Una A.R.A. n. 5

Storia

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Pubblicità A.R.A. degli anni '20.

La produzione iniziale dell'Aurora è ben documentata dal primo catalogo,[1] pubblicato dall'azienda nel 1922, che vede la presenza di quattro diverse denominazioni per i diversi modelli, determinate dal sistema di caricamento adottato.

Certamente i modelli iniziali prodotti fin dalla nascita dell'azienda sono stati quelli con caricamento safety, denominati R.A.,[2] sigla di Rientrante Aurora, e con caricamento a contagocce, denominate sia F.A., sigla di Fisso Aurora. Delle penne a contagocce venne poi realizzata una seconda versione di prezzo più basso, denominata F.A.S., sigla di Fisso Aurora Semplice, dotata, al contrario della versione F.A. che aveva un attacco a vite, di un semplice cappuccio ad incastro.

A questi modelli si aggiunge, (non è chiaro se da subito o in seguito all'inizio degli anni '20 ma compare nel catalogo del 1922 stesso), la A.R.A, sigla che sta per Aurora a Riempimento Automatico, dotata invece del classico caricamento a levetta e per questo pubblicizzata come "la penna che non imbratta le mani".

Inizialmente tutti i modelli erano accomunati dall'assenza di fermaglio esattamente come per i modelli della Montblanc dello stesso periodo. Poi questo fu reso disponibile in forma di clip montata su una fascetta da infilare e stringere sul cappuccio;[3] questa prima versione presenta l'incisione frontale Aurora Torino nel logo ovoidale dell'azienda. Fanno seguito a queste gli eleganti fermagli su anello di fissaggio montati sulla testa del cappuccio, in cui l'anello era decorato a foglie di alloro o con motivi traforati, che sono databili intorno alla metà degli anni '20. Seguono le clip rivettate ed i fermagli incastrati sul cappuccio che poi verranno usati anche per il successivo modello Duplex.

 
Una A.R.A. n.5 "transazionale ?"

Nel 1926 venne prodotta una particolare versione della R.A. n.2 per la campagna Vitalizi del Touring Club Italiano, in due versioni, una marcata T.C.I. sul fermaglio, l'altra marcata T.C.I. sul serbatoio, e recante l'acromimo F.E.R.T. (Fortitudo Eius Rhodum Tenuit, motto della Accademia della S.S. Annunziata) inciso sulla manopola del fondello.

Benché dal 1927 questi modelli vengano progressivamente sostituiti dalla nuova Duplex, la loro produzione prosegue almeno fino agli anni '30 (sono presenti in cataloghi insieme alle Duplex in celluloide), ma non ne sono note date di dismissione precise.

Caratteristiche tecniche

I modelli iniziali della Aurora non si distinguono per particolari caratteristiche od innovazioni tecniche, erano semplicemente penne ben costruite e robuste, di ottima qualità, che non avevano niente da invidiare ai più famosi modelli dei concorrenti americani e tedeschi. Anche i sistemi di caricamento adottati erano quelli più comuni all'epoca, così come i materiali. Il cappuccio era con chiusura a vite a parte il modello F.A.S. equipaggiato per economizzare con cappuccio ad incastro.

Materiali

I modelli iniziali dell'Aurora erano tutti realizzati in ebanite. Benché la produzione iniziale abbia presumibilmente utilizzato soltanto ebanite nera, ben presto[4] la gamma venne ampliata con modelli in ebanite fiammata rossa e nera ed anche ebanite rosso-corallo, che però risultano piuttosto rari.

Insieme alle penne ordinarie in ebanite, era presente la disponibilità di una ampia gamma di rivestimenti in metallo, prezioso e non, con le più varie decorazioni, dalla semplice laminatura ad incisioni a cesello di grandissima eleganza e complessità, in genere reperibili solo sui modelli più prestigiosi, realizzati in argento massiccio o oro massiccio a 14k.

Sistema di riempimento

Come già detto i modelli iniziali dalla Aurora prevedevano tre diversi sistemi di riempimento, che davano anche il nome alle penne stesse. Detti sistemi erano il safety per il modello R.A., il caricamento a contagocce per i modelli F.A. e F.A.S., ed il caricamento a levetta per il modello A.R.A.

Versioni

I modelli iniziali Aurora venivano prodotti in diverse misure, il cui numero, unito al nome del modello, viene a costituire la denominazione completa della singola penna. Il modello F.A. prevedeva invece cinque misure (nn. 0, 1, 2, 3, 4), dalla versione da signora (la F.A.0) al corso di 26 lire, alla versione più grande (la F.A.4) al costo di 40 lire. La F.A.S. era disponibile solo in misura 4, al prezzo inferiore di 30 lire. Del modello F.A.0 è stata inoltre ritrovata una particolare versione rivestita dotata di serbatoio telescopico.

Il modello R.A. prevedeva sette diverse misure (nn. 00, 0, 1, 2, 3, 4, 5) con prezzi che andavano a partire dalle 40 lire del più piccolo fino alle 48 del modello R.A.4 con incrementi di due lire a salire nella dimensione. Il modello di grandi dimensioni (maggiori di 14 cm) R.A.5 aveva invece un costo di 70 lire. Si vocifera anche di una R.A.6 mai commercializzata.

Infine il modello A.R.A. venne invece prodotto inizialmente in misura unica (la A.R.A.4) al prezzo di 48 lire. In seguito[5] la A.R.A. venne prodotta anche in altre tre misure: nn. 3, 35 (intermedia fra 3 e 4), e 5.

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Pubblicità Aurora anni '20.

Ulteriori variazioni, per quanto riguarda i modelli base in ebanite, erano dovuti sia al colore (nero, fiammato, rosso corallo) della stessa, che relative decorazioni eseguite su di essa: sono note cesellature a motivo ondulato o a righe diritte.

Infine si aveva una ampia varietà nelle rifiniture disponibili. In particolare sui modelli di dimensioni inferiori, fino alla misura n. 2, era possibile avere un anellino sulla cima del cappuccio. A questo si affiancava la disponibilità diverse tipologie di fermagli, in modo da consentire una lunga serie di variazioni che permettevano di ottenere, da un numero tutto sommato abbastanza limitato di modelli base, una gamma dotata di diverse e numerose versioni.

Le principali versioni di clip disponibili erano: fermaglio rivettato, fermaglio con aggancio al cappuccio a cerchietto metallico in differenti versioni e decorazioni, fermaglio laminato oro con decorazioni a forma di foglie d'alloro, fermaglio con incastro su una scanalatura sul cappuccio, disponibile con diverse decorazioni.[6] Era inoltre possibile, come ulteriore decorazione, aggiungere una veretta dorata al bordo del cappuccio.

Ancora più varie le versioni rivestite, realizzate sia in metallo laminato 18k, che in oro o argento massiccio. Oltre alle decorazioni con motivi geometrici (guilloché o grana di riso) sono presenti modelli con fascette decorate (in genere con motivi floreali) sul corpo e sul cappuccio, modelli con elaborate incisioni a sbalzo, versioni smaltate o decorate al bulino.

I rivestimenti in metallo laminato riportano inoltre un punzone rettangolare con la sigle 18 KR, a cui si affianca un altro punzone con la scritta Aurora in rilievo in un riquadro rettangolare; quest'ultimo però non è presente nei modelli dei primi anni '20, in cui è talvolta sostituito da un punzone più piccolo, sempre di foggia rettangolare, recante una cifra o una lettera. In genere le punzonatore sono presenti o sul bordo inferiore del cappuccio o su quello superiore del corpo, anche se si trovano modelli con un solo punzone o col punzone spuntato sulla parte inferiore del corpo.

 
Logo Aurora

Tutti i modelli in ebanite presentano sul corpo una incisione recante la scritta Fabbrica Italiana di Penne a Serbatoio disposta su due linee spezzate al centro dal logo dell'azienda (l'ovoide recante la scritta Aurora Torino). A questa si aggiunge, in genere riportata sotto il fondello, la sigla indicante il nome del modello completo di misura (ad esempio A.R.A. 4). Per le versioni overlay l'incisione riporta solo il logo ovoidale, questo è posto, per le rientranti, o sul fondello girevole o sulla sezione, mentre per gli altri modelli viene posto sulla sezione.

Colori

Le penne erano realizzate prevalentemente in ebanite nera decorata con cesellature di motivi ad onde o a righe, per i modelli di base. Venivano poi offerte come opzioni penne in ebanite rosso-corallo o in ebanite rosso/nera, molto più rari. Sono invece molto varie le decorazioni dei modelli rivestimenti, anche se i più comuni sono in metallo laminato in oro.

Pennini

I pennini di questi modelli sono in oro 14k, dotati di foro di areazione a forma di cuore o di goccia, che nella seconda metà degli anni '20 diventa circolare. Sono noti pennini senza foro di areazione, utilizzati però prevalentemente nei prodotti delle sottomarche Olo ed Asco. Tutti i pennini sono marchiati con il logo ovoidale dell'azienda recante la la dicitura Aurora Torino, al centro del quale veniva riportato anche il numero della misura dello stesso.

Misure

Nella tabella seguente sono riportate le misure relative alle diverse varianti del modello, sia per quanto riguarda le lunghezze che il peso. La lunghezza fa riferimento alla lunghezza della penna da chiusa col cappuccio avvitato o calzato fino in fondo. La misura del fusto fa riferimento alla lunghezza del corpo penna compreso il pennino. I diametri per fusto e cappuccio sono misurati sul loro valore massimo, la sezione invece sul punto di presa, ed il diametro è quindi una indicazione molto approssimata. I pesi sono a penna scarica (o senza cartucce). Le misure sono state eseguite su esemplari singoli, pertanto sono comunque indicative, e sono possibili variazioni dell'ordine di uno/due millimetri sulle lunghezze, di qualche decimo di millimetro sui diametri, e del grammo sui pesi.

Versione Lunghezza Altre misure: lunghezze, diametri, pesi
A.R.A. 5" ? come è fatta

Template:CronoModelli |- | 1919 || Nascita della Aurora[7] |- | 1922 || Pubblicato il primo catalogo, illustrante i modelli A.R.A., R.A., F.A. e F.A.S. |- | 1923 || Introdotte le misure (nn. 3, 35, 4 e 5) per la A.R.A. |- | 1924 || Introdotto l'uso di ebanite rossa e fiammata |- | 1925 || Introdotta una versione ufficiale della clip |- | 1926 || Introdotta una versione della R.A.2 per il Touring Club Italiano |- |}

Materiale disponibile

Note

  1. molti dei dati qui esposti fanno riferimento in prima battuta al libro La storia della Aurora dal 1919 ai giorni nostri di Luca de Ponti ed in seconda battuta al libro La storia della stilografica Italiana di Letizia Jacopini.
  2. le denominazioni sono appunto quelle utilizzate nel catalogo del 1922, presenti anche in molte pubblicità dello stesso periodo.
  3. Luca de Ponti riporta la data del 1925.
  4. Luca de Ponti riporta la data del 1924.
  5. Luca de Ponti riporta la data del 1923.
  6. non è chiaro se sia stato usato anche il montaggio ad anello, che compare in una delle penne classificate come A.R.A nel libro di De Ponti.
  7. la cronologia qui usata prende come riferimento il libro La storia della Aurora dal 1919 ai giorni nostri di Luca de Ponti.

Riferimenti esterni

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