Plastic resin

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We call in a generic way plastic resin the plurality of materials characterized by injection mold processing (some of which, historically used for fountain pens, have been reported in the side table). In fact also more traditional materials such as celluloid or galalith are plastic resins, but we will discuss briefly in this section only these new ones that could processed by injection mold, that were used in fountain pen productions from the 40s until around the 60s.


Materiale
Lucite (PMMA)
Polystyrene
Makrolon (PC)

The pen that more than any other is considered the prototype of plastic resins fountain pens, is the famous Parker 51, created in 1939, but marketed extensively only since 1941. The body of the pen, so as the section and the shell that protects the hooded nib was realized in "Lucite".

But Parker was not the first manufacturer to use these new materials, well before the official launch of 51, in 1939, Waterman launched the Hundred Year model, also produced with the same material, Lucite, which was probably the first major model produced in plastic resin. Another great success plastic resin model was the Eversharp Skyline, made in polystyrene. Since the '50s, most manufacturers began to abandon celluloid, which until then was the dominant material, to switch to the use of different kind of plastic resins.

When plastic resins entered the market, they showed considerable advantages, first of which was the ease of the their processing. Parts which could be made with injection molded plastic favored the industrialization of the production at much lower prices. Furthermore, these new plastics were also much more resistant to the corrosive agents; in fact one of the reasons for which the Parker 51 resorted to Lucite was the need to resist the corrosive effects of a new fast drying ink, introduced together with the pen.

Lo svantaggio principale delle resine plastiche, almeno al momento della loro introduzione, era invece quello di non poter essere realizzate che in colorazione a tinta unita. Questo però risultò essere un problema minore, perché proprio in quello stesso periodo le tendenze stilistiche, anche sotto la spinta della nascita di questi nuovi materiali, si orientarono su uno stile modernista e minimalista, ed i coloratissimi modelli in celluloide iniziarono ad essere visti come un po' antiquati.

Inoltre alcune resine plastiche si prestano alla realizzazione di materiali misti di notevole interesse, fra questi probabilmente il più interessante è la versione di Makrolon (nome usato dalla Bayer), introdotto nel 1966 dalla Lamy per la sua famosissima Lamy 2000, un policarbonato misto a fibra di vetro di elevatissima resistenza meccanica e dotato di una particolare colorazione nero/grigia data dalla tessitura delle fibre di vetro.

Al giorno d'oggi la gran parte delle penne viene realizzata in una qualche resina plastica, più o meno lucida o resistente a seconda della realizzazione. L'evoluzione della tecnica consente anche di creare plastiche colorate la cui brillantezza e varietà di colori ha ben poco da invidiare alla celluloide. Tutte queste però restano realizzazioni industriali il cui valore effettivo resta discutibile, per quanto una azienda possa sostenerne la preziosità. La celluloide infatti, per i tempi lunghi di lavorazione e l'impossibilità di lavorazione con iniezione a stampo, resta un materiale molto più prezioso di qualunque resina plastica, ed è anche per questo che ha visto un ritorno al successo negli anni recenti, come caratteristica distintiva di alcune produzioni (in particolare quelle della Visconti) di penne di lusso.

Note