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| Alla fine degli anni '30, per seguire la tendenza delle penne che consentivano la visualizzazione del livello di inchiostro, venne adottato il [[caricamento a stantuffo]] ed avviata una produzione di una [[Montegrappa trasparente|serie di penne]] in celluloide con sezione trasparente. Sempre in questo periodo, iniziandosi a farsi sentire gli effetti della guerra, iniziarono a comparire modelli ''autarchici'' con finiture in metallo cromato e pennini in acciaio. | | Alla fine degli anni '30, per seguire la tendenza delle penne che consentivano la visualizzazione del livello di inchiostro, venne adottato il [[caricamento a stantuffo]] ed avviata una produzione di una [[Montegrappa trasparente|serie di penne]] in celluloide con sezione trasparente. Sempre in questo periodo, iniziandosi a farsi sentire gli effetti della guerra, iniziarono a comparire modelli ''autarchici'' con finiture in metallo cromato e pennini in acciaio. |
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− | Dopo la guerra la produzione riprese con un rinnovamento stilistico di tutta la gamma, passando, come avvenuto per praticamente tutti i produttori italiani, alle linee affusolate della classica forma a siluro. Le nuove penne venivano identificate da un codice numerico a tre cifre, il cui significato non è stato del tutto chiarito, se non per il fatto che la cifra dei decimali indicava il tipo di caricamento, e quella delle unità il pennino (anche se senza un ordine crescente). Le centinaia dovrebbero indicare il modello ma la stessa cifra venne usata per modelli diversi per cui il suo significato non è chiaro. Nel primo dopoguerra vennero prodotte le penne delle serie [[Montegrappa 2xx|200]], [[Montegrappa 3xx|300]] e [[Montegrappa 4xx|400]]. | + | Dopo la guerra la produzione riprese con un rinnovamento stilistico di tutta la gamma, passando, come avvenuto per praticamente tutti i produttori italiani, alle linee affusolate della classica forma a siluro. Le nuove penne venivano identificate da un codice numerico a tre cifre, il cui significato non è stato del tutto chiarito, se non per il fatto che la cifra dei decimali indicava il tipo di caricamento, e quella delle unità il pennino (anche se senza un ordine crescente). Le centinaia dovrebbero indicare il modello ma la stessa cifra venne usata per modelli diversi per cui il suo significato non è chiaro. |
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− | Nel 1946 un incendio distrusse parzialmente gli stabilimenti, con degli effetti sulla produzione: la produzione in celluloide venne limitata, e la [[Montegrappa]] si concentrò sulla produzione di rivestimenti in metallo e nell'uso delle plastiche ad iniezione. Nel 1947 l'azienda viene rifondata come ''"Elmo - Montegrappa s.n.c."'' e nel 1951 diventò la ''"Fabbrica Penne Stilografiche Elmo Montegrappa s.r.l."''. | + | Nel primo dopoguerra vennero prodotte le penne delle serie [[Montegrappa 2xx|200]], [[Montegrappa 3xx|300]] e [[Montegrappa 4xx|400]]. Nel 1946 un incendio distrusse parzialmente gli stabilimenti, con degli effetti sulla produzione: la produzione in celluloide venne limitata, e la [[Montegrappa]] si concentrò sulla produzione di rivestimenti in metallo e nell'uso delle plastiche ad iniezione. Nel 1947 l'azienda viene rifondata come ''"Elmo - Montegrappa s.n.c."'' e nel 1951 diventò la ''"Fabbrica Penne Stilografiche Elmo Montegrappa s.r.l."''. |
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| La produzione degli anni '50 vide la progressiva sostituzione della celluloide con la plastica a stampo, rimanendo la prima utilizzata soltanto per la produzione di penne economiche in color madreperla o a avorio, allora molto utilizzate come tipico regalo di Prima Comunione. In questo periodo venne anche effettuato il passaggio al [[caricamento a cartuccia]]. | | La produzione degli anni '50 vide la progressiva sostituzione della celluloide con la plastica a stampo, rimanendo la prima utilizzata soltanto per la produzione di penne economiche in color madreperla o a avorio, allora molto utilizzate come tipico regalo di Prima Comunione. In questo periodo venne anche effettuato il passaggio al [[caricamento a cartuccia]]. |