Nib

Da FountainPen.
Jump to navigation Jump to search

The nib has always been one of the most important parts of a fountain pen, and plays the final role of bringing the ink on paper. Fountain pens nibs derive from dipping nibs; the main difference is that being fountain pens much more expensive objects with their nibs continuously in contact with the ink, these were traditionally made of gold to have greater resistance to corrosion of the inks of the time (with different carats, although the most common remains the 14 carat, followed by the 18 carat).

When with the evolution of technology it became possible to create steel nibs resistant to corrosion, the biggest obstacle to their spread became that of marketing, and still today we tend to think of a pen with a gold nib as of higher value, although on the technical level this is probably lower. Gold, although strengthened by the metals added to the alloys used to produce nibs, is a very malleable metal, and for this reason a gold nib is subject to bend permanently much more easily than any steel nib and in general ends up being much less robust.

A "gold" nib, however, cannot be entirely composed of gold (ie 24 carats), as mentioned this material is extremely malleable, Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: nomi non validi (ad esempio: numero troppo elevato) so it is generally strengthened by mixing it as with other metals to obtain 14 carat alloys, which are the most common, or 18 carat, used to give greater value to the pen, but generally less robust. The ancient pens are however for the most part equipped with 14 carat gold nibs, the 18 carats have been introduced only where, as in France, an object with a lower carat could not be qualified as gold for legal reasons.

In the period of the second world war, however, with the restrictions caused by the war, the use of gold for nibs was greatly reduced and in some countries, such as Germany and Japan, even explicitly prohibited. At that time there was a flourishing of various steel alloys, often renamed, especially in Italy, with imaginative and high-sounding names, and experimentation with alternative materials, such as palladium, which now seem to be back in fashion. But the use of steel for nibs can certainly not originate from the constraints of war. In fact, it was adopted by some producers, in particular those oriented to the lower end of the market, well before the war and for simpler economic reasons. Even in that case, however, they often tried to "embellish" the metal with a gilding.

Regardless of the strength of the alloy used to produce it, a nib must still have a tip properly reinforced, as the wear would be excessive even for steel. The tip must rub for miles and miles on paper, and to have a durable nib it is produced using a much harder material. In this case the most common choice is that of an iridium alloy, and this is why often, to indicate the state of wear of the tip of a nib, reference is made to the amount of iridium present on it, although in reality this tip may have been made with other metals (for example another choice is that of osmium, or various combinations of both).

Usually the tip of the nib is made melting directly on place a ball of iridium (or equivalent material), and then it is cut in two dividing the tip in the two tines for the realization of the slit through which the ink coming from the feeder must pass, and then suitably polished to offer a better smoothness. In general then, both to allow the air to escape from the conductor and to reinforce the end of the slit, the nib is equipped with the so-called "air hole", even if in many cases the only purpose for it is to give a better mechanical strength and flexibility. Some nibs also, such as the Triumph Nib of the Sheaffer, or the central nib of the Omas 361, are specially designed and machined to write from both sides, including therefore also the so-called dry side.

I pennini vengono classificati classicamente[1] in base ad una serie di numeri che ne esprimono le dimensioni, benché più o meno tutti i produttori abbiano adottato cifre simili (con valori che vanno dallo 00 al 12) i numeri non hanno un riferimento ad una precisa misura, ma sono semplicemente una indicazione relativa (un pennino #4 è in genere più grande di un #2 dello stesso produttore), e diversa fra un produttore e l'altro. Molto spesso (vedi ad esempio i numeri di Waterman e quelli di Montblanc) questi numeri venivano utilizzati anche per identificare i diversi modelli di una linea di produzione.

Sigla Dimensione
EF Extra-fine
F Fine
M Medio
O Medio-Obliquo
B Largo (Broad)
BB Doppia larghezza
BBB Tripla Larghezza
OF Obliquo fine
OB Obliquo largo
OBB Obliquo doppio
M Musicale (Music nib)
KF Kugel fine
KM Kugel medio
KB Kugel largo

Un'altra possibile classificazione è invece quella effettuata sulla base della dimensione ed eventualmente la forma della punta del pennino stesso (fine, media, larga, ecc.). Anche in questo caso non esiste una standardizzazione universale adottata da tutti, anche se molti produttori hanno finito per utilizzare delle sigle abbastanza uniformi fra loro, come quelle riportate nella tabella a fianco, buona parte delle quali sono in uso ancora oggi.

Una tabella di sigle di pennini.

Di nuovo si tratta di indicazioni relative, e non adottate da tutti (ad esempio la Waterman nel 1927 introdusse una classificazione basata su un codice di colori), per cui ci possono essere delle notevoli differenze fra pennini marcati allo stesso modo da aziende differenze; ad esempio per le diverse modalità di scrittura nei rispettivi paesi in genere un medio giapponese equivale ad un fine europeo.

Sempre nell'ambito della realizzazione della punta, oltre ai riferimenti alle dimensioni, sono state adottate delle nomenclature specifiche per indicare in maniera generica alcune versioni particolari di pennini, dotati di caratteristiche specifiche determinate appunto dalla forma della loro punta, per questa ulteriore classificazione si rimanda alle pagine del seguente elenco che li descrivono uno per uno:[2]

Una terza possibile classificazione, ancora meno uniforme in quanto alla terminologia utilizzata, e che spesso non ha alcun riferimento ufficiale nella produzione delle varie aziende è quella relativa alla maggiore o minore flessibilità del pennino, una classificazione che inoltre tende a perdersi con la produzione moderna, dominata da pennini rigidi. Uno dei problemi delle stilografiche infatti (considerato uno svantaggio nei confronti della sfera, e quando risolto usato come fattore di promozione per le proprie penne) è quello che una pressione eccessiva sul pennino può nuocere allo stesso, cosa che rende abbastanza difficoltoso il ricalco.[3] Per questo una delle poche terminologie coerenti (almeno nel mondo anglosassone) è quella dei cosiddetti pennini da contabile (accountant nib), chiamati spesso anche Manifold, molto rigidi e duri, utilizzabili per questo anche per lavori contabili dove le copie a carta carbone erano la norma.

Non esistendo riguardo la flessibilità una terminologia ufficiale, (anche se alcune marche, come la Eversharp marcavano esplicitamente alcuni fra i propri pennini flessibili con la scritta Flexible) quella adottata nasce dalle convenzioni stabilite dai collezionisti, ed ha quindi anche un ampio margine di aleatorietà. Si è pertanto deciso, in maniera del tutto arbitraria, di fare riferimento alle seguenti definizioni:[4]

  • molleggiato pennino che risponde alla pressione, ma senza creare una significativa variazione del tratto, molti pennini moderni dichiarati flessibili rientrano in questa categoria.
  • demi-flex (semi-flessibile) pennino che risponde alla pressione con una significativa variazione del tratto, ma che usato normalmente non presenta variazioni significative.
  • flexible (flessibile) pennino che produce una variazione di tratto anche nella normale scrittura, in risposta alle piccole variazioni di pressione in essa esercitate.
  • wet noodle (super-flessibile) pennino estremamente flessibile, che deve essere usato con cura anche nella normale scrittura, portando a variazioni di tratto molto accentuate alla minima pressione.

Infine essendo un elemento essenziale della stilografica, il pennino ha conosciuto alcune variazioni costruttive da parte delle aziende. Inizialmente si è avuta una differenziazione portata avanti principalmente nei materiali costruttivi del corpo e della punta, ma fino agli anni '30 è sempre rimasto praticamente identico nelle forme e nelle funzioni. La prima significativa diversificazione è stata quella introdotta dalla Eversharp nel 1932, con il pennino a flessibilità variabile "Adjustable Point" dotato di una ghiera scorrevole. Ma i cambiamenti più significativi sono iniziati nel 1941, con l'uscita ufficiale sul mercato della Parker 51, che segnò il debutto del pennino carenato. Da allora si ebbero evoluzioni come il pennino conico della Triumph, le varie versioni di pennino alato dalla Wing-flow in poi, o il particolare "inlaid nib" introdotto con la PFM.

Note

  1. per classicamente si intende facendo riferimento al periodo iniziale della diffusione della penna stilografica, questo tipo di classificazione oggi è praticamente scomparso.
  2. alcuni esempi di come si possano classificare le punte li trovate qui.
  3. oggi il problema non sussiste quasi più con la diffusione del digitale, ma non era banale quando le copie dovevano essere fatte a ricalco con la carta carbone.
  4. si è fatto riferimento alle definizioni di Davis Nishimura, come riportate in questo articolo pur non seguendole completamente.

Brevetti correlati

  • Brevetto n° US-399306, del 1889-03-12, richiesto il 1888-03-16, di Paul E. Wirt, Wirt. Costruzione pennino.
  • Brevetto n° GB-412610, del 1934-07-02, richiesto il 1932-12-30, di Edward S. Wood, Leon H. Ashmore, Esterbrook. Pennino intercambiabile.
  • Brevetto n° US-2019734, del 1935-11-05, richiesto il 1934-12-08, di Salomon M. Sager, Sager. Pennino centrale.
  • Brevetto n° US-2208460, del 1940-07-16, richiesto il 1938-02-21, di David Kahn, Mack Seyforth, Wearever. Costruzione pennino.
  • Brevetto n° US-2289963, del 1942-07-14, richiesto il 1940-10-24, di Benjamin W. Hanle, Eagle. Pennino intercambiabile.
  • Brevetto n° US-2316478, del 1943-04-13, richiesto il 1941-10-21, di Norman E. Weigel, Wearever. Costruzione punta pennino.
  • Brevetto n° GB-569286, del 1945-05-16, richiesto il 1943-11-16, di Arthur E. Andrews, William F. Johnson, Mentmore. Pennino a tre fenditure.
  • Brevetto n° US-2422351, del 1947-06-17, richiesto il 1944-12-23, di Benjamin W. Hanle, Eagle. Pennino intercambiabile.
  • Brevetto n° US-2431015, del 1947-11-18, richiesto il 1943-11-16, di Arthur E. Andrews, William F. Johnson, Mentmore. Pennino a tre fenditure.
  • Brevetto n° GB-656673, del 1951-08-29, richiesto il 1948-09-27, di Edward Stephen Sears, Swan. Pennino intercambiabile.
  • Brevetto n° GB-729639, del 1955-05-11, richiesto il 1951-03-01, di Edward Stephen Sears, Swan. Pennino intercambiabile.
  • Brevetto n° US-2811948, del 1957-11-05, richiesto il 1954-06-06, di David Kahn, Morris Levy, Wearever. Pennino intercambiabile.
  • Brevetto n° FR-1156940, del 1958-05-22, richiesto il 1956-07-13, di Umberto Legnani, LUS. Pennino intercambiabile.