Fabbrica Italiana Penne a Serbatoio Aurora

Da FountainPen.
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Logo Aurora anni '30

La Aurora è stato uno dei più importanti produttori italiani di stilografiche e contende alla Montegrappa e alla Tibaldi il titolo di prima azienda italiana ad operare in questo campo. La ditta venne fondata nel 1919 a Torino da Isaia Levi, ed ancora oggi è presente sul mercato come azienda indipendente nella produzione di strumenti di scrittura.

Fra gli innumerevoli piccoli costruttori di penne stilografiche nati agli inizi del secolo, la Aurora ha saputo primeggiare per qualità della produzione ed iniziativa industriale, diventando una grande azienda capace di contendere alla rivale OMAS il titolo di principale produttore italiano. La produzione si è sempre contraddistinta per la grande qualità, e anche se l'azienda non ha realizzato invenzioni tecniche rivoluzionarie, le sue penne si sono sempre distinte per originalità ed innovazione sul piano dello stile e per questo restano fra le più apprezzate e ricercate dai collezionisti.

Aurora
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Storia

La Aurora venne fondata nel 1919 a Torino, come Fabbrica Italiana Penne a Serbatoio Aurora, da Isaia Levi, un ricco finanziere e commerciante di tessuti, che subito dopo la prima guerra mondiale decise di investire nella produzione di questo strumento di scrittura. Levi già vedeva una presenza di tanti piccoli produttori nel distretto industriale di Settimo Torinese, ma decise di dare alla propria azienda una direzione precisa orientandola verso una produzione industriale che fosse all'avanguardia sia in termini tecnici che qualitativi, ma anche con una forte spinta verso la commercializzazione dei propri prodotti con iniziative pubblicitarie ed un sopporto molto accurato alle reti di vendita.

L'azienda nacque come produttore italiano imitando i modelli di penne stilografiche americani della stessa epoca, ma ottenne subito un buon successo per la qualità della produzione e la validità delle penne. In particolare poi l'azienda, in un periodo di forte nazionalismo e sotto le spinte autarchiche del regime fascista, fece fortemente leva nei suoi materiali promozionali sull'italianità delle sue penne, che poi, non essendo sottoposte a dazi doganali, avevano anche il vantaggio di un costo più basso.

File:1923-Aurora-ARA.jpg
Pubblicità Aurora degli anni '20.

La produzione iniziale prevedeva i classici modelli di penne rientranti (denominate R.A., da Rientrante Aurora), o con caricamento a contagocce realizzate in ebanite, ispirate ai modelli introdotti sul mercato dalle grandi aziende americane che, come la Waterman, iniziavano ad essere commercializzati anche in Italia. Queste erano penne in ebanite nera liscia o cesellata, molto più rari invece i modelli in ebanite marmorizzata rosso/nera; vennero prodotti anche modelli di lusso rivestiti in metallo placcato e laminato, ed anche in oro massiccio, che non avevano nulla da invidiare agli analoghi delle marche americane.

Negli anni '20 l'azienda iniziò a produrre anche penne in ebanite con caricamento a levetta, nacque così il modello A.R.A, acronimo di Aurora a Riempimento Automatico, che ebbe un buon successo anche oltre i confini Italiani e portò l'Aurora a fianco delle principali ditte costruttrici Europee. In quel periodo, l'azienda seguiva la prassi comune dei produttori europei che li vedeva costruire modelli simili a quelli introdotti sul mercato dai grandi produttori americani, che allora dominavano le tendenze stilistiche e lo sviluppo tecnologico. Ma nonostante si trattasse di evidenti imitazioni, spesso questi modelli finivano per risultare nettamente superiori agli originali per qualità produttiva o per le peculiari realizzazioni stilistiche.

Aurora A.R.A. n.5

Alla metà degli anni '20 anche l'Aurora passò alla produzione di penne in celluloide, e nel 1927, venne alla luce la serie Duplex,[1] il cui nome venne scelto con un concorso. La penna era con caricamento a levetta, proposta in quattro misure, chiara imitazione della Duofold con la testa del cappuccio in ebanite nera ed una clip a pallina. A differenza della Duofold però la clip venne realizzata, nei modelli di punta, in metallo lavorato con una raffinata incisione a sbalzo, cosa che ancor oggi rende la Duplex un vero gioiello dello stile italiano.

Nel 1929 l'azienda si ristrutturò, intraprendendo una strategia di diversificazione commerciale. In quella occasione vennero create due nuove sottomarche: la Olo, diventata in seguito anche ufficialmente una sottomarca, su cui venne concentrata la produzione delle penne di fascia bassa più economiche rispetto ai prodotti marchiati Aurora, vendute in circuiti commerciali diversi da quelli delle cartolerie, e la ASCO dedicata alla produzione di penne economiche destinate alla massima diffusione, pensata inizialmente come linea di produzione rivolta alle aziende, con penne da utilizzare come oggetti regalo o di promozione pubblicitarie, si allargò in seguito a fasce più ampie di mercato attraverso la vendita per corrispondenza.

Con il successo internazionale dello stile streamlined introdotto dalla Sheaffer con la Balance, anche l'Aurora dette vita ad una ristilizzazione dei propri modelli che vedesse il progressivo abbandono delle forme piatte. Nel 1930 venne a tale scopo prodotta la Superba, un modello con caricamento a levetta, chiaramente derivato dalla Duplex, ma caratterizzato da forme affusolate molto originali. La penna venne prodotta solo nei colori rosso, nero, e perla screziato, e restò in produzione per un tempo molto breve, cosa che la rende molto rara ed estremamente ricercata.

Pubblicità del 1932 per Le Duo Moderne.

All'inizio degli anni '30 l'Aurora cercò ad espandersi sul piano internazionale e ad entrare sul mercato spagnolo e su quello francese. Sono noti inoltre esemplari di Aurora rinvenuti in America Latina, frutto delle politiche di esportazione verso paesi come l'Argentina ed il Brasile. Nel 1930[2] l'azienda raggiunse un accordo con la Edac, produttore della Edacoto per la commercializzazione in Francia de Le Duo Moderne un set composto da una stilografica Aurora ed una matita meccanica Edacoto.

Del dicembre 1930 è la nascita del modello Internazionale,[3] anch'esso con caricamento a levetta di fondo, che andò a far parte della combinazione Le Duo Moderne. La penna, prodotta in quattro misure ed in una vasta combinazione di celluloide colorata, è contraddistinta da una ampia banda metallica decorata a greche posta fra due anelli. In questo stesso periodo vennero realizzate diverse penne destinate al mercato dell'esportazione, in particolare per il mercato francese, in genere abbastanza simili alla Duplex, sia nello stile, che per il caricamento a levetta.

File:Aurora-Novum-II.jpg
Una Novum della seconda serie

Nel 1933 venne creato il modello Novum prodotto in forma sia cilindrica che faccettata, ed in una gran varietà di colori. La penna era era dotata del nuovo caricamento a levetta di fondo già usato sulla Internazionale, e di uno speciale fermaglio di sicurezza, presente sui i modelli di maggiori dimensioni, che all'inserimento della penna nel taschino faceva scattare un gancetto che ancorava la clip al tessuto esterno della tasca per impedirne l'uscita accidentale, e che doveva essere sbloccato tirando in avanti la punta del fermaglio. Con diverse variazioni la penna restò sul mercato fino agli inizi degli anni '40.

Nel 1934 venne prodotta, due anni dopo la Pullman della Météore, la Asterope un'altra fra le penne che possono essere considerate come antenate e precursori della Capless della Pilot. La penna infatti non era dotata di cappuccio, ma di una guaina esterna dentro la quale scorreva, tramite un cursore laterale, il corpo della penna. La guaina era chiusa da un coperchio che veniva aperto quando si faceva fuoriuscire il pennino. La penna ebbe un certo successo, anche per la sua caratteristica di essere utilizzabile con una mano sola.

Pubblicità per la Asterope.

Un altro modello famoso, molto ricercato dai collezionisti, è la Etiopia, che si narra sia stata introdotta nel 1935 in occasione dell'invasione dell'Abissinia voluta dalla politica di espansione coloniale fascista; in quell'occasione l'Aurora, che già si era dimostrata piuttosto legata al regime usando gli slogan della propaganda fascista nelle sue pubblicità, avrebbe prodotto una penna speciale per gli ufficiali delle truppe inviate in Africa. Per questo la penna era dotata di caricamento a contagocce e di un serbatoio sul fondo per contenere le pastiglie di inchiostro essiccato, da sciogliere nel corpo della penna aggiungendo l'acqua. La penna era realizzata in celluloide bianca e riportava sul cappuccio una incisione dell'aquila imperiale.

La storia di una penna creata apposta per gli ufficiali mandati al fronte, spesso riportata per sottolineare rarità ed importanza del modello, non è però che una invenzione, in quanto la Etiopia venne immessa sul mercato solo a partire dal 1936, quando la guerra era si era già conclusa. Si trattò pertanto di una abile manovra commerciale che seppe sfruttare l'eco della propaganda di guerra del regime per realizzare una penna celebrativa,[4] e per quanto la penna non sia comune, non la si può certo considerare fra i modelli più rari dell'Aurora.

Nel 1937 venne introdotto il modello Superna dotato di una variazione del meccanismo a levetta di fondo, in cui la levetta era dotata di una pallina sulla estremità esterna e montata verticalmente all'interno di una struttura semisferica in alluminio posta sul fondo della penna. Il caricamento veniva effettuato rimuovendo il fondello che copriva la levetta ed azionando la stessa tramite la pallina.

Nel 1938, seguendo la tendenza introdotta con il lancio della Vacumatic di penne trasparenti in grado di visualizzare il livello di inchiostro, la Aurora introdusse il modello Optima, realizzato in celluloide trasparente e con caricamento a siringa rovesciata, che restò in produzione fino ai primi anni '40. Un altro modello dello stesso anno è la Topolino una semplice penna con caricamento a pulsante di fondo, riportante una incisione del personaggio della Disney, ed orientata al mercato giovanile, seguita a breve dalla Biancaneve. Sono da da citare poi, dello stesso periodo, il modello Iridia e la serie ML una linea di penne prodotte, almeno ufficialmente, per gli ufficiali delle forze armate, la cui datazione è senz'altro precedente.

La seconda guerra mondiale rappresentò un periodo di crisi per l'azienda: il razionamento delle materie prime, e la difficoltà nel trovare metalli preziosi come l'oro portò alla creazione di pennini in acciaio.[5] Come per le altre ditte si cercò di sostituire la mancanza di materiale pregiato con nomi altisonanti, e la Aurora chiamò la sua lega di acciaio Platiridio. Nel 1939[6] venne introdotto il modello Selene, con finiture metalliche, caricamento a pulsante di fondo e pennino in Platiridio.

L'azienda, al contrario della concorrente OMAS, subì pesanti danni dai bombardamenti, nel 1945 gli impianti della sede di Via Basilica vennero distrutti da un incendio e le materie prime e gli archivi vennero persi, ma nonostante questo fu un grande sforzo per ricostruire le attività dagli stabilimenti di Strada dell'Abbazia di Stura, dove ancora oggi si trova l'azienda. Nel 1947, seguendo di nuovo le tendenze del mercato dettate dall'introduzione del modello 51 della Parker anche l'Aurora introdusse un modello a pennino coperto. Affidata al design dell'architetto industriale Marcello Nizzoli, la 88 è uno dei capolavori della produzione dell'azienda ed ebbe un enorme successo.

La 88 era dotata di un caricamento a stantuffo molto avanzato, con una filettatura differenziale, la penna era realizzata con un cappuccio metallico (in metallo placcato oro o di una lega di nickel e argento chiamata Nikargenta) con innesto ad incastro. Il corpo era in celluloide con una sezione trasparente, mentre il fondello era in ebanite. La penna era tecnologicamente e qualitativamente molto più avanzata di una 51, la sola parte realizzata a stampo era la guaina del pennino, dotato a sua volta di un sistema di alimentazione sofisticato che consentiva un afflusso regolare dell'inchiostro.

Nel 1954 (o 1957), per contrastare l'avvento massiccio della penna a sfera, la Aurora lanciò sul mercato la Duocart, una penna economica con caricamento a cartuccia realizzata per il mercato studentesco usando materiali plastici. Le cartucce erano realizzate in polietilene su progetto di Giulio Natta, premio nobel per la chimica. La caratteristica distintiva della penna, ripresa dal nome, era la capacità di contenere al suo interno una seconda cartuccia di scorta, così da non doversi trovare senza inchiostro. Con lo stesso principio venne realizzata anche la 888, che si può considerare la versione a cartucce della 88.

Negli anni successivi la produzione di stilografiche risentì in maniera sempre più massiccia, come per le altre grandi aziende del settore, dell'avvento della penna a sfera. L'azienda venne ceduta alla famiglia Verona all'inizio degli anni '60, ma restò sempre attiva sul mercato, iniziando anche a produrre penne a sfera. Nel 1963 venne introdotto il modello 98, sempre con caricamento a stantuffo, dotato di una riserva supplementare di inchiostro chiamata Riserva Magica che consentiva di ottenere qualche goccia di inchiostro anche serbatoio vuoto. Nel 1965 venne introdotta la linea economica Auretta con caricamento a cartuccia, prodotta in plastica dai colori vivaci e rivolta soprattutto agli studenti.

L'ultimo modello di rilievo storico è probabilmente la Hastil, realizzata su progetto del famoso architetto Marco Zanuso lanciata nel 1970, che riscosse un enorme successo internazionale, tanto che un esemplare di questa penna è esposto in permanenza al Museum of Modern Art di New York. Realizzata con un sottile corpo in acciaio lavorato di forma cilindrica, la penna è caratterizzata da un sistema di alimentazione molto raffinato (denominato Idrograph), da un pennino montato in posizione centrale e da un cappuccio dotato di una peculiare clip a scomparsa che rientra nel cappuccio in posizione di riposo, ma si apre quando la penna deve essere inserita in una tasca.

Negli anni successivi l'azienda è sempre rimasta sul mercato con prodotti di qualità, estendendo la sua produzione a penne a sfera e roller e realizzando occasionalmente nuovi modelli di stilografiche. Ad oggi l'Aurora resta una delle principali aziende italiane produttrici di penne stilografiche.

Template:CronoMarche |- | 1919 || Nascita della Aurora[7] |- | 1922 || Ettore Ripamonti diventa rappresentante esclusivo Aurora e pubblica il primo catalogo del marchio |- | 1922? || Introdotto il modello A.R.A (Aurora a Riempimento Automatico) (mostrata nel primo catalogo) |- | 1923 || Introdotte le misure 3 e 35 per il modello A.R.A. |- | 1924 || Introdotto l'uso di ebanite rossa e fiammata |- | 1925 || Introdotta una versione ufficiale della clip |- | 1926 || Introdotta una versione della R.A.2 per il Touring Club Italiano |- | 1927 || Introdotto il modello Duplex |- | 1927 || Introdotta la celluloide per il modello Duplex (o 1929)[8] |- | 1928 || Ristrutturata la linea Duplex |- | 1929 || Ristrutturazione dell'azienda, nascono le sottomarche Olo e ASCO |- | 1930 || Introdotto il modello Superba |- | 1930 || Introdotto il modello Internazionale |- | 1930 || Accordo commerciale con la Edacoto per la vendita in Francia del set penna matita Le Duo Moderne |- | 1933 || Introdotto il modello Novum |- | 1934 || Introdotto il modello Asterope |- | 1935 || (data indicativa[9]) Introdotta la serie ML |- | 1936 || Ristilizzato il modello Novum |- | 1936 || Introdotto il modello Etiopia |- | 1937[10] | Introdotto il modello Superna |- | 1937 || Introdotto il modello Topolino |- | 1938[11] | Introdotto il modello Optima |- | 1939[12] | Introdotto il modello Selene con pennino in Platiridio |- | 1939~ || Introdotto il modello Biancaneve con pennino in Platiridio |- | 1939 || Ristilizzato il modello Optima |- | 1940~ || Nuovamente ristilizzato il modello Novum |- | 1940~ || Nuovamente ristilizzato il modello Optima |- | 1947 || Introdotto il modello 88 , progettato da Marcello Nizzoli |- | 1953 || Introdotto il modello 88K (?) |- | 1956 || Introdotto il modello 888 (?) |- | 1957 || Introdotto il modello Duo Cart (o 1954?) |- | 1958 || Introdotto il modello 88P (?) |- | 1963 || Introdotto il modello 98 progettato da Abe Steiner |- | 1965 || Introdotto il modello Auretta |- | 1970 || Introdotto il modello Hastil, progettato da Marco Zanuso |- |}

Template:LegendaModelli |- | Duplex || 1925 || 25, 30, 35, 40 |- | Novum || 1930 || |- | Optima || 1930 || |- | Superna || 1933 || |- | Asterope || 1934 || |- | Selene || 1940 || |- | 88 || 1947 || |- | Duocart || 1957 || |- | 98 || 1963 || |- | Hastil || 1970 || |- |}

Note

  1. si trovano riferimenti sbagliati, ad esempio nel libro "La Penna" di Enrico Castruccio, a questa serie come la Internazionale.
  2. la data è controversa, Luca De Ponti parla del 1932, Letizia Jacopini di un periodo fra il 1931 ed il 1932, ma come riportato in seguito il modello Internazionale compare in una pubblicità francese del Dicembre 1930, cosa che fa anticipare la data.
  3. secondo quanto riportato in questa discussione il modello compare nel Dicembre 1930 in pubblicità sulla rivista L'illustration francaise.
  4. una buona trattazione sull'argomento si può trovare in questa discussione su FPN.
  5. talvolta viene imputato, in maniera scorretta, l'uso dell'acciaio al razionamento dell'oro o alle leggi autarchiche volute dal regime fascista nel 1937, ma non esiste nessuna traccia di leggi riguardanti l'oro, tanto che anche in seguito vennero utilizzati pennini d'oro, presenti nei cataloghi fino al 1941, insieme a quelli in Platiridio e a quelli in acciaio (marcati Durium).
  6. da taluni viene indicato invece il 1940, la data non è perciò del tutto sicura.
  7. la cronologia Aurora prende come riferimento il libro La storia della Aurora dal 1919 ai giorni nostri di Luca de Ponti.
  8. Luca de Ponti parla della fine del 1927, la Jacopini del 1929 circa.
  9. data usata per fare riferimento alla prima parte degli anni '30; la data effettiva è infatti incerta, L. Jacopini in La storia della stilografica in Italia parla del 1938, ma G. Fichera fa notare che la pubblicità parla di Regno il che riporta il tutto ad un periodo antecedente il 1936.
  10. data indicata da De Ponti, la Jacopini indica il 1933.
  11. data indicata da Luca de Ponti, la Jacopini indica il 1937.
  12. data indicata da Luca de Ponti, la Jacopini indica il 1940.

Riferimenti esterni