Uso del calore per favorire lo smontaggio
Prima di preventivare l'uso del calore per facilitare lo smontaggio di una stilografica, si abbia sempre l'accortezza di iniziare con le procedure illustrate nella prima parte della pagina sui consigli generali per il ripristino di stilografiche. Talvolta però, nonostante i tentativi e la pazienza nel tenerla a bagno, la penna può risultare comunque ostinata e diventa necessario passare ad applicare il calore.
L'applicazione del calore infatti, oltre a causare in genere un'espansione dei materiali, permette di sciogliere collanti (come lo shellac) e sigillanti (come quello descritto in questa ricetta) usati nel montaggio della penna che potrebbero essere la causa dell'ostinazione.
Occorre ovviamente stare attenti, perché se è vero che un collante come lo shellac ha una temperatura di fusione bassa (intorno ai 60 °C), è altrettanto vero che la celluloide si ammorbidisce a temperature non di molto superiori. Quindi il calore va sempre applicato con prudenza, limitandolo alla parte interessata allo smontaggio e per il tempo necessario a che il gradiente raggiunga il collante senza danneggiare i materiali circostanti.
La temperatura della penna può essere controllata avvicinando le dita (poca sensibilità, ma anche pericoli limitati) alla parte della penna interessata oppure avvicinando le labbra (molto più sensibili, ma con un maggior pericolo di ustioni). Inoltre bisogna considerare non solo la temperatura, ma anche il tempo di applicazione alla parte interessata, ovvero il tempo necessario a che il calore raggiunga il collante e lo sciolga/ammorbidisca.
Si illustrano tre metodi per il riscaldamento, a partire da uno sbagliato, trattato per ammonimento, a due possibili alternative, di cui una richiede perizia, molta attenzione ed una discreta esperienza mentre la seconda è più sicura ed alla portata di tutti, per cui viene comunque consigliata anche dagli esperti perché diminuire i rischi fa bene a chiunque. Chi ha fretta parta direttamente da quest'ultimo.
Primo metodo (sbagliato): acqua calda
La prima possibilità che può venire in mente per scaldare una penna è immergere la parte della stessa da trattare in un bagno di acqua calda. Il possibile vantaggio è che con un termometro di buona qualità la temperatura dell'acqua può essere determinata con una buona precisione. Come indicazione generale, la temperatura dell'acqua sopra e intorno 50 °C è insopportabile per le mani e causa ustioni se protratta nel tempo.
Questo metodo, che potrebbe anche funzionare bene con penne in metallo, in generale è da evitare totalmente. Esso infatti non presenta vantaggi significativi rispetto ai successivi mentre può essere causa di danni anche significativi per alcuni materiali come la celluloide e l'ebanite, che vengono deteriorate dall'acqua calda, fino anche alla distruzione (anche senza calore, il problema è l'igroscopicità) con la galalite. Nel caso della celluloide si può assistere ad uno sbiancamento generale, difficilmente recuperabile, o, se si eccede, anche a una deformazione dell'intera penna.
Secondo metodo (prudenza): il fornellino a spirito
L'uso di un fornellino a spirito per scaldare la parte interessata con il calore generato dalla fiamma è il metodo classico, indicato nel libro di Frank Dubiel e nella totalità dei manuali di riparazione originali delle case stesse, per effettuare il riscaldamento delle parti interessate.
Si usa un fornellino a spirito in quanto la temperatura della fiamma è molto più bassa rispetto a quella di un'altra fonte di calore, e consente inoltre una buona precisione nell'applicazione del calore. Si tratta di far passare ripetutamente la parte della penna che si intende scaldare ad una altezza di almeno cinque centimetri sopra la fiamma.
Dato che, quando si ha a che fare con delle penne in celluloide, il rischio di fargli prendere fuoco per una minima distrazione è tutt'altro che remoto, occorre stare molto attenti: non si deve avvicinare mai la penna alla fiamma e muoverla continuamente quando la si scalda. Su molti testi viene consigliato anche di tenere a portata di mano una bacinella piena d'acqua, dove immergere la penna che eventualmente dovesse prender fuoco.
Questo metodo, che richiede una discreta pratica ed esperienza (che in genere i riparatori ottengono negli anni, al prezzo di qualche bruciatura) al giorno d'oggi viene fortemente sconsigliato. Ancorché per una persona esperta resti forse il metodo più veloce per fare il lavoro, si corre comunque un rischio inutile rispetto all'uso di una pistola ad aria calda.
Se comunque volete provare questo metodo, ecco alcuni consigli derivati dall'esperienza e che speriamo vi possano evitare di far danni.
- Le dimensioni dello stoppino sono fondamentali. Nella foto sono riportati due modelli: quello grande, più facilmente reperibile, ha uno stoppino con diametro di circa 0,5-0,7 cm. Anche regolato al minimo, emette una fiamma che interessa un'area molto grande e che vanifica il pregio di potere applicare calore in zone ristrette.
- A meno di non avere molta pratica e di assumersi anche i relativi rischi, evitate di provare il fornellino su zone in cui sia presente una filettatura o delle alette o comunque di parti rilevate che possano intercettare troppo calore per unità di superficie. Per parte rilevata si intende qualsiasi parte della penna che abbia uno spigolo: ad esempio nelle Vacumatic si espone uno spigolo quando non si tenga il fondello sulla sede. I redattori di questo articolo hanno dovuto/voluto provare questo metodo su una Deco Band. E' sempre spiacevole trasformare una penna in accendino, anche se per pochi secondi.
Terzo metodo: pistola ad aria calda
Oggi il metodo consigliato universalmente per scaldare le parti di una penna è quello di utilizzare una pistola ad aria calda. Rispetto all'uso di un fornellino a spirito ha l'indubbio vantaggio di rendere molto più difficile, se non impossibile incendiare una penna. In questo caso si tratta di applicare il flusso di aria calda generato dalla pistola sulla parte che si intende scaldare.
L'ideale a questo scopo è infatti usare una di quelle pistole professionali che consentono di regolare la temperatura dell'aria in uscita. Purtroppo oltre al costo non indifferente (trattasi in genere di attrezzatura per professionisti) la gran parte di queste prevede intervalli operativi per le temperature generate troppo alti (si parte quasi sempre da qualche centinaio di gradi). Occorre quindi anche trovare un modello che consenta l'impostazione di temperature inferiori, perché con temperature di questo tipo di otterrebbe solo la distruzione della penna.
Una prima possibile alternativa è usare un comune asciugacapelli, magari utilizzando una bocchetta per controllare meglio il flusso (ad esempio quella piatta usata per le pettinature). In questo caso si tenga presente che comunque la temperatura dell'aria può risultare eccessiva, una misura effettuata su un modello casalingo ha rilevato temperature dell'aria all'uscita della bocchetta fra i 65 °C e gli 85 °C a seconda della distanza e della regolazione di potenza effettuate sull'asciugacapelli. Occorre poi anche attrezzarsi per posizionare l'attrezzo in maniera opportuna.
Una seconda alternativa è quella di una pistola ad aria calda a basso prezzo per i piccoli lavori domestici come quella illustrata in figura. Questa ha il vantaggio di un cavalletto che consente di posizionare l'attrezzo sul tavolo dirigendo il flusso di aria verso l'alto e di poter così mantenere libere entrambe le mani quando la si usa. Nel caso l'apparecchio fornisce due posizioni di temperatura, di cui conviene sempre usare quella minore.
In genere, a meno di non disporre di una pistola professionale con regolazione termica, la temperatura fornita rischia di risultare eccessiva, pertanto è sempre opportuno scaldare la penna mantenendola ad una certa distanza dalla bocca dell'apparecchio. Volendo essere pignoli ci si può procurare un termometro da cucina e fare qualche misura per avere una stima della temperatura raggiunta dall'aria alle varie distanze.
Il suggerimento pratico è tuttavia quello di togliere e mettere la penna nel flusso di aria calda per tempi brevi (ruotandola per scaldare uniformemente tutta la zona interessata) controllando la temperatura raggiunta con le dita (deve scottare appena). Meglio iniziare con temperature minori ed avere, come sempre nelle riparazioni casalinghe, tanta pazienza.