Differenze tra le versioni di "Modelli iniziali Aurora"
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− | La produzione iniziale dell'[[Aurora]] è ben documentata dal primo catalogo,<ref>molti dei dati qui esposti fanno riferimento al libro ''La storia della stilografica Italiana'' | + | La produzione iniziale dell'[[Produced by::Aurora]] dalla sua nascita nel [[1919]] è ben documentata dal primo catalogo,<ref>molti dei dati qui esposti fanno riferimento in prima battuta al libro ''La storia della Aurora dal [[Production started::1919]] ai giorni nostri'' di Luca de Ponti ed in seconda battuta al libro ''La storia della stilografica Italiana'' di Letizia Jacopini.</ref> pubblicato dall'azienda nel [[1922]], che vede la presenza di quattro diverse denominazioni per i diversi modelli, determinate dal sistema di caricamento adottato. |
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+ | [[File:Aurora-RA2-Laminata-Fraschini-Capped.jpg|thumb|left|Una [[R.A.]] 2 per la ''"[https://it.wikipedia.org/wiki/Isotta_Fraschini Isotta Fraschini]"'']] | ||
Certamente i modelli iniziali prodotti fin dalla nascita dell'azienda sono stati quelli con caricamento [[safety]], denominati [[R.A.]],<ref>le denominazioni sono appunto quelle utilizzate nel catalogo del 1922, presenti anche in molte pubblicità dello stesso periodo.</ref> sigla di ''Rientrante Aurora'', e con [[caricamento a contagocce]], denominate sia [[F.A.]], sigla di ''Fisso Aurora''. Delle penne a [[caricamento a contagocce|contagocce]] venne poi realizzata una seconda versione di prezzo più basso, denominata [[F.A.S.]], sigla di ''Fisso Aurora Semplice'', dotata, al contrario della versione [[F.A.]] che aveva un attacco a vite, di un semplice cappuccio ad incastro. | Certamente i modelli iniziali prodotti fin dalla nascita dell'azienda sono stati quelli con caricamento [[safety]], denominati [[R.A.]],<ref>le denominazioni sono appunto quelle utilizzate nel catalogo del 1922, presenti anche in molte pubblicità dello stesso periodo.</ref> sigla di ''Rientrante Aurora'', e con [[caricamento a contagocce]], denominate sia [[F.A.]], sigla di ''Fisso Aurora''. Delle penne a [[caricamento a contagocce|contagocce]] venne poi realizzata una seconda versione di prezzo più basso, denominata [[F.A.S.]], sigla di ''Fisso Aurora Semplice'', dotata, al contrario della versione [[F.A.]] che aveva un attacco a vite, di un semplice cappuccio ad incastro. | ||
− | A questi modelli si | + | A questi modelli si aggiunge, (non è chiaro se da subito o in seguito all'inizio degli anni '20 ma compare nel catalogo del 1922 stesso), la [[A.R.A]], sigla che sta per ''Aurora a Riempimento Automatico'', dotata invece del classico [[caricamento a levetta]] e per questo pubblicizzata come ''"la penna che non imbratta le mani"''. |
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+ | Inizialmente tutti i modelli erano accomunati dall'assenza di fermaglio esattamente come per i modelli della [[Montblanc]] dello stesso periodo. Poi questo fu reso disponibile in forma di clip montata su una fascetta da infilare e stringere sul cappuccio in un secondo tempo (Luca de Ponti riporta la data del [[1925]]). Questa prima versione presenta l'incisione frontale ''Aurora Torino'' nel logo ovoidale dell'azienda. Fanno seguito a queste gli eleganti fermagli su anello di fissaggio montati sulla testa del cappuccio, in cui l'anello era decorato a foglie di alloro o con motivi traforati, che sono databili intorno alla metà degli anni '20. Seguono le clip rivettate ed i fermagli incastrati sul cappuccio che poi verranno usati anche per il successivo modello [[Aurora Duplex|Duplex]]. | ||
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+ | Nel [[1926]] venne prodotta una particolare versione della [[R.A.]] 2 per la campagna Vitalizi del ''Touring Club Italiano'', in due versioni, una marcata T.C.I. sul fermaglio, l'altra marcata T.C.I. sul serbatoio, e recante l'acromimo F.E.R.T. (''Fortitudo Eius Rhodum Tenuit'', motto della Accademia della S.S. Annunziata) inciso sulla manopola del fondello. | ||
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+ | Benché a partire dal [[1927]] i modelli con [[caricamento a levetta]] vennero progressivamente sostituiti dalla nuova [[Aurora Duplex|Duplex]], la loro produzione pare essere proseguita almeno fino agli anni '30 (sono presenti in cataloghi insieme alle [[Aurora Duplex|Duplex]] in celluloide). I modelli con [[caricamento a caduta]] vennero probabilmente dismessi prima, mentre per i modelli [[R.A.]] la commercializzazione è durata senz'altro più a lungo, sicuramente fino al novembre 1937 (essendo citati in [[:Category:Catalogo-Calderoni-1937-11|questo catalogo]] di quell'anno), e probabilmente fino all'inizio della guerra se non oltre. | ||
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− | + | I modelli iniziali della [[Aurora]] non si distinguono per particolari caratteristiche od innovazioni tecniche, erano semplicemente penne ben costruite e robuste, di ottima qualità, che non avevano niente da invidiare ai più famosi modelli dei concorrenti americani e tedeschi. Anche i sistemi di caricamento adottati erano quelli più comuni all'epoca, così come i materiali. Il cappuccio era con chiusura a vite a parte il modello [[F.A.S.]] equipaggiato per economizzare con cappuccio ad incastro. | |
− | + | ==Materiali== | |
− | + | I modelli iniziali dell'[[Aurora]] erano tutti realizzati in [[ebanite]]. Benché la produzione iniziale abbia presumibilmente utilizzato soltanto ebanite nera, ben presto (Luca de Ponti riporta la data del 1924) la gamma venne ampliata con modelli in ebanite [[mottled|fiammata]] rossa e nera ed anche [[RHR|ebanite rosso-corallo]], che però risultano piuttosto rari. | |
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Insieme alle penne ordinarie in ebanite, era presente la disponibilità di una ampia gamma di [[overlay|rivestimenti]] in metallo, prezioso e non, con le più varie decorazioni, dalla semplice laminatura ad incisioni a cesello di grandissima eleganza e complessità, in genere reperibili solo sui modelli più prestigiosi, realizzati in argento massiccio o oro massiccio a 14k. | Insieme alle penne ordinarie in ebanite, era presente la disponibilità di una ampia gamma di [[overlay|rivestimenti]] in metallo, prezioso e non, con le più varie decorazioni, dalla semplice laminatura ad incisioni a cesello di grandissima eleganza e complessità, in genere reperibili solo sui modelli più prestigiosi, realizzati in argento massiccio o oro massiccio a 14k. | ||
− | + | ==Sistema di riempimento== | |
− | Come già detto i modelli iniziali dalla [[Aurora]] prevedevano tre diversi sistemi di riempimento, che davano anche il nome alle penne stesse. Detti sistemi erano il [[safety]] per il modello [[R.A.]], il [[caricamento a contagocce]] per i modelli [[F.A.]] e [[F.A.S.]], ed il [[caricamento a levetta]] per il modello [[A.R.A.]] | + | Come già detto i modelli iniziali dalla [[Aurora]] prevedevano tre diversi sistemi di riempimento, che davano anche il nome alle penne stesse. Detti sistemi erano il [[safety]] per il modello [[R.A.]], il [[caricamento a contagocce]] per i modelli [[F.A.]] e [[F.A.S.]], ed il [[caricamento a levetta]] per il modello [[A.R.A.]] |
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− | I modelli iniziali [[Aurora]] venivano prodotti in diverse misure, il cui numero, unito al nome del modello, viene a costituire la denominazione completa della singola penna. Il modello [[ | + | I modelli iniziali [[Aurora]] venivano prodotti in diverse misure, il cui numero, unito al nome del modello, viene a costituire la denominazione completa della singola penna. Il modello [[F.A.]] prevedeva invece cinque misure (nn. 0, 1, 2, 3, 4), dalla versione da signora (la F.A. 0) al corso di 26 lire, alla versione più grande |
+ | (la F.A. 4) al costo di 40 lire. La [[F.A.S.]] era disponibile solo in misura 4, al prezzo inferiore di 30 lire. Del modello [[F.A. 0]] è stata inoltre ritrovata una particolare versione rivestita dotata di serbatoio telescopico. | ||
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− | + | Il modello [[R.A.]] prevedeva sette diverse misure (nn. 00, 0, 1, 2, 3, 4, 5) con prezzi che andavano a partire dalle 40 lire del più piccolo fino alle 48 del modello R.A. 4 con incrementi di due lire a salire nella dimensione. Il modello di grandi dimensioni (maggiori di 14 cm) [[R.A. 5]] aveva invece un costo di 70 lire. Si vocifera anche di una R.A. 6 mai commercializzata. Le versioni francesi erano numerate diversamente, 12 equivalente alla [[R.A. 2]], 22 equivalente alla [[R.A. 3]] e 32 equivalente alla R.A. 4. | |
− | Infine | + | Infine il modello [[A.R.A.]] venne invece prodotto inizialmente in misura unica (la A.R.A. 4) al prezzo di 48 lire. In seguito (Luca de Ponti riporta la data del [[1923]]) la [[A.R.A.]] venne prodotta anche in altre tre misure: nn. 3, 35 (intermedia fra 3 e 4), e 5. |
− | + | [[Image:1923-03-Aurora-ARA-RA.jpg|thumb|Pubblicità [[Aurora]] anni '20.]] | |
− | + | Ulteriori variazioni, per quanto riguarda i modelli base in [[ebanite]], erano dovuti sia al colore (nero, fiammato, rosso corallo) della stessa, che relative decorazioni eseguite su di essa: sono note [[BCHR|cesellature]] a motivo ondulato o a righe diritte. | |
− | + | Infine si aveva una ampia varietà nelle rifiniture disponibili. In particolare sui modelli di dimensioni inferiori, fino alla misura n. 2, era possibile avere un anellino sulla cima del cappuccio. A questo si affiancava la disponibilità diverse tipologie di fermagli, in modo da consentire una lunga serie di variazioni che permettevano di ottenere, da un numero tutto sommato abbastanza limitato di modelli base, una gamma dotata di diverse e numerose versioni. | |
− | + | Le principali versioni di clip disponibili erano: fermaglio rivettato, fermaglio con aggancio al cappuccio a cerchietto metallico in differenti versioni e decorazioni, fermaglio laminato oro con decorazioni a forma di foglie d'alloro, fermaglio con incastro su una scanalatura sul cappuccio, disponibile con diverse decorazioni.<ref>non è chiaro se sia stato usato anche il [[montaggio ad anello]], che compare in una delle penne classificate come [[A.R.A]] nel libro di De Ponti.</ref> Era inoltre possibile, come ulteriore decorazione, aggiungere una veretta dorata al bordo del cappuccio. | |
− | + | Ancora più varie le versioni [[overlay|rivestite]], realizzate sia in metallo laminato 18k, che in oro o argento massiccio. Oltre alle decorazioni con motivi geometrici ([[guilloché]] o grana di riso) sono presenti modelli con fascette decorate (in genere con motivi floreali) sul corpo e sul cappuccio, modelli con elaborate incisioni a sbalzo, versioni smaltate o decorate al bulino. | |
− | + | [[Image:Aurora-ARA4-Laminata-Marks.jpg|thumb|left|Punzoni su una [[A.R.A. 4]] ]] | |
− | + | I rivestimenti in metallo laminato riportano inoltre un punzone rettangolare con la sigle ''18 KR'', a cui si affianca un altro punzone con la scritta ''Aurora'' in rilievo in un riquadro rettangolare; quest'ultimo però non è presente nei modelli dei primi anni '20, in cui è talvolta sostituito da un punzone più piccolo, sempre di foggia rettangolare, recante una cifra o una lettera. In genere le punzonatore sono presenti o sul bordo inferiore del cappuccio o su quello superiore del corpo, anche se si trovano modelli con un solo punzone o col punzone spuntato sulla parte inferiore del corpo. | |
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− | + | ==Colori== | |
− | + | Le penne erano realizzate prevalentemente in ebanite nera decorata con [[BCHR|cesellature]] di motivi ad onde o a righe, per i modelli di base. Venivano poi offerte come opzioni penne in [[RHR|ebanite rosso-corallo]] o in ebanite [[mottled|rosso/nera]], molto più rari. Sono invece molto varie le decorazioni dei modelli [[overlay|rivestimenti]], anche se i più comuni sono in metallo laminato in oro. | |
− | I pennini di questi modelli sono in oro 14k, dotati di foro di areazione a forma di cuore o di goccia, che nella seconda metà degli anni '20 diventa circolare. Sono noti pennini senza foro di areazione, utilizzati però prevalentemente nei prodotti delle sottomarche ''Olo'' ed ''Asco''. Tutti i pennini sono marchiati con il logo ovoidale dell'azienda recante | + | ==Pennini== |
+ | [[File:Aurora-RA4-Laminata-Checker-Nib.jpg|thumb|upright|100px|Pennino #3 con foro a goccia]] | ||
+ | I pennini di questi modelli sono in oro 14k, dotati di foro di areazione a forma di cuore o di goccia, che nella seconda metà degli anni '20 (all'incirca dal [[1925]]) diventa circolare. Sono noti pennini senza foro di areazione, utilizzati però prevalentemente nei prodotti delle sottomarche ''Olo'' ed ''Asco''. Tutti i pennini sono marchiati con il logo ovoidale dell'azienda recante la dicitura ''Aurora Torino'', al centro del quale veniva riportato anche il numero della misura dello stesso. | ||
− | + | Le misure dei pennini erano: la numero 00 e la numero0, montate rispettivamente sulle penne di dimensioni più piccole ([[R.A. 00]], [[R.A. 0]], [[F.A. 0]]); la numero 1 montata sulle penne di dimensioni piccole ([[R.A. 1]], [[F.A. 1]]); la numero 2 montata sulle penne di dimensioni medie ([[R.A. 2]], [[F.A. 2]]); la numero 2½ montata sulle penne di dimensioni medio/grandi ([[R.A. 3]], [[F.A. 3]]); la numero 3 montata sulle penne di dimensioni grandi ([[R.A. 4]], [[F.A. 4]]). | |
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+ | * [http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/gallery/dettaglio-oggetto-digitale?titolo_origine=Galleria%20Multimediale&css_tit=gallery-result-tit&pid=san.dl.SAN:TXT-00003269] Catalogo del 1927 | ||
+ | * [https://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?t=12031] Presentazione sul forum di una [[R.A. 2]] laminata versione N.16512 D8 | ||
+ | * [https://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?t=11053] Presentazione sul forum di una [[R.A. 2]] laminata pubblicitaria ''Isotta Fraschini'' | ||
+ | * [https://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?t=27703] Presentazione sul forum di una [[R.A. 4]] laminata | ||
== Note == | == Note == | ||
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Versione attuale delle 14:19, 23 ott 2024
Storia
La produzione iniziale dell'Aurora dalla sua nascita nel 1919 è ben documentata dal primo catalogo,[1] pubblicato dall'azienda nel 1922, che vede la presenza di quattro diverse denominazioni per i diversi modelli, determinate dal sistema di caricamento adottato.
Certamente i modelli iniziali prodotti fin dalla nascita dell'azienda sono stati quelli con caricamento safety, denominati R.A.,[2] sigla di Rientrante Aurora, e con caricamento a contagocce, denominate sia F.A., sigla di Fisso Aurora. Delle penne a contagocce venne poi realizzata una seconda versione di prezzo più basso, denominata F.A.S., sigla di Fisso Aurora Semplice, dotata, al contrario della versione F.A. che aveva un attacco a vite, di un semplice cappuccio ad incastro.
A questi modelli si aggiunge, (non è chiaro se da subito o in seguito all'inizio degli anni '20 ma compare nel catalogo del 1922 stesso), la A.R.A, sigla che sta per Aurora a Riempimento Automatico, dotata invece del classico caricamento a levetta e per questo pubblicizzata come "la penna che non imbratta le mani".
Inizialmente tutti i modelli erano accomunati dall'assenza di fermaglio esattamente come per i modelli della Montblanc dello stesso periodo. Poi questo fu reso disponibile in forma di clip montata su una fascetta da infilare e stringere sul cappuccio in un secondo tempo (Luca de Ponti riporta la data del 1925). Questa prima versione presenta l'incisione frontale Aurora Torino nel logo ovoidale dell'azienda. Fanno seguito a queste gli eleganti fermagli su anello di fissaggio montati sulla testa del cappuccio, in cui l'anello era decorato a foglie di alloro o con motivi traforati, che sono databili intorno alla metà degli anni '20. Seguono le clip rivettate ed i fermagli incastrati sul cappuccio che poi verranno usati anche per il successivo modello Duplex.
Nel 1926 venne prodotta una particolare versione della R.A. 2 per la campagna Vitalizi del Touring Club Italiano, in due versioni, una marcata T.C.I. sul fermaglio, l'altra marcata T.C.I. sul serbatoio, e recante l'acromimo F.E.R.T. (Fortitudo Eius Rhodum Tenuit, motto della Accademia della S.S. Annunziata) inciso sulla manopola del fondello.
Benché a partire dal 1927 i modelli con caricamento a levetta vennero progressivamente sostituiti dalla nuova Duplex, la loro produzione pare essere proseguita almeno fino agli anni '30 (sono presenti in cataloghi insieme alle Duplex in celluloide). I modelli con caricamento a caduta vennero probabilmente dismessi prima, mentre per i modelli R.A. la commercializzazione è durata senz'altro più a lungo, sicuramente fino al novembre 1937 (essendo citati in questo catalogo di quell'anno), e probabilmente fino all'inizio della guerra se non oltre.
Non è nota una data di terminazione precisa, assumeremo il 1938, data indicante la fine degli anni '30, ma l'assunzione è totalmente arbitraria, senza alcun riscontro fattuale ed eseguita ai soli fini della gestione della cronologia.
Caratteristiche tecniche
I modelli iniziali della Aurora non si distinguono per particolari caratteristiche od innovazioni tecniche, erano semplicemente penne ben costruite e robuste, di ottima qualità, che non avevano niente da invidiare ai più famosi modelli dei concorrenti americani e tedeschi. Anche i sistemi di caricamento adottati erano quelli più comuni all'epoca, così come i materiali. Il cappuccio era con chiusura a vite a parte il modello F.A.S. equipaggiato per economizzare con cappuccio ad incastro.
Materiali
I modelli iniziali dell'Aurora erano tutti realizzati in ebanite. Benché la produzione iniziale abbia presumibilmente utilizzato soltanto ebanite nera, ben presto (Luca de Ponti riporta la data del 1924) la gamma venne ampliata con modelli in ebanite fiammata rossa e nera ed anche ebanite rosso-corallo, che però risultano piuttosto rari.
Insieme alle penne ordinarie in ebanite, era presente la disponibilità di una ampia gamma di rivestimenti in metallo, prezioso e non, con le più varie decorazioni, dalla semplice laminatura ad incisioni a cesello di grandissima eleganza e complessità, in genere reperibili solo sui modelli più prestigiosi, realizzati in argento massiccio o oro massiccio a 14k.
Sistema di riempimento
Come già detto i modelli iniziali dalla Aurora prevedevano tre diversi sistemi di riempimento, che davano anche il nome alle penne stesse. Detti sistemi erano il safety per il modello R.A., il caricamento a contagocce per i modelli F.A. e F.A.S., ed il caricamento a levetta per il modello A.R.A.
Versioni
I modelli iniziali Aurora venivano prodotti in diverse misure, il cui numero, unito al nome del modello, viene a costituire la denominazione completa della singola penna. Il modello F.A. prevedeva invece cinque misure (nn. 0, 1, 2, 3, 4), dalla versione da signora (la F.A. 0) al corso di 26 lire, alla versione più grande (la F.A. 4) al costo di 40 lire. La F.A.S. era disponibile solo in misura 4, al prezzo inferiore di 30 lire. Del modello F.A. 0 è stata inoltre ritrovata una particolare versione rivestita dotata di serbatoio telescopico.
Il modello R.A. prevedeva sette diverse misure (nn. 00, 0, 1, 2, 3, 4, 5) con prezzi che andavano a partire dalle 40 lire del più piccolo fino alle 48 del modello R.A. 4 con incrementi di due lire a salire nella dimensione. Il modello di grandi dimensioni (maggiori di 14 cm) R.A. 5 aveva invece un costo di 70 lire. Si vocifera anche di una R.A. 6 mai commercializzata. Le versioni francesi erano numerate diversamente, 12 equivalente alla R.A. 2, 22 equivalente alla R.A. 3 e 32 equivalente alla R.A. 4.
Infine il modello A.R.A. venne invece prodotto inizialmente in misura unica (la A.R.A. 4) al prezzo di 48 lire. In seguito (Luca de Ponti riporta la data del 1923) la A.R.A. venne prodotta anche in altre tre misure: nn. 3, 35 (intermedia fra 3 e 4), e 5.
Ulteriori variazioni, per quanto riguarda i modelli base in ebanite, erano dovuti sia al colore (nero, fiammato, rosso corallo) della stessa, che relative decorazioni eseguite su di essa: sono note cesellature a motivo ondulato o a righe diritte.
Infine si aveva una ampia varietà nelle rifiniture disponibili. In particolare sui modelli di dimensioni inferiori, fino alla misura n. 2, era possibile avere un anellino sulla cima del cappuccio. A questo si affiancava la disponibilità diverse tipologie di fermagli, in modo da consentire una lunga serie di variazioni che permettevano di ottenere, da un numero tutto sommato abbastanza limitato di modelli base, una gamma dotata di diverse e numerose versioni.
Le principali versioni di clip disponibili erano: fermaglio rivettato, fermaglio con aggancio al cappuccio a cerchietto metallico in differenti versioni e decorazioni, fermaglio laminato oro con decorazioni a forma di foglie d'alloro, fermaglio con incastro su una scanalatura sul cappuccio, disponibile con diverse decorazioni.[3] Era inoltre possibile, come ulteriore decorazione, aggiungere una veretta dorata al bordo del cappuccio.
Ancora più varie le versioni rivestite, realizzate sia in metallo laminato 18k, che in oro o argento massiccio. Oltre alle decorazioni con motivi geometrici (guilloché o grana di riso) sono presenti modelli con fascette decorate (in genere con motivi floreali) sul corpo e sul cappuccio, modelli con elaborate incisioni a sbalzo, versioni smaltate o decorate al bulino.
I rivestimenti in metallo laminato riportano inoltre un punzone rettangolare con la sigle 18 KR, a cui si affianca un altro punzone con la scritta Aurora in rilievo in un riquadro rettangolare; quest'ultimo però non è presente nei modelli dei primi anni '20, in cui è talvolta sostituito da un punzone più piccolo, sempre di foggia rettangolare, recante una cifra o una lettera. In genere le punzonatore sono presenti o sul bordo inferiore del cappuccio o su quello superiore del corpo, anche se si trovano modelli con un solo punzone o col punzone spuntato sulla parte inferiore del corpo.
Tutti i modelli in ebanite presentano sul corpo una incisione recante la scritta Fabbrica Italiana di Penne a Serbatoio disposta su due linee spezzate al centro dal logo dell'azienda (l'ovoide recante la scritta Aurora Torino). A questa si aggiunge, in genere riportata sotto il fondello, la sigla indicante il nome del modello completo di misura (ad esempio A.R.A. 4). Per le versioni overlay l'incisione riporta solo il logo ovoidale, questo è posto, per le rientranti, o sul fondello girevole o sulla sezione, mentre per gli altri modelli viene posto sulla sezione.
Colori
Le penne erano realizzate prevalentemente in ebanite nera decorata con cesellature di motivi ad onde o a righe, per i modelli di base. Venivano poi offerte come opzioni penne in ebanite rosso-corallo o in ebanite rosso/nera, molto più rari. Sono invece molto varie le decorazioni dei modelli rivestimenti, anche se i più comuni sono in metallo laminato in oro.
Pennini
I pennini di questi modelli sono in oro 14k, dotati di foro di areazione a forma di cuore o di goccia, che nella seconda metà degli anni '20 (all'incirca dal 1925) diventa circolare. Sono noti pennini senza foro di areazione, utilizzati però prevalentemente nei prodotti delle sottomarche Olo ed Asco. Tutti i pennini sono marchiati con il logo ovoidale dell'azienda recante la dicitura Aurora Torino, al centro del quale veniva riportato anche il numero della misura dello stesso.
Le misure dei pennini erano: la numero 00 e la numero0, montate rispettivamente sulle penne di dimensioni più piccole (R.A. 00, R.A. 0, F.A. 0); la numero 1 montata sulle penne di dimensioni piccole (R.A. 1, F.A. 1); la numero 2 montata sulle penne di dimensioni medie (R.A. 2, F.A. 2); la numero 2½ montata sulle penne di dimensioni medio/grandi (R.A. 3, F.A. 3); la numero 3 montata sulle penne di dimensioni grandi (R.A. 4, F.A. 4).
Misure
Nella tabella seguente sono riportate le misure relative alle diverse varianti del modello, sia per quanto riguarda le lunghezze che il peso. La lunghezza fa riferimento alla lunghezza della penna da chiusa col cappuccio avvitato o calzato fino in fondo. La misura del fusto fa riferimento alla lunghezza del corpo penna compreso il pennino. I diametri per fusto e cappuccio sono misurati sul loro valore massimo, la sezione invece sul punto di presa, ed il diametro è quindi una indicazione molto approssimata. I pesi sono a penna scarica (o senza cartucce). Le misure sono state eseguite su esemplari singoli, pertanto sono comunque indicative, e sono possibili variazioni dell'ordine di uno/due millimetri sulle lunghezze, di qualche decimo di millimetro sui diametri, e del grammo sui pesi.
Versione | Lunghezza | Altre misure: lunghezze, diametri, pesi |
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RA 00 Laminata | 7.5 cm | |
RA 2 Laminata | 10.5 cm | Lunghezze: 11.3 cm fusto; 3 cm cappuccio e 14 cm calzata. Diametri: 12.0 mm fusto; 13.1 mm cappuccio e 11 mm sezione. Peso: 20 g; 14 g fusto e 6 g cappuccio. |
RA 2 BCHR | 10.8 cm | Lunghezze: 11.3 cm fusto; 3.2 cm cappuccio e 14.3 cm calzata. Diametri: 11.6 mm fusto; 12.1 mm cappuccio e 10 mm sezione. Peso: 11.9 g; 9.7 g fusto e 2.2 g cappuccio. |
RA 4 Laminata | 13 cm | Lunghezze: 13.5 cm fusto; 3.6 cm cappuccio e 15.8 cm calzata. Diametri: 12 mm fusto; 13 mm cappuccio e 11 mm sezione. Peso: 24 g; 17 g fusto e 7 g cappuccio. |
Riepilogo delle informazioni disponibili
Si riportano di seguito tutte le informazioni raccolte in riferimento ai modelli trattati in questa pagina, a partire dai relativi dati di cronologia, i vari riferimenti attinenti gli stessi trovati sul web e le immagini pubblicate sul wiki (fotografie, scansioni di pubblicità, di foglietti di istruzioni e garanzia, di documenti correlati, ecc.) disponibili al riguardo.
Cronologia
Anno | Avvenimento |
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1919 | l'azienda viene fondata da Isaia Levi a Torino come Fabbrica Italiana Penne a Serbatoio Aurora |
1922 | l'azienda introduce le A.R.A. presenti nel primo catalogo, nella sola misura 4 |
1922 | l'azienda pubblica il primo catalogo con i modelli del tempo: R.A., A.R.A., F.A. e F.A.S. |
1922 | Ettore Ripamonti diventa rappresentante esclusivo Aurora e pubblica il primo catalogo[4] |
1923 | l'azienda introduce le ulteriori misure 3, 35 e 5 per il modello A.R.A. |
1924 | l'azienda introduce l'uso di ebanite rossa e fiammata |
1925 | l'azienda introduce una versione ufficiale delle clip per le sue penne |
1926 | l'azienda introduce una versione della R.A.2 per il Touring Club Italiano |
1927 | l'azienda introduce l'uso della celluloide (incerto[5]) |
1929 | ristrutturazione dell'azienda, nascono le sottomarche Aurora Olo e Asco |
1937 | Isaia Levi fonda la Sapem, Società anonima penne e matite, e gli conferisce la Fabbrica italiana di penne a serbatoio Aurora |
Riferimenti esterni
- [1] Catalogo del 1927
- [2] Presentazione sul forum di una R.A. 2 laminata versione N.16512 D8
- [3] Presentazione sul forum di una R.A. 2 laminata pubblicitaria Isotta Fraschini
- [4] Presentazione sul forum di una R.A. 4 laminata
Note
- ↑ molti dei dati qui esposti fanno riferimento in prima battuta al libro La storia della Aurora dal 1919 ai giorni nostri di Luca de Ponti ed in seconda battuta al libro La storia della stilografica Italiana di Letizia Jacopini.
- ↑ le denominazioni sono appunto quelle utilizzate nel catalogo del 1922, presenti anche in molte pubblicità dello stesso periodo.
- ↑ non è chiaro se sia stato usato anche il montaggio ad anello, che compare in una delle penne classificate come A.R.A nel libro di De Ponti.
- ↑ la cronologia Aurora, laddove non riportato altrimenti, prende come riferimento il libro La storia della Aurora dal 1919 ai giorni nostri di Luca de Ponti.
- ↑ Luca de Ponti parla della fine del 1927, Letizia Jacopini del 1929 circa, un volantino dell'esposizione di Torino del 1928 con modelli in celluloide porta ad assumere come corretta la prima data.
Materiale disponibile
Viene di seguito illustrato il materiale raccolto relativo a questo modello: le fotografie dello stesso, le pubblicità in cui compare o viene citato, le scansioni dei libretti di istruzione per il modello, ed tutte le altre scansioni contenenti informazioni ad esso attinenti.