Differenze tra le versioni di "Anatomia di una penna stilografica/en"
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Versione delle 01:03, 7 mar 2018
The distinguishing characteristic of a fountain pen is to be a tool combining a nib with an ink reservoir in a single writing instrument thus allowing long writing sessions without being continually interrupted by the need to re-dip the nib in the ink.
The first real fountains pens appeared around the end of 1800, although there were several predecessors designed for the same purpose, all poorly functioning. The success in creating a reliable tool that combined an ink reservoir to a nib is often traced back to the introduction of the multichannel feeder by Lewis Edson Waterman in 1884. Actually at that time there were already several producers who had built working fountain pens, whose essential elements remain the same even today.
Some components are always present in every fountain pen: the combination of the nib and the feeder (the so called nib group), the section (the end of the pen that holds the nib and feeder), the body of the pen, which is or contains the ink reservoir, and the cap (absent only on so-called desk pens).
Nib
Feeder
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Benché sia probabilmente la parte di minor rilievo nell'aspetto estetico di una penna, l'alimentatore (chiamato anche conduttore, e feeder nel mondo anglosassone) è in realtà il cuore del funzionamento di una stilografica, e sul piano tecnico è probabilmente la componente più importante della stessa. E' infatti l'alimentatore a realizzare il delicato equilibrio di forze che consente il corretto passaggio dell'inchiostro dal serbatoio al pennino che lo deposita sul foglio di carta, ed una penna stilografica scrive bene proprio in quanto il suo alimentatore svolge correttamente il proprio compito.
L'importanza che ha questo componente emerge con ancora più evidenza dal fatto che la più importante invenzione di Lewis Edson Waterman, quella che porta molti a ritenerlo (con una certa esagerazione) il padre della stilografica, è proprio relativa alla costruzione dell'alimentatore. Certo è che ben prima di concentrarsi su materiali e sistemi di caricamento alla fine del 1800 i produttori competevano (ed investivano i loro sforzi di ricerca) proprio su questo elemento, che caratterizzava le loro penne (si pensi ad esempio al Lucky Curve della Parker o allo Spoon feed della Waterman) dato che un alimentatore ben funzionante era allora quello che poteva fare portare al successo o al fallimento.
E benché in seguito il rilievo dell'alimentatore, almeno nel materiale promozionale, sia diminuito a scapito di altre parti e caratteristiche tecniche (e soprattutto rispetto a quelle stilistiche) esso resta comunque una delle parti essenziali del funzionamento di una stilografica, ripreso in più casi dai produttori (come per il Magic Feed della Eversharp o il tintomatic della Lamy).
A parte le costruzioni ancora molto primitive presenti fino ai primi anni del 1900, che prevedevano ancora per alcune aziende (come Swan e Onoto) la presenza del cosiddetto alimentatore superiore la forma canonica dell'alimentatore come elemento posto al di sotto del pennino si è andata sviluppando in maniera abbastanza rapida.
Inizialmente si trattava semplicemente di un cilindro di ebanite opportunamente smussato nella parte anteriore posta sotto il pennino per lasciare spazio per la scrittura, dotato sulla parte superiore del "canale" di alimentazione attraverso il quale l'inchiostro arriva dal serbatoio al pennino. Le prime variazioni si ebbero proprio nella costruzione del canale, e nella aggiunta di ulteriori scanalature all'interno per favorire il passaggio dell'inchiostro per capillarità. Attraverso lo stesso canale, anche se in seguito sono stati previsti anche possibili percorsi alternativi, scorre l'aria che subentra all'inchiostro che esce dal serbatoio della penna.
Le prime variazioni alla semplice forma cilindrica smussata avvennero per risolvere il problema, allora molto pressante, ma che si ripresenta anche oggi, di consentire il blocco dell'afflusso di inchiostro quando la penna non viene usata per evitare perdite nel cappuccio. Per questo vennero adottate diverse soluzioni, con altrettanti brevetti come il famoso Lucky Curve della Parker, in cui la parte posteriore dell'alimentatore veniva curvata fino a farle toccare la parete del serbatoio, favorendo così (almeno secondo le rivendicazioni del progetto) il riassorbimento dell'inchiostro.
Per lo stesso tipo di problema vennero prodotte altre soluzioni, come la creazione di opportune tasche laterali a fianco del canale (come nello Spoon feed di Waterman). Negli anni poi è proseguito sviluppo di meccanismi che, o con la presenza di incisioni in forme più o meno frastagliate della parte esterna come nello Spear-head di Parker o le varianti del comb feed creato da August Eberstein (brevetto nº US-750271)) come il Ladder feed della Swan, o con la realizzazione alette, sacche, incisioni, canali ed altre configurazioni, consentissero all'eventuale inchiostro in eccesso di accumularsi opportunamente nelle varie pieghe, ed evitare accumuli pericolosi sul pennino, in particolare per compensare gli sbalzi di pressione dovuti all'aria presente nel serbatoio, problema diventato ancora più rilevante con l'affermarsi dei viaggi aerei. Una galleria di fotografie si trova su questa pagina.
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Section
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Si indica con "sezione" (section nel mondo anglosassone) il blocco finale della punta della penna, quello in cui sono inseriti pennino ed alimentatore. In figura sono illustrati i tre tipi più comuni di sezione presenti su penne antiche, corrispondenti a tre diversi tipi di caricamento; per maggiori dettagli su questa tipologia si rimanda alla pagina su "tipi di sezione e riparazione". Una ulteriore nomenclatura relativa alla sezione è quella del cosiddetto "collare" ("nipple" nel mondo anglosassone) presente solo su alcuni tipi di sezione (nella figura i tipi 1 e 2) usate su penne il cui sistema di caricamento richiede la presenza di un sacchetto, che viene appunto incollato sul collare.
La sezione è presente su quasi tutte le stilografiche eccettuato alcuni design particolari come nella PFM, in cui il pennino è direttamente intarsiato sulla sezione per poi sporgervi, o come nella Parker T1 o nella Murex della Pilot in cui il pennino è la prosecuzione del corpo metallico. A queste eccezioni specifiche si aggiungono poi tutte le safety, che per modalità costruttiva non hanno proprio una sezione, essendo il pennino ritraibile all'interno del corpo della penna.
La sezione, oltre a servire per tenere in contatto pennino ed alimentatore, è anche il più comune punto di impugnatura della penna in fase di scrittura, e per questo presenta in genere una parte svasata che consente una presa più sicura. In alcuni casi, come nella Parker 75, questa viene anche opportunamente lavorata o sagomata con forme ergonomiche (triangolari, nel caso citato) per offrire specifiche superfici di appoggio per le dita che facilitino l'impugnatura.
A parte questo, la sezione è in genere la parte della penna tradizionalmente meno soggetta di per sé ad innovazioni di carattere sia tecnico che stilistico, anche se esistono modelli particolari che presentano alcune caratteristiche specifiche come la citata Parker 75 con la ghiera per il posizionamento del pennino o la prima serie della Crest con la filettatura sulla cima della sezione stessa o le speciali sezioni con finestrella trasparente (il Visulated della Sheaffer) usate per rendere visibile il livello di inchiostro anche con penne dotate di un sistema di caricamento che in genere non lo consente (nel caso si trova ad esempio nelle Balance e nelle Doric con caricamento a levetta).
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Barrel
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Il fusto, o corpo, (barrel nel mondo anglosassone) è in genere la parte di maggiore dimensione di una penna stilografica. Nelle penne moderne con caricamento a cartuccia non ha praticamente altro ruolo che quello di fornire un supporto per l'uso della penna e coprire la cartuccia, ma inizialmente, quando le penne erano caricate a contagocce, veniva utilizzato direttamente come serbatoio dell'inchiostro. Questo ruolo viene svolto ancora oggi con alcuni sistemi di caricamento come quello a stantuffo o a siringa rovesciata, nel qual caso è spesso dotato di parti trasparenti (finestrelle o intere sezioni) per consentire la visualizzazione del livello dell'inchiostro.
Anche quando l'inchiostro non è contenuto direttamente nel corpo, o in una parte dello stesso, ma in un serbatoio separato, come per tutti i sistemi di caricamento che prevedono l'uso di un sacchetto in gomma, il corpo svolge comunque il ruolo di contenitore sia per quest'ultimo che per il meccanismo di caricamento stesso. Inoltre, specialmente nelle produzioni fino agli anni '40, era tipico trovarvi le incisioni del marchio e del nome del produttore (oltre che degli eventuali brevetti della penna).
Inizialmente, anche per la maggiore facilità di lavorazione, era realizzato in forma cilindrica con estremità piatte (il cosiddetto flat top) ma in seguito all'evolversi delle tendenze stilistiche si è passati a forme più affusolate (con la nascita del cosiddetto stile streamlined). Inoltre con l'evolversi delle tendenze stilistiche dalla ordinaria sezione rotonda si è passati a forme sfaccettate, triangolari, quadrate, ottagonali, dodecagonali, ecc.
Oltre al differenziarsi per le varie forme adottate dai produttori, il corpo ha subito anche l'evoluzione nell'uso dei materiali impiegati nella costruzione delle stilografiche, di cui appunto costituisce il componente più grande. Agli albori delle stilografiche era prevalentemente costruito in ebanite come il resto della penna, materiale che garantiva, dovendo servire da serbatoio dell'inchiostro, la necessaria resistenza chimica.
Con lo sviluppo della tecnologia sono stati utilizzati poi tutti gli altri materiali, a partire dal metallo (le prime furono probabilmente le Wahl Metal Pen), alle prime resine artificiali come bachelite, galalite e celluloide, per passare negli anni '40 alle più comuni resine plastiche in uso ancora oggi. Una galleria di fotografie si trova su questa pagina.
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Cap
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A parte alcuni design particolari (la Pullman della Météore, la Asterope della Aurora e la Capless della Pilot) il cappuccio (cap nel mondo anglosassone) resta uno dei componenti essenziali di una stilografica. Il cappuccio svolge sostanzialmente due funzioni, da una parte fornisce la protezione del pennino nei confronti di urti accidentali verso l'esterno, dall'altra protegge l'esterno dal contatto accidentale col pennino (e soprattutto con l'inchiostro portato dallo stesso) e da eventuali perdite. Una galleria di foto di diversi tipi di cappucci può essere trovata qui.
Dal punto di vista tecnico sul cappuccio si sono applicate moltissime invenzioni, quasi sempre relative alle modalità con cui lo si può aprire o chiudere (a incastro, a vite, a scatto, oggi anche magnetico) e talvolta anche alle modalità con cui si può inserire sul fondo della penna per equilibrare il peso o le dimensioni della stessa, come nel caso della Elite della Pilot (ma esistono molti precursori) in cui per l'uso della penna era necessario apporre il cappuccio sulla stessa in quanto questo costituiva una estensione necessaria del corpo.
Un secondo ruolo svolto dal cappuccio è quello di mantenere ben circoscritto, a penna chiusa, l'ambiente intorno al pennino, in modo che l'inchiostro presente su di esso da una parte non si secchi (provocando una difficoltà di riavvio) ma neanche subisca sbalzi di pressione che possono favorire fuoriuscite di inchiostro. Per questo esistono sia cappucci ventilati (con la presenza di forellini di areazione) che cappucci completamente sigillanti. In particolare agli inizi del 1900, per garantire dalle perdite di inchiostro, iniziò ad essere introdotta come parte costitutiva di molti cappucci la presenza del cosiddetto controcappuccio, un secondo cappuccio interno (significativi i brevetti nº US-764227 e nº US-1028382), che racchiude la parte su cui si abbocca la sezione e la isola dal resto del cappuccio, garantendo la tenuta dell'inchiostro. Talvolta questo stesso elemento viene anche usato come componente di blocco nel montaggio della clip, che può essere montata ad anello sullo stesso, o tenuta incastrata fra cappuccio e controcappuccio tramite una fessura laterale.
Il cappuccio inoltre costituisce spesso un elemento caratteristico per il design e le linee di una penna, e può essere oggetto delle più varie decorazioni. Fra queste un elemento comune, molto usato e tutt'oggi presente sulla gran parte dei cappucci, sono le verette, o i vari anellini, il cui scopo originario era peraltro di natura strettamente pratica. Il bordo del cappuccio infatti è una delle parte più stressate e soggette a rischio di rottura di una penna, e l'uso originario (vedi brevetto nº US-662796) di verette e bande metalliche era appunto quello di rinforzare il suddetto bordo, e solo in un secondo tempo queste hanno assunto il carattere di elemento decorativo.
Storicamente i primi cappucci sono stati realizzati con chiusura a frizione (quelli che nel mondo anglosassone vengono definiti genericamente slip cap), col cappuccio che si incastra sul corpo. Di questo tipo di scelta esistono diverse varianti, a seconda delle modalità con cui avviene l'incastro; le due classi principali sono i cosiddetti cone cap (cappuccio a sezione conica) in cui la superficie di incastro è un tronco di cono, ed i cosiddetti straight cap (cappuccio a sezione cilindrica) in cui la superficie di incastro è cilindrica, fra questi ultimi si distinguono poi i cosiddetti tapered cap (cappuccio conico o affusolato) in voga alla fine dell'800.
Ai cappucci ad incastro, che soffrono, specie nella versione conica, di problemi di usura delle superfici con perdita di tenuta, sono seguiti, con una tendenza affermatasi a partire dagli inizi del '900, i cappucci con chiusura a vite (threaded cap) che ancora oggi sono fra i più diffusi. Un ritorno dei cappucci ad incastro si è avuto negli anni '40 con l'introduzione dei cappucci in metallo chiusi a frizione su appositi anellini (tendenza introdotta dalla Parker 51).
Verso la fine degli anni '40 è infine iniziata la diffusione dei primi cappucci con chiusura a scatto (una delle prime aziende ad averli utilizzati è stata la Matador con il modello Matador-Click del 1949) divenuti in seguito molto comuni e tutt'ora in ampia diffusione. In questo caso la qualità del meccanismo è essenziale per garantire nel lungo termine il mantenimento della chiusura del cappuccio. Una galleria di fotografie si trova su questa pagina.
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Clip
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Benché le prime stilografiche non fossero dotate di fermaglio (clip nel mondo anglosassone) ed esistano ad esempio opportune custodie da tasca per le stesse (sono molto tipiche quelle della Swan) l'uso del fermaglio (posto in genere sul cappuccio) si è affermato in breve tempo come un elemento essenziale per consentire un semplice aggancio della penna alla tasca della camicia o della giacca, diventando una delle componenti più rilevanti, presenti sulla stragrande maggioranza delle penne.
Oltre ai primi modelli più antichi, quando ancora l'uso del fermaglio non si era affermato, fanno in genere eccezione alla sua onnipresenza le penne da signora, dotate di anellino e catenella per essere portate come una collana, o le penne da borsetta da tenere in una tasca della stessa, in genere di piccole dimensioni. Altra eccezione sono le penne da scrivania, che non lo utilizzano essendo posizionate nel loro alloggiamento sulla base dello stiloforo.
Come per gli altri elementi che compongono la stilografica, il fermaglio è diventato assai presto un elemento distintivo della penna, andando spesso oltre il suo stretto significato tecnico per diventare un elemento di riferimento stilistico, come la clip a freccia della Parker ad oggi ancora elemento distintivo dell'azienda, o la forma che richiama il becco di pellicano usata sulle Pelikan. Per non parlare poi di esigenze stilistiche indirette, come quelle imposte dai regolamenti militari dell'esercito americano, che vietando lo sporgere della penna dal taschino han comportato una particolare conformazione delle stesse.
Ma se nella storia della stilografica la clip si è distinta principalmente come elemento stilistico, essa ha avuto comunque anche un ruolo non trascurabile sul piano tecnico, a partire dai vari metodi di montaggio della stessa (come il montaggio ad anello), o agli accorgimenti per facilitarne l'introduzione nel taschino (la Roller Clip della Eversharp), per bloccare l'avvitamento del cappuccio (il Lox-Top della Chilton) o per bloccare la clip sulla giacca (il fermaglio a gancio della Novum). Una galleria di fotografie si trova su questa pagina.
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Fondello
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Ancorché non sia altrettanto diffuso e comune come gli altri elementi trattati finora, molti modelli presentano, in genere associato al loro meccanismo di caricamento, un fondello che copre la parte posteriore (intesa rispetto al pennino) del corpo della penna. Si tratta di un elemento non sempre presente, in quanto per molte penne la terminazione posteriore fa semplicemente parte del fusto della penna. Una galleria di foto di diversi tipi di fondello può essere trovata qui.
In vari casi un fondello è presente solo per motivi estetici e decorativi e può riportare a sua volta decorazioni specifiche o iscrizioni, come il numero del modello, ma è fisso. In altri casi serve per coprire l'accesso al sistema di caricamento (è comune nel caricamento a pulsante di fondo) e può anche essere staccato, in genere svitandolo per accedere al meccanismo, in questo caso però si parla più propriamente di blind cap. Infine il fondello può costituire direttamente una parte del sistema di caricamento stesso (per caricamenti come lo stantuffo o la siringa rovesciata) in cui in genere riveste il ruolo della parte del dispositivo meccanico (che in ambito anglosassone viene denominato knob e che più propriamente potrebbe essere indicato come pomello o manopola) su cui si deve agire per attivare il caricamento.
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Notes
External references
- [1] Article on nibs