Cone cap

Da FountainPen.
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Una Waterman 20 con cappuccio a frizione

Nel mondo anglosassone si parla di cone cap per indicare una specifica variante di cappuccio a frizione caratterizzata dall'avere una sezione di chiusura in forma di tronco di cono come nell'esempio illustrato nella fotografia a fianco. In italiano si potrebbe tradurre il tutto come cappuccio conico, ma questo introduce una ambiguità visto che molto spesso si intende per cappuccio conico quello che in inglese viene chiamato tapered cap (traducibile in cappuccio affusolato), in cui è il cappuccio stesso ad essere di forma conica. Pertanto useremo la locuzione cappuccio a sezione conica.

In un cone cap il cappuccio viene fissato ad incastro sul corpo della penna (o sulla sezione) grazie alla forma conica data a quest'ultimo/a. Alcune varianti (vedi il brevetto nº US-653818 della Parker) prevedono che anche l'interno del cappuccio sia di forma conica, per adattarsi meglio alla sezione conica su cui si va a serrare, ma in generale la forma del cappuccio è semplicemente quella di un cilindro che va a serrarsi sulla sezione conica.

Si tratta in sostanza della modalità più semplice per realizzare la chiusura del cappuccio, e per questo si trova su tutte le stilografiche più antiche, ma il sistema è abbastanza primitivo e significativamente soggetto ad usura, specie in considerazione del fatto che il materiale che veniva usato era l'ebanite, che è relativamente morbida e soffre lo sfregamento. Inoltre provoca una forte tensione sui bordi del cappuccio (da cui l'uso citato di una forma conica interna) che sono pertanto, considerate di nuovo le caratteristiche di rigidità e fragilità dell'ebanite, risultano facilmente soggetti a creparsi e fessurarsi.

Per cercare di alleviare questi problemi venne introdotta una variante diritta del cappuccio a frizione ma la vera soluzione, che portò a partire da fine '800 e inizio del '900 alla progressiva eliminazione di questo tipo di cappuccio da parte di tutti i produttori, fu l'introduzione della chiusura a vite. Negli anni '20 questo tipo di chiusura era sostanzialmente scomparso, fatta eccezione per i produttori più tradizionalisti, come Waterman, che continuò la produzione fin quasi agli anni '30.