammorbidito per un eventuale smontaggio riscaldando le parti. Per contro non è facilmente pulibile e richiede una preparazione un poco laboriosa. Nell'ottica della preparazione per un uso futuro è sicuramente consigliabile. In caso di bisogno immediato si può dirottare su altri sigillanti più facilmente reperibili
Gommalacca (shellac)
La gommalacca è il sigillante che fino a qualche anno or sono è stato usato dalla maggior parte di noi (Le caratteristiche e la preparazione si possono vedere al link legato al titolo). Essa garantisce una buona tenuta, è facile da realizzare e può essere ammorbidito per un eventuale smontaggio riscaldando le parti (a circa 60°C). I lati negativi sono che la resina nel tempo tende a cristallizzare, rendendone più difficile la rimozione e che la pulizia delle parti non è agevole (ma possibile) e come per il Sigillante per penne occorre prepararlo prima, quindi, anche in questo caso, se serve un sigillante nell'immediato occorre utilizzare altro.
Bitume
Il bitume è una sostanza semisolida di colore scuro (bruno o nero) ottenuto da giacimenti naturali o da distillazione del greggio. In commercio possiamo trovare due tipi di bitume: quello "stradale" ch'è molto duttile (rammollisce a circa 35#C) e quello industriale ch'è meno duttile e ha un punto di rammollimento sui 45-55°C. Tra le caratteristiche che possono rendere appetibile questo materiale per eventuali sigillature abbiamo il fatto ch'è insolubile all'acqua; non è attaccabile da alcali, acidi e sali; è duttile ed ha un basso punto di rammollimento e nn ha necessità di essere preparato: come per le cere basta riscaldarlo un poco. Per contro bisogna segnalare ch'è difficile da pulire (ed i solventi necessari a rimuoverlo potrebbero danneggiare le resine delle penne) e che il bitume subisce un invecchiamento con decadimento delle proprietà (perde elasticità e si indurisce) a causa degli sbalzi termici e per ossidazione all'aria rendendo difficoltosa dopo anni l'operazione di smontaggio delle parti.
Catrame (puro)
Cere
Tra le cere abbiamo due categorie: le cere naturali e le cere minerali. Le cere naturali (cera d'api o cera carnauba) possono essere utilizzate per sigillare gli accoppiamenti. Le cere naturali presentano le seguenti caratteristiche: malleabilità a temperatura ambiente; punto di fusione sui 45°C (quindi con acqua calda o d un fon); una volta fusa presenta una elevata viscosità (quindi non cola) ed è insolubile in acqua. Il fatto che sia malleabile a temperatura ambiente e che possa essere fusa con l'ausilio di un fon ci permette di utilizzarla facilmente sui filetti di accoppiamento tra una sezione ed un fusto. Per contro, data la relativa bassa temperatura di fusione occorre fare attenzione dove lasceremo la nostra penna. Per esempio, d'estate l'abitacolo di una auto al sole può raggiungere i 60-65°C e quindi la tenuta potrebbe risentirne (inoltre a quelle temperature parecchie resine plastiche cominciano a deformarsi sotto carico)
Tra le cere minerali, forse la più nota è la paraffina ch'è una miscela semisolida di idrocarburi. Le caratteristiche e le metodologie d'uso sono analoghe a quelle delle cere naturali. Unica variazione di nota è la temperatura di fusione che, in funzione del tipo di paraffina, varia da 45 a 65°C. Occorre tenere presente le paraffine industriali (ovvero le paraffine non bianche), se usate spesso e senza protezioni, possono essere rischiose per la salute:
"Diversamente dalle frazioni più raffinate (petrolato bianco) impiegate nei preparati cosmetici e farmaceutici, le frazioni meno raffinate (petrolato giallo, ambrato, marrone) destinate a impieghi industriali possono contenere residui cancerogeni come gli idrocarburi policiclici aromatici, e pertanto solo a queste frazioni industriali l'Unione europea ha applicato la frase di rischio R45 con la nota N specifica delle sostanze che possono provocare il cancro" (estratto da: https://it.wikipedia.org/wiki/Paraffina)
Grasso al silicone
Il grasso al silicone è un lubrificante formato da un olio base (olio siliconico) con un addensante ed eventuali additivi. I vantaggi derivanti dall'uso del grasso al silicone sono: la facile reperibilità, la sua compatibilità con plastiche ed elastomeri, ovvero è inerte (quindi adatto alla resine utilizzate per la costruzione delle penne), è idrorepellente, insolubile in acqua e lavora bene da -40°C a +130-150°C, facile da applicare e da pulire. Tra le cose negative da segnalare, è il fatto che è lubrificante per cui rende molto agevole il serraggio dei particolari, questo comporta che è facile perdere la percezione dello sforzo esercitato nel serraggio, e stringere eccessivamente con il rischio di rompere le parti o comunque di stressarle troppo. Se si decide di utilizzare il grasso al silicone bisogna fare attenzione a non forzare le parti. In generale quando si vuole una chiusura ben ferma le sue caratteristiche lubrificanti sono un aspetto controproducente, ed è meglio ricorrere ad altro.