Lamy

Da FountainPen.
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Lamy Logo

Although Lamy, being born in 1930, appears to be one of the historic German producers, is often seen as a recently founded company. But since the '60s its models have always been characterized by the attention to design and design research, with the production of great value models like the Lamy 2000 that, for their futuristic and minimalist style, have earned the company an image of modernity and avant-garde.

Having always invested in research and development, the company has been able to successfully overcome the crisis period following the ballpoint pen introduction, keeping up with the times and adapting to new market demands, on which it remained continuously present from the foundation. To date Lamy stands out as a manufacturer of midrange fountain pens, and writing tools for everyday use. Although the company has chosen not to produce luxury models, his fountaon pens are of excellent quality and maintain that particular attention to stylistic innovation that makes them always relevant and interesting.

Lamy
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History

The Lamy was born at the hands of Joseph C. Lamy in 1930 in Heidelberg, under the name of Orthos Fullhalterfabrik C. J. Lamy. Joseph C. Lamy had been director of the exports of Parker until the 20's. In 1927 he returned to Heidelberg as Parker Germany' general manager in the period in which it had acquired the Osmia for the Duofold production in Germany.

Alla fine del 1929, più o meno in contemporanea con la fuoriuscita della Parker dalla Osmia, Joseph Lamy si licenziò per creare la sua azienda. Si trasferì a Berlino ed iniziò la produzione di stilografiche in celluloide marchiate Orthos, molto simili alla Duofold (che in quel periodo era molto imitata) prodotte in due misure ed una ampia gamma di colori.

Nel 1933 la Lamy acquisì un primo brevetto per una combinazione penna/matita, e mise in produzione una penna di grandi dimensioni, sempre pensata per fare concorrenza alla Duofold. Di questi anni si hanno poche notizie, e non sono noti modelli specifici, le penne venivano commercializzate semplicemente con il marchio Orthos.

Pubblicità di una Artus Favorit del 1939.

Inoltre Joseph C. Lamy seppe presagire i tempi intuendo le potenzialità della plastica, ed acquisì la Artus Fullaltergesellschaft Kaufmann und Co, le cui origini sembrano risalire al 1936/37, iniziando, per primo in Europa, a produrre penne in plastica a iniezione. Il primo modello era realizzato con un nuovo meccanismo a stantuffo brevettato e pur restando commercializzato con il marchio Artus si distingueva chiaramente dai precessori.

Non è chiaro se la produzione di penne in plastica iniziò intorno al 1939, data approssimativa della acquisizione della Artus, o solo nel dopoguerra. Non è chiaro neanche quando cessò l'uso del marchio Orthos, ma almeno fino al 1941[1] i due marchi coesistettero condividendo indirizzo e numero di telefono, anche durante un cambiamento di sede avvenuto nel 1940.

Negli anni successivi la gamma venne ampliata con nuovi modelli come le Artus Rekord, Perfect, Favorit, Ballit, Schulüller, Prinz, Junior. La Artus da si concentrò nella produzione di penne economiche e funzionali, con una attenzione al mercato studentesco; seppe inoltre spaziare in tutto l'arco degli strumenti da scrittura. Inoltre l'azienda si distinse per la scelta di una diffusione commerciale basata sulla vendita diretta via posta, scavalcando la rete dei rivenditori di materiali di cancelleria. Nel 1949 la Artus venne rinominata in Artus, C. Josef Lamy, ed il marchio continuò ad esistere fino al 1972.

File:195x-Lamy-27-3.jpg
Pubblicità della Lamy 27 degli anni '50.

Solo nel 1952 l'azienda immise sul mercato la prima penna marcata Lamy, il modello Lamy 27, con caricamento a stantuffo e pennino semi-coperto, di forme affusolate con uno stile che richiama quello della Parker 51, che in quel periodo vedeva innumerevoli imitatori. Nonostante la somiglianza, la Lamy 27 era una penna con una sua chiara personalità, e presentava notevoli innovazioni tecniche, ed in particolare il sistema di alimentazione, denominato Tintomatic, che viene usato ancora oggi per la sua caratteristica di garantire un flusso costante di inchiostro nonostante le variazioni di temperatura e pressione, grazie a dei micro intarsi intorno all'alimentatore.

Nel 1966 l'azienda creò quello che viene considerato il suo capolavoro, la Lamy 2000. Per la realizzazione di questa penna la Lamy si rivolse a Gerd A. Müller un famoso designer industriale che seguiva i dettami stilistici della Bauhaus, per cui la forma segue dalla funzione. La penna venne realizzata in Makrolon, una resina plastica di policarbonato rinforzata con fibre di vetro, un materiale per l'epoca rivoluzionario. Dotata di caricamento a stantuffo la penna viene considerata uno dei migliori esempi di design moderno per la semplicità delle linee e la funzionalità della realizzazione.

Negli anni successivi la Lamy ha sempre mantenuto una costante ricerca nello stile e nella realizzazione penne funzionali e robuste. Senza puntare alla ricerca dell'oggetto di lusso esclusivo (dal costo proibitivo), ma senza neanche scadere nella cultura dell'usa e getta al minimo costo (e valore) possibile, la Lamy è riuscita a restare sul mercato degli strumenti di scrittura proprio grazie alla sua capacità di creare penne di design moderno e di elevata qualità costruttiva, ed oggi risulta essere il principale produttore tedesco di articoli da scrittura.

Cronologia

Anno Avvenimento
1930 l'azienda viene fondata da Joseph C. Lamy a Heidelberg come Orthos Fullhalterfabrik C. J. Lamy
1939 l'azienda acquisisce la Artus Fullaltergesellschaft Kaufmann und Co (data incerta)
1939 l'azienda introduce le Favorit (data incerta)
1952 l'azienda introduce le Lamy 27
1966 l'azienda introduce le Lamy 2000
1967 l'azienda dismette le Artus Prinz

Riferimenti esterni

  • [1] Sito ufficiale dell'azienda
  • [2] Sito dedicato alla storia della Lamy, inattivo
  • [3] Articolo sulla Lamy
  • [4] Articolo e discussione sulla Lamy 27
  • [5] Articolo e discussione sulla Lamy 2000
  • [6] Storia del design, dal sito dell'azienda

Note

  1. almeno secondo quanto riportato in questa discussione.