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| Il materiale soffre però di elevata fragilità meccanica, che rende le penne in ebanite poco resistenti ad urti e cadute, in questo caso la neutralità chimica si dimostra un difetto in quanto rende quasi impossibile incollare fra loro pezzi di ebanite in maniera resistente. Inoltre con l'esposizione alla luce, all'umidità ed al calore lo zolfo presente nel materiale tende ad ossidarsi, e ad affiorare sulla superficie, colorandola con una sorta di pellicola opaca marrone scuro che rimuove la lucentezza della lucidatura originale. Questa patina è indice dell'età di una penna, e anche se oggi esistono prodotti che possono invertire il processo e riportare il materiale alla lucentezza originaria, l'opportunità di una tale operazione viene messa in discussione da coloro che non la ritengono rispettosa dello stato della penna. | | Il materiale soffre però di elevata fragilità meccanica, che rende le penne in ebanite poco resistenti ad urti e cadute, in questo caso la neutralità chimica si dimostra un difetto in quanto rende quasi impossibile incollare fra loro pezzi di ebanite in maniera resistente. Inoltre con l'esposizione alla luce, all'umidità ed al calore lo zolfo presente nel materiale tende ad ossidarsi, e ad affiorare sulla superficie, colorandola con una sorta di pellicola opaca marrone scuro che rimuove la lucentezza della lucidatura originale. Questa patina è indice dell'età di una penna, e anche se oggi esistono prodotti che possono invertire il processo e riportare il materiale alla lucentezza originaria, l'opportunità di una tale operazione viene messa in discussione da coloro che non la ritengono rispettosa dello stato della penna. |
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− | Oltre alla fragilità meccanica, l'altro difetto fondamentale dell'ebanite, almeno dal punto di vista dei produttori di stilografiche, è relativo alla sostanziale impossibilità di colorazione. Il colore naturale dell'ebanite infatti è il nero, gli unici altri colori ottenibili con relativa facilità sono l'arancio, grazi all'uso di cinabro, o il rosso scuro (con l'uso di ematite).<ref>per maggiori dettagli tecnici si può fare riferimento a [http://www.kamakurapens.com/Archive/TheRHRPen.html articolo.</ref> Questo ha dato luogo a diverse lavorazioni, dalla classica [[RHR|ebanite rossa]], alle varie combinazioni fra ebanite rossa e nera ([[Mottled]], [[Rippled]], ecc.) fino alla produzione, tentata solo dalla [[Waterman]] nella sua ostinazione a non abbandonare questo materiale, di colori come il verde, l'azzurro, il giallo ed il rosa. Ma alla fine nessuno di questi colori poteva competere con la brillantezza offerta dai nuovi materiali, ed in particolare dalla celluloide, e l'ebanite è stata progressivamente abbandonata come materiale usato per il corpo della penna, restando impiegata però fino ai nostri giorni nella produzione degli alimentatori.<ref>anche se oggi questo avviene solo per le penne di maggior pregio, dato che questo materiale non può essere lavorato a stampo.</ref> | + | Oltre alla fragilità meccanica, l'altro difetto fondamentale dell'ebanite, almeno dal punto di vista dei produttori di stilografiche, è relativo alla sostanziale impossibilità di colorazione. Il colore naturale dell'ebanite infatti è il nero, gli unici altri colori ottenibili con relativa facilità sono l'arancio, grazi all'uso di cinabro, o il rosso scuro (con l'uso di ematite).<ref>per maggiori dettagli tecnici si può fare riferimento a questo [http://www.kamakurapens.com/Archive/TheRHRPen.html articolo].</ref> Questo ha dato luogo a diverse lavorazioni, dalla classica [[RHR|ebanite rossa]], alle varie combinazioni fra ebanite rossa e nera ([[Mottled]], [[Rippled]], ecc.) fino alla produzione, tentata solo dalla [[Waterman]] nella sua ostinazione a non abbandonare questo materiale, di colori come il verde, l'azzurro, il giallo ed il rosa. Ma alla fine nessuno di questi colori poteva competere con la brillantezza offerta dai nuovi materiali, ed in particolare dalla celluloide, e l'ebanite è stata progressivamente abbandonata come materiale usato per il corpo della penna, restando impiegata però fino ai nostri giorni nella produzione degli alimentatori.<ref>anche se oggi questo avviene solo per le penne di maggior pregio, dato che questo materiale non può essere lavorato a stampo.</ref> |
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| == Galalite == | | == Galalite == |
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| Con la dicitura resina plastica si intende indicare in maniera generica l'infinita varietà di materiali plastici lavorati a stampo o a iniezione che sono a tutt'oggi utilizzati per la gran parte della produzione di penne. In realtà anche materiali come la [[celluloide]] o la [[galalite]] sono resine plastiche, ma tratteremo brevemente in questa sezione solo le principali plastiche utilizzate nelle produzioni storiche fino ad intorno gli anni '60. | | Con la dicitura resina plastica si intende indicare in maniera generica l'infinita varietà di materiali plastici lavorati a stampo o a iniezione che sono a tutt'oggi utilizzati per la gran parte della produzione di penne. In realtà anche materiali come la [[celluloide]] o la [[galalite]] sono resine plastiche, ma tratteremo brevemente in questa sezione solo le principali plastiche utilizzate nelle produzioni storiche fino ad intorno gli anni '60. |
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− | La penna che più di ogni altra viene considerata il prototipo dell'ingresso delle resine plastiche nel mondo della stilografica, è la famosissima [[Parker 51]], nata nel 1939, ma commercializzata estensivamente a partire dal 1941. Il corpo della penna, così come la sezione ed il guscio che protegge il [[hooded nib|pennino coperto]] venne realizzato in ''Lucite'', una versione di plexiglas sviluppata dalla [http://en.wikipedia.org/wiki/DuPont DuPont].<ref>si tratta di polimetilmetacrilato (o PMMA) una delle resine plastiche più comuni.</ref> Prima di essa comunque, già nel 1939, la [[Waterman]] aveva prodotto una penna nello stesso materiale. | + | La penna che più di ogni altra viene considerata il prototipo dell'ingresso delle resine plastiche nel mondo della stilografica, è la famosissima [[Parker 51]], nata nel 1939, ma commercializzata estensivamente a partire dal 1941. Il corpo della penna, così come la sezione ed il guscio che protegge il [[hooded nib|pennino coperto]] venne realizzato in ''Lucite'', una versione di plexiglas sviluppata dalla [http://en.wikipedia.org/wiki/DuPont DuPont].<ref>si tratta di polimetilmetacrilato (o PMMA) una delle resine plastiche più comuni.</ref> |
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− | Un'altro modello celebre di grande successo, realizzato anch'esso in resina plastica è la [[Skyline]] della [[Eversharp]], in questo caso la penna venne realizzata in polistirene. A partire dagli anni '50 la gran parte dei produttori iniziò ad abbandonare la celluloide, che fino ad allora era il materiale dominante, per passare all'uso di diverse resine plastiche. | + | La [[Parker]] non è stato comunque il solo produttore ad aver utilizzato i nuovi materiali, anzi ben prima del lancio ufficiale della [[51]], proprio nel 1939, la [[Waterman]] aveva immesso sul mercato la [[Hundred Year]], prodotta con lo stesso materiale, la lucite, e che probabilmente è stato il primo modello di rilievo prodotto in resina plastica. Un'altro modello celebre di grande successo realizzato in resina plastica è la [[Skyline]] della [[Eversharp]], ma in questo caso la penna venne realizzata in polistirene. A partire dagli anni '50 la gran parte dei produttori iniziò ad abbandonare la celluloide, che fino ad allora era il materiale dominante, per passare all'uso di diverse resine plastiche. |
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| All'epoca della loro introduzione le resine plastiche presentavano notevoli vantaggi, primo dei quali la facilità della lavorazione, che potendo essere effettuata con iniezione a stampo favoriva l'industrializzazione della produzione delle parti a prezzi molto più bassi. Inoltre le nuove plastiche erano anche molto più resistenti agli agenti corrosivi, uno dei motivi infatti per cui la [[Parker 51]] ricorse alla ''Lucite'' era la necessità di resistere agli effetti corrosivi del nuovo inchiostro ad asciugatura rapida introdotto insieme alla penna. | | All'epoca della loro introduzione le resine plastiche presentavano notevoli vantaggi, primo dei quali la facilità della lavorazione, che potendo essere effettuata con iniezione a stampo favoriva l'industrializzazione della produzione delle parti a prezzi molto più bassi. Inoltre le nuove plastiche erano anche molto più resistenti agli agenti corrosivi, uno dei motivi infatti per cui la [[Parker 51]] ricorse alla ''Lucite'' era la necessità di resistere agli effetti corrosivi del nuovo inchiostro ad asciugatura rapida introdotto insieme alla penna. |